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LuninaxDa una parte i fischietti, dall’altra il dindon del trenino a nafta, illusoria parvenza di un’attrazione natalizia.

Da una parte, sulle scale del Duomo, il “sacro” lamento di una folla di commercianti, dall’altra il rito profano dei selfie del Sindaco, baciato dalla luce delle luminarie.

Da una parte la Teramo maltrattata da un piano parcheggi scriteriato, dall’altra la Teramo della politica, arroccata sugli scranni del potere.

Da una parte la Teramo che deve sudarsi uno stipendio distillando gli scontrini, dall’altra la Teramo degli assessori pagati quasi cinquemila euro al mese. 

Da una parte, Carmine Di Giandomenico, fumettista di caratura mondiale, stasera cittadino col fischietto, per dar man forte alla protesta dei commercianti, dall’altra Michele Raiola, consigliere comunale, involontario protagonista del fumetto scritto male della gianguideria, che scatta foto al Sindaco vicino al trenino.

In mezzo, tra le due Teramo, il tristo popolame che lucra spazi di esistenza: il gestore della pista di pattinaggio che “spara” la musica a tutto volume, per coprire i fischietti e amplificare il rito infantile del conto alla rovescia delle luminarie, e il solito birraio che passa e ci chiama “giornalai”, per farsi sentitevda un consigliere comunale, felice, a modo suo, e orgoglioso di aver leccato il culo anche alla luce delle luminarie. 

Teramo, giorno ottavo del mese di dicembre dell’anno Domini duemilaventitre.

Giorno primo, di una nuova Teramo. Della Teramo che si degianguidizza, che ridefinisce i contorni chiari della reale portata dell’azione politica della peggiore amministrazione degli ultimi quarant’anni (e mi fermo a 40, perché sono quelli che ho vissuto da giornalista, ma azzarderei che siano molti di più).

Giorno primo di una Teramo che, come mai prima, scende in piazza nel giorno della festa, per rovinarla quella festa, in nome di un diritto negato.

Giorno primo di una città che si slega dal vincolo vieto della politica provinciale, e grida, anzi: fischia la sua rabbia.

Giorno primo di una città che non ci sta, e lo scrive sui venti metri di uno striscione che addobba la piazza più di ogni luminaria.

Già, le luminarie.

Quelle che abbiamo comprato (l’assessore se ne è pubblicamente vantato) - si sono accese, è cominciato il Natale Teramano che, quest’anno, si chiama “Teramo è Meraviglia” per fare il paio con l’altro “logo” filipponiano di “Teramo Natura Indomita”, nell’illusoria città gianguidesca i bimbi sono felici e presto Babbo Natale ci porterà il concerto di Elodie e tanti doni ai più buoni. E magari arriverà la neve, ad imbiancare il palco dal quale il Sindaco si scatterà il suo ennesimo selfie di Capodanno. 

Poi le luminarie si spegneranno e vedremo che la città è buia, oltre che vuota.

E la neve si scioglierà e riaffioreranno le strisce blu. 

Torno a guardare la piazza.

Da una parte le palle accese, dall’altra le palle che girano…

ADAMO