Elezioni, e poi? Quelle che stiamo per affrontare, saranno probabilmente le regionali più comunali che Teramo abbia mai vissuto.
Perché l’esito elettorale avrà un riflesso quasi immediato sulle cose di casa nostra, arrivando finanche a scardinare la stessa Giunta comunale, che si prepara al rimpasto.
Certo, come sempre nella tradizione gianguidica, i tempi non saranno brevi, ma un rimpasto ci sarà.
E non sarà lieve né semplice.
Vediamo perché.
Cominciando dal candidato sul quale il Sindaco ha giocato tutte le sue carte, in un “all in” politico che, visto l’impegno del primo cittadino, sarà anche inevitabilmente una sorta di giudizio sulla gianguideria, a quasi un anno dalla riconferma e alla luce dell’ennesima vagonata di annunci rovesciata sulla città, e cioè Giovanni “Jhonny” Cavallari.
Se sarà eletto, lascerà la Giunta, auspicando che il suo posto vada ad un altro della sua Lista “Bella Teramo”, e in quel caso la papabile sarebbe Miriam Tulli, che entrando in Giunta lascerebbe il posto in Consiglio al primo dei non eletti, ovvero Lorenza Contrisciani. Anche se, dalle fila di Insieme Possiamo, già si levano i mugugni (mai sopiti in realtà) sul doppio assessorato alla Lista di Cavallari, cioè solo uno in meno della lista Podemos che ha riportato quasi il doppio dei voti di Bella Teramo. Quindi, il secondo assessorato cavallariano non è scontato, anche perché Jhonny dovrà pur cedere qualcosa in cambio del lavoro fatto dal Sindaco per questa campagna elettorale, no?
Sempre se sarà eletto... eventualità questa che gli osservatori più attenti (cioè lo stesso Centrosinistra) considera improbabile, visto che il valore dei candidati delle altre province nella lista del presidente esprime un peso specifico molto più alto. Esiste dunque la concreta possibilità che l'unico Cavallari che se ne andrà da Teramo è quello appiccicato sugli autobus...
Meno problematica la sostituzione di Valdo Di Bonaventura, per la sorte comunale del quale poco conta se sarà eletto o meno, visto che la “rottura” con il Sindaco è ormai reciprocamene dichiarata. Dall’11 marzo, dunque, l’ottimo Valdo (il migliore nelle mie pagelle) deve considerarsi in prorogatio, ma con gli scatoloni già pronti per svuotare la scrivania. Sostituirlo sarà facile, per il Sindaco, perché anche se c’è chi pensa che siano saltate le logiche di gruppo, e definisce quello di Teramo Vive “sfaldato”, in realtà il peso politico della lista c’è e c’è un consigliere che, per la sua storia politica e personale, vanta un credito enorme nei confronti di D’Alberto. E’ Simone Mistichelli, già assessore della prima Giunta del Gianguido I, poi sostituito perché D’Alberto decise di assorbire in maggioranza due liste che gli avevano espresso candidati Sindaco contrari, ovvero quelle di Di Dalmazio e Cavallari. Mistichelli, che era stato tra i più votati in città, lasciò il Consiglio, ma ha saputo guadagnarsi di nuovo il consenso dei teramani. L’assessorato gli spetta. E, tra l'altro, va sottolineato il fatto che la lista di Valdo ha ottime chance di riuscita anche in caso di sconfitta di D'Amico.
Non è sicuro, invece, che dopo le Regionali un assessorato spetti ancora ai Cinque Stelle. Anzi. Se le urne, come io prevedo, saranno impietose col Movimento grillino, l’assessora Pina Ciammariconi dovrà prepararsi a traslocare. Certo, non sarà facile per la città riprendersi dalla perdita di un così grande talento politico, ma abbiamo superato terremoti, alluvioni e nevoni… supereremo anche questa.
Finita qui?
No, perché a parte gli scenari prevedibili, ovvero quelli che investono i candidati alla Regione, la prospettiva di un rimpasto scatena anche altri appetiti, così come risveglia malumori dormienti.
Come nel caso dei già citati Podemos, dove la fronda sannicolese, guidata da Lancione, continua a malsopportare la presenza in Giunta dei due “oriundi”, cioè degli assessori che sono stati sì eletti nelle fila di Insieme Possiamo, ma che venivano da altre “parrocchie” politiche. Facciamo i nomi: Ilaria De Sanctis e Graziano Ciapanna, ma se per quest’ultimo pesano sia il risultato elettorale (729 voti, secondo solo a Filipponi) sia il pedigree dalmata, per la De Sanctis, che è orfana del suo antico gruppo, le protezioni sono minori. E anche la vicinanza dalmata non le giova, proprio in virtù del mugugnare lancionesco che, e non è un mistero, auspica il ritorno di Sara Falini su uno scranno assessorile. Non vi tedierò con il mio giudizio politico sull’ex assessora, andatevi a rileggere le pagelle degli anni passati… ma nella mia percezione, se la Ciammariconi esce e la Falini entra, la bilancia della capacità politica della Giunta non si muove.
Nel sottofondo del mugugnare comunale, si avverte poi una crescente vibrazione piddina, che parte dai banchi della maggioranza a risuona potente sulle poltrone di Stefania Di Padova e di Alberto Melarangelo. Il partito non ha assessori candidati alla Regione, ma ha due consiglieri regionali uscenti, Sandro Mariani e Dino Pepe, che alimentano due anime, parallele ma distinte e distanti, del partito. Questa elezione regionale, dunque, sarà anche una “conta” dei pesi all’interno del Pd, ed è inevitabile che questa conta produca effetti in Consiglio. Se saranno eletti entrambi, il rimpasto potrebbe limitarsi ad un assessorato in quota Mariani per Di Marcantonio, primo degli eletti, ma scavalcato nelle nomine, al quale potrebbe però andare proprio l’assessorato lasciato libero da Cavallari. Se, invece, uno dei due non dovesse essere eletto, allora non sarà solo questione di rimpasto, ma di tenuta della maggioranza.
Ricapitolando: sono cinque su nove le poltrone calde in Giunta: quelle di Cavallari, Di Bonaventura, De Sanctis, Di Padova e Ciammariconi, ma anche quella del presidente del Consiglio Melarangelo (sempre del PD), comincia ad intiepidirsi.
Senza considerare, infine, quelle che invece sono gelide da tempo, visto il congelamento dei rapporti tra il titolare di quella poltrona e la gianguideria regnante.
Mi riferisco a quella di Graziella Cordone, che non nasconde aspirazioni assessorili (condivise anche dal patron della sua lista, Camillo D’Angelo) e a quella di Luca Pilotti, che dopo l’esperienza in Provincia sentirebbe come un po’ limitante il solo ruolo consiliare, tanto da meditare di passare al Gruppo Misto.
Si vedrà.
Intanto, però, c’è da votare alla Regione, poi toccherà al rimpasto.
Di farina ce n’è tanta…
ADAMO