Come è fatta una brutta figura?
Domanda, questa, alla quale non è sempre facile dare una risposta.
Non sempre.
Stavolta, sì.
Una brutta figura è fatta così:
«Alla luce dei fatti e delle posizioni apprese al fine della tutela delle posizioni tutte, gli organi accademici dell'Accademia, all'unanimità, ritengono opportuno annullare l'evento programmato per le giornate del 14 e 15 marzo 2024 con l’artista Jan Fabre».
Tre righe di comunicato, con le quali l’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila, diretta dagli “organi accademici dell’Accademia” ha scritto una delle pagine più tristi della storia.
Mortificando sé stessa e tutta la cultura abruzzese.
Anzi: negando il suo stesso ruolo, per assumere quello di una scuola, media, che in quanto “… dell’obbligo” e popolata da minorenni, deve imporsi limiti e confini, rendendo tutto prevedibile, scontato, inoffensivo. Accettabile.
Nel mio editoriale di stamattina (LEGGILO QUI), auspicavo che l’Accademia sapesse praticare l’arte del coraggio, per accogliere il coraggio di un’arte che sa andare oltre le convenzioni e le regole, scardinandole.
Come sempre dovrebbe fare l’arte.
Come da sempre fa Jan Fabre, l’artista del quale ieri, con un atto di codardia culturale, "gli organi accademici dell’Accademia" hanno cancellato tutti gli eventi in programma per il 14 e 15 marzo.
La laurea honoris causa, gli incontri, i dialoghi, il teatro… tutti cancellati, a dieci giorni dall’apertura
«Alla luce dei fatti e delle posizioni apprese al fine della tutela delle posizioni tutte, gli organi accademici dell'Accademia, all'unanimità, ritengono opportuno annullare l'evento programmato per le giornate del 14 e 15 marzo 2024 con l’artista Jan Fabre».
Non c’è posto per l’”abusatore Fabre” in Abruzzo.
Non merita spazio l’arte di chi è stato condannato.
Mi aspetto che, per coerenza e dignità, gli “organi accademici dell’Accademia” invochino adesso la distruzione dei quadri di Caravaggio, condannato a morte per omicidio; o dei libri di Oscar Wilde, condannato per indecenza… e mentre scrivo questo, provo imbarazzo nell’usare un computer che, un po’, è nipote di quell’Alan Turing che subì la pena della castrazione chimica.
Il tribunale vince sul museo.
La limitatezza dell’uomo vince sulla sconfinatezza dell’artista.
La regola vince sull’arte.
La convenienza vince sulla creazione.
Gli organi accademici dell’Accademia… vincono sull’Accademia.
La cultura perde un’occasione.
L’Abruzzo perde la faccia.
ADAMO