È l’allegra brigata gianguidica, la grande sconfitta di queste elezioni regionali, molto più di quanto non lo sia stato il Centrosinistra in Regione.
Anche se a Teramo città D’Amico ha battuto Marsilio, il vero sconfitto è il Sindaco.
Con tutta la sua gianguideria,
E prima che il giovane addetto social del Sindaco (pagato da noi 23mila euro l’anno) cominci a pubblicare un video, nel quale il primo cittadino cercherà di intestarsi la vittoria, con tanto di cuoricino bianco e cuoricino rosso, facciamo insieme due conti.
Cominciando dall’inizio: D’Alberto, con tutto il gruppo di Podemos, rinforzato anche da un paio di assessorI in nomination, come Pina Ciammariconi e Ilaria De Sanctis, ha “portato Cavallari”. Con uno sforzo notevolissimo, tutta la cerchia gianguidica ha concentrato i propri sforzi sull’assessore ai Lavori pubblici.
Un impegno mai visto: da Filipponi a Lancione non c’è stato un gianguidico di stretta osservanza, che abbia fatto venir meno il suo aiuto nel cercare voti.
Così come hanno fatto, ovviamente, i bellateramani, ovvero assessori e consiglieri della lista dello stesso Cavallari, tutti al lavoro per Johnny.
Sulla carta, s’erano fuse due liste che alle Comunali, nove mesi fa, hanno preso in tutto 6832 voti, ovvero 4406 Podemos e 2426 Bella Teramo.
Un bel bottino dal quale partire, per stravincere, anche perché D’Alberto voleva riaffermare la sua leadership, sia sul Pd (Mariani in particolare), sia sull’altro suo assessore che ha osato sfidarlo, cioè Valdo Di Bonaventura, sia su quel Paolo Gatti che, secondo i gianguidici, era esponente di una destra senza più diritto di cittadinanza a Teramo.
Come è andata a finire?
È andata a finire che tutta l’armata gianguidica è stata asfaltata da Gatti, che da solo ha preso più preferenze (3648) di tutta la lista di Abruzzo Insieme, nella quale Cavallari ha lucrato sì 2787 voti, che non sono pochi, ma certo sono molti meno del plebiscito annunciato e sperato. Merito di Mariani, che con 2070 preferenze guida una lista che, in città, è stata più votata (4271) di quella sponsorizzata dal Sindaco, ma merito anche di Valdo Di Bonaventura, che con le sue sole forze porta a casa 1516 voti di preferenza. Da solo.
Se D’Amico ha vinto a Teramo, non è merito di D’Alberto, perché il Sindaco “pesa” solo su meno della metà dei 14 mila voti riportati dall’ex rettore.
In termini percentuali, il Pd raddoppia il risultato delle Comunali di Maggio, passando dal 9 al 18%, mentre i gianguidici passano dal 23 al 14% e Fratelli d’Italia si conferma primo partito in città, con il 23%.
E adesso? Aspettiamo l’assegnazione dei seggi, per capire se almeno i gianguidici siano riusciti a portare Cavallari all’Emiciclo, anche se nella mia previsione, i tre seggi della minoranza nel Teramano andranno 2 al Pd e 1 ad Azione, ma vedremo.
In fondo, peró, non conta… nella sua scialba e poco convincente campagna elettorale, Cavallari ha detto di voler andare in Regione per esportare il “Modello D’Alberto” e amministrare con D’Amico.
Visto che quel modello è già fuori moda, e che D’Amico sarà all’opposizione, siamo sicuri che Cavallari - se anche dovesse essere eletto - sceglierà di restare a Teramo, a lavorare come assessore ai Lavori Pubblici, per portare a termine tutti i trecentomila cantieri annunciati… che senso avrebbe andarsene in Regione, stipendio a parte ?
ADAMO