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TsunatsunaCome avevo previsto, l’esito delle elezioni regionali ha prodotto un’onda di marea, che si affaccia alle coste della gianguideria. 
E farà danni. 
Se saranno quelli di una mareggiata o quelli di uno tsunami, lo scopriremo nel prossimo mese, perché è proprio un mese, anzi: un mesetto, il tempo che il Sindaco ha detto di prendersi per valutare, con i partiti della maggioranza, con i gruppi e con i singoli consiglieri, proprio quali saranno gli effetti di quell’onda di marea.
Che intanto bagna l'assessorato ai Lavori Pubblici, lasciato libero da Cavallari e in cerca di un nuovo proprietario.
Un’onda che ha già agitato, e non poco, gli umori della prima riunione di maggioranza, a partire da quello del consigliere Lancione che, con la tradizionale eleganza e il consueto garbo dialettico, avrebbe criticato l’intervista rilasciata a certastampa da Sandro Mariani, nella quale il neo rieletto consigliere regionale non aveva risparmiato critiche all’azione politica della gianguideria. 
Lancione, non ha gradito.
Per farvi capire quale sia il peso specifico della critica lancioniana, ve la traduco in linguaggio politico: il quarto degli eletti della lista di Insieme possiamo al Comune, non ha gradito le parole del primo degli eletti del Centrosinistra alla Regione.
E adesso ve lo spiego in numeri: il consigliere comunale da 384 preferenze, non ha gradito le parole del consigliere regionale da 7532 preferenze, che sono - soprattutto - quasi il doppio di quelle che ha prodotto tutta la gianguideria, impegnandosi allo stremo per Cavallari.
Toni critici, quelli del consigliere sannicolese, così misurati che qualcuno ha ventilato la possibilità  che la riunione di maggioranza finisse a "seggiate"
Certo, per chi si illude di vivere nel dorato paradiso di una città ben amministrata, le parole di Sandro Mariani sono macigni, ma sono solo lo specchio fedele di quello che tutta la città “libera” pensa, contemplando la disarmante incapacità realizzativa di questa Giunta.
E dico “libera”, escludendo l’altra Teramo, quella che, per necessità di sopravvivenza in una città sempre più marginale, culturalmente ed economicamente, pietisce contributi o sussidi, aiuti o pubbliche elemosine.
Quella stessa città che, in sei anni di gianguidità, ha dovuto imparare a considerare l’asfalto un “lavoro pubblico” e non un diritto, o magari ad applaudire alle promesse di lavori neanche progettati, nella speranza che dal tavolo della corte possa cadere qualche briciola.
Le parole di Mariani non sono un attacco al Sindaco, ma la prima folata di un vento che potrebbe trasformarsi in un uragano.
L’affermazione elettorale di Mariani, infatti, scardina gli equilibri, sia all’interno del Pd, sia nella ridefinizione del governo cittadino, nel quale come è noto la corrente mariana non ha suoi assessori. Anzi: non aveva, perché il prossimo impegno in agenda del Sindaco, tra un selfie e un video, un “buongiorno Teramo” e una “buonanotte Teramo”, sarà proprio quello di rivedere la Giunta, per far posto a Marco Di Marcantonio, primo degli eletti del Pd al Comune, ma sacrificato per lasciare spazio a Stefania Di Padova e Alberto Melarangelo.
Mariani vuole - giustamente - il suo posto al sole, ma non per mera visibilità, lo vuole per poter spingere l’azione di governo, o meglio: per far finalmente partire l’azione di governo. 
D’Alberto, dovrà trovargli  quel posto.
Lancione - sempre lui - avrebbe però chiesto un rimpasto totale, all’insegna del “Se ne togli uno, toglili tutti”. Una richiesta che, alle orecchie dei presenti, è arrivata così: “Se tocchi la Giunta, deve entrare la Falini”, schiudendo le porte al rientro di quella che io ho giudicato la peggiore assessora del Gianguido I. 
Vero è che nessuno potrebbe peggiorare le performance della gianguideria attuale, ma perché andarsi a caricare la peggiore assessora del primo mandato, quando già in questa Giunta c’è la Ciammariconi?
A proposito dell’assessora pentastellata… probabilmente è l’unica in Italia  non aver intuito la portata della trombatura elettorale del suo Movimento e del campo largo, già battuto in Sardegna (senza voto disgiunto, la Todde non sarebbe mai stata eletta), ma soprattutto disintegrato in Abruzzo, dove non era largo ma larghissimo.
Eppure, la Ciammariconi, in un intervento che molti hanno considerato giusto pretesto per lasciare la riunione di maggioranza, ancora magnifica il valore delle alleanze… un valore che potrebbe non salvarle la poltrona, visto che il suo posto, nella ridistribuzione delle deleghe, potrebbe tornare utile.
Così come quello di Melarangelo, che - vista l'aria che tira nel Pd - non disdegnerebbe un assessorato al posto della presidenza del Consiglio, che invece fa gola ad altri. Ma Melarangelo vorrebbe la Cultura, delega che il gruppo di Insieme Possiamo (cioè Core e Filipponi) non ha alcuna intenzione di cedere, vista anche la grande possibilità di movimento che concede, insieme a quella agli eventi, in una Giunta che ha messo in bilancio “1,6 milioni per le feste e 600 mila euro per asfalti e manutenzioni”, come accusava due giorni fa il consigliere di Forza Italia, Cozzi.
A proposito di assessori a rischio, resta da comprendere il destino di Di Bonaventura, reduce da una buona prestazione alle Regionali, nelle fila di un partito, Azione, che però a Teramo in Comune non è in maggioranza. E il Sindaco non sembra neanche disposto ad accoglierlo, visto che avrebbe detto di essere sicuro di un prossimo passaggio dei calendiani nel Centrodestra, in Regione.
Sua gianguidità conferma quello che dico da nove mesi: in questa Giunta nessuna …Azione.

ADAMO