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ShoguxDue sono i modi di affrontare un viaggio, specie se si tratta di un viaggio particolare come quello in Giappone, 
Il primo è quello di leggere tutto di tutto, per arrivare carico di aspettative da trasformare in certezze, e di emozioni da confermare.
L’altro è quello di non leggere nulla, se non qualche accenno di storia locale, giusto per avere un’infarinatura, ma lasciando poi che sia la méta del viaggio a creare emozioni e radicare certezze.
Io faccio così.
Non leggo, se non pochissimo
Non mi preparo, se non il minimo.
Non mi carico di aspettative, lascio che le emozioni si facciano strada.
Così è stato anche in Giappone, in questo sempre più incredibile viaggio, al quale dedico questo mio diario.
Così è stato anche oggi, quando sono entrate al Castello Nijo a Kioto.
Tanto per cominciare, perché con le mie stratificazioni di sedimento culturale europeo, io un castello me l’immagino sempre coi merli, il fossato, il ponte levatoio, le torri e magari coi pentoloni di olio bollente pronti per respingere gli assalti.
Del resto, da uno cresciuto leggendo di crociate  e cavalieri, di castelli e magie, di corone e di corti, non vi aspetterete certo una diversa impostazione… per me un castello è un castello se ha porte e portoni, fossati e bastioni, torri e prigioni.
Il Giappone, invece, mi ha insegnato ieri che un castello, può essere anche uno straordinario rincorrersi di stanze divise da pareti  di carta di riso e canna di bambù, con “muri” di legno intarsiato spessi fino a 35 cm e con pavimenti che …cinguettano.
Sì, cinguettano.
Nel senso letterale: cantano.
La raffinatezza orientale, infatti, arrivó a costruire nel medioevo giapponese, un sistema d’allarme che era, allo stesso tempo, efficace ed elegante.
Grazie ad un perfetto incastro di tasselli di legno e morsetti metallici, il pavimento del castello Nijo emette un suono simile al canto degli usignoli.
Difficile, se non impossibile da spiegare, e visto che all’interno del castello non si può fare fotografie, né ovviamente video o registrazioni audio, ve lo faccio sentire, con un contributo d’eccezione e un accompagnatore che non ha bisogno di presentazioni

Il pavimento degli usignoli, era una delle colonne della difesa dello Shogun, così come le guardie del corpo armate di affilatissime katana e, addirittura, una lastra di tek molto spessa, sulla quale il Signore sedeva, per evitare che qualcuno cercasse magari di ucciderlo colpendolo “da sotto”, visto che il castello è sollevato da terra e se nei passaggi c’è il pavimento cinguettante, nelle stanze c’è solo tatami. 
Come si vede in questa ricostruzione di un incontro dello Shogun coi samurai. 
Shogi
La storia del Giappone è storia di faide sanguinose e di poteri contesi, così come quella del mostro medioevo, però i signori dello Shogunato e dell’Impero avevano già compreso quale sia la prima e più importante regola: il silenzio.
A loro, certo, non sarebbe mai successo di annunciare trionfanti vittorie del Centrosinistra, prendendosene anche il merito, e poi ritrovarsi ad ingoiare la sconfitta.
No, a loro non sarebbe mai successo.
Neanche di stare sette anni senza restaurare il castello… ma ognuno in fondo sceglie l’uccello che preferisce: nel Palazzo di Kioto cantano gli usignoli, in quello di Teramo... all'improvviso si sono ammutoliti i pappagalli...

ADAMO SAN