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Guardate questa foto. 

Guardatela bene.

Perché alla fine di questo articolo, quando la riguarderete, vi farà incazzare tantissimo.

Perché questa è la visione possibile di un futuro impossibile nella città della gianguideria.

E’ un irripetibile incastro del futuro, che diventa replica del passato, solo perché questa città è amministrata da una classe politica inadeguata. 

Ma andiamo per ordine. 

Cominciando dalla notizia: il Palazzo della Sanità cadrà. 

Letteralmente. 

Sarà abbattuto, demolito, distrutto.
Quello scatolone inguardabile di cemento, che imbruttisce da decenni piazza Martiri Pennesi, sarà eliminato.
Lo farà l’Arta, l’Agenzia Regionale Tutela Ambiente, che in quel palazzo ha la sua sede teramana e che, con un finanziamento da sette milioni di euro, dovrà realizzare la sua nuova sede.
E’ tutto già deciso: i soldi ci sono e i progettisti stanno lavorando alla definizione delle caratteristiche del nuovo immobile.

Che nascerà sulle ceneri di quello che cadrà.

Questa è la notizia.

Adesso, passiamo alla politica.

Perché al momento della presentazione del progetto, il Comune ha avuto l’irripetibile occasione di ridisegnare una parte del centro storico, riappropriandosi di piazza Martiri Pennesi, creandone una nuova, più grande e senza parcheggi (poi vi spiego perché), visto che l’Arta avrebbe valutato anche la possibilità di costruire la sua nuova sede in un’altra zona, purché non lontana dal Centro Storico.
E sarebbe anche stata valutata qualche ipotesi, come quella dell’ex Dispensario o quella dell’area dietro a Madonna delle Grazie, la stessa nella quale il Comune favoleggia la creazione di una nuova struttura teatrale. 

Ma niente, i gianguidici non hanno colto la palla al balzo.

Non è stata avviato nessun confronto con l’Arta.
Nessu tebntativo di trovare una soluzione che accontentasse tutti.

Niente.

Quindi, l’Arta ricostruirà sulle ceneri del Palazzo della Sanità.

Nello stesso luogo e, probabilmente, con le stesse dimensioni.

Certo, sarà un palazzo nuovo, esteticamente più gradevole, moderno, di ferro e vetro, ma… sarà un palazzo. 

Al posto del quale, avremmo potuto avere un “vuoto”, ovvero una piazza più grande, e siccome il palazzone attuale “scava” per 15 metri sottoterra, in occasione dell’abbattimento si sarebbe potuto realizzare anche un parcheggio sotterraneo, liberando il piano a raso dai parcheggi attuali.

Con l’abbattimento del Palazzo della Sanità, concedendo all’Arta uno spazio diverso per la nuova sede, Teramo avrebbe potuto creare di fatto una nuova grande piazza, vicinissima a piazza Martiri, in un sistema di spazi urbani ripensato e ridisegnato in un’ottica molto più vivibile. 

E’ mancata la visione, la strategia, la capacità di guardare la città e pensarla diversa, ma anche il coraggio di andare, per una volta, oltre la politica degli annunci e lasciare un segno perenne nel tessuto urbano della città.

Invece, niente.
La regnante gianguidità, quella che ha usato come mantra “Ora Teramo può” e affida alle pietose epifanie social del Sindaco la litania del “continuiamo ad andare verso il futuro”, ha tradito sé stessa, perché stavolta davvero Teramo avrebbe “potuto” fare qualcosa e andare verso un futuro trovando una nuova, grande e bella piazza.

Non succederà.

Un palazzone cadrà, per farne nascere un altro.

Adesso riguardate quella foto.

Guardatela bene.
E provate a non incazzarvi, se ci riuscite …


ADAMO

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