Niente. Non c’è niente da fare. La foga annuncista della gianguideria non si placa.
Rispettando la tradizione domenicale dell’annuncio affidato alle accoglienti pagine del Centro, anche oggi ci tocca la pioggia di milioni.
Stavolta cade sullo stadio, quello vecchio, per il quale “Cavallari, prima di andarsene” avrebbe trovato altri 7 milioni di euro, che oltre all'erba sintetica e altre amenità, “consentiranno di salvare la vecchia tribuna”.
Forse.
Ovviamente, quei 7 milioni in più non ci sono, o meglio sono una richiesta non una certezza, ma bastano a giustificare l’ennesimo annuncione.
Come quello della scuola De Albentiis, che è rimasta esattamente come era, prima della conferenza stampa annunciante dello stesso Cavallari, in piena campagna elettorale. E come quello del vecchio Comune, col Sindaco col caschetto da operaio, sul quale non si muove una pietra da sette anni, ma tanto il selfie è stato postato.
Torniamo allo Stadio, quello vecchio, che torna sempre utile quando si cerca di non parlare di quello nuovo, sul quale il Comune si è infilato in un ginepraio che, economicamente parlando, rischia di trasformarsi in un bagno di sangue per le casse comunali.
A proposito di casse comunali, non ho ancora sentito il neo consigliere regionale Cavallari dire una parola sul “caso teatro”.
No, non sulle bislacche location individuate un giorno sì e l’altro anche, ma sulla condanna al risarcimento al negozio Sottosopra, che il Comune, con quello che il Tar ha giudicato un madornale errore, ha cercato di sfrattare sbagliando prassi.
Settecentomila euro.
Di soldi nostri.
Su quel progetto, Cavallari offri ai microfoni acritici numerose interviste annuncianti... ma adesso non parla.
Non dice nulla.
Non commenta.
Settecentomila euro.
Tanto ci costerà quell’errore.
“Ci” costerà… nel senso che costerà a noi, visto che lo pagheremo tutti noi cittadini.
Più o meno 14 euro a testa, compresi neonati e ultracentenari… tutti, per un errore del quale la gianguideria regnante non ha avuto neanche la delicatezza di chiederci scusa. Certo, faranno appello (tanto anche gli avvocati li paghiamo noi), ma lo farà anche Sottosopra, e c’è il rischio che quella somma divenga milionaria.
E saremo sempre noi a pagarla, mentre continueranno a rincorrersi gli annunci di altre immense opere.
Non vedo l'ora di leggere il Centro di domenica prossima.
Perché ora Teramo può.
Cuoricino bianco, cuoricino rosso.
ADAMO