Ero felice.
Quando ho letto il comunicato stampa, che annunciava l’avvenuta firma di un protocollo d’intesa tra il Comune e la Asl di Teramo, per la gestione dei cinghiali sul territorio comunale, ero felice.
Tanto felice.
Ero felice per i teramani, che finalmente non si troveranno più famiglie cinghialesche in giardino, ma ero felice anche per i cinghiali, perché a firmare quel protocollo non era stato solo il Sindaco, ma anche l’assessora Pina Ciammariconi, delegata al benessere animale.
E per l’assessora, confesso, ero doppiamente felice, perché per la prima volta, in un anno di amministrazione, avevo avuto un segnale vero, concreto, tangibile della sua esistenza.
Finalmente, in questa fine di aprile, potevo guardare con un pizzico di soddisfazione a quello stipendio da quasi cinquemila euro, col quale retribuiamo la preziosa opera dell’assessora pentastellata.
Ero felice.
Grazie all'assessora grillina, anche Pasquale il cinghiale, protagonista delle nottate della Teramo di via Cavour, entrato anche di riflesso in una accesa controversia politico - sportiva, avrebbe avuto un suo futuro piacevole.
Ero sempre più felice.
E leggevo gioioso le modalità di questo accordo, firmato anche dall’assessora al benessere animale Pina Ciammariconi: «A breve il Comune, grazie anche alla disponibilità dell’Ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga, si doterà delle apposite gabbie e subito dopo inizieranno le operazioni di contenimento».
Ero felice: i cinghiali saranno catturati con le gabbie.
E le parole del Sindaco mi rendevano, poi, raggiante: «Questo protocollo costituisce un significativo passo avanti per ciò che riguarda il rapporto uomo-animale sul territorio così come per la prevenzione di patologie che interessano queste specie, come la peste suina, anche per evitarne la diffusione tra gli animali sul nostro territorio».
Ero sempre più felice: non solo li catturiamo senza ferirli, ma li curiamo anche.
Che bella idea!
Che meravigliosa trovata!
Non poteva che essere frutto dell'instancabile assessora al benessere animale Pina Ciammariconi.
Poi… all’improvviso, non ero più felice.
Tutta la mia euforia civico - animalista s’era disintegrata, infatti, davanti alla penultima riga del comunicato: «… trasporto degli animali catturati verso gli stabilimenti di macellazione».
Come… stabilimenti di macellazione?
Nel senso che li catturiamo delicatamente con le gabbie, li curiamo amorevolmente e poi… salsicce e cotechini, prosciutti e lonzini, pancette e guanciali?
Non che mi dispiaccia, anzi: sono cresciuto tra i boschi della Montagnola senese, dove è diffusa credenza che il Signore abbia creato i cinghiali solo perché l’uomo ne facesse piacere per la gola, ma se così è non capisco il ruolo dell’assessora al Benessere Animale.
Se questa doveva essere la fine del cinghiale, più che l’assessora, quel protocollo avrebbe dovuto firmarlo Obelix.
Mi piacerebbe sapere quale sia, nell'interpretazione ciammariconiana delle sue deleghe, il momento nel quale l’attenzione al benessere si coniuga con l’indirizzo del mattatoio.
Dell’assoluta inutilità amministrativa dell’assessorato alla Ciammariconi, ho scritto più volte, credo che la firma di questo protocollo sia la sublimazione del nulla, la certificazione del suo essere la persona sbagliata al posto sbagliato.
Benessere animale e macellazione del cinghiale sono la rima facile di un’inadeguatezza drammatica.
Ma visto che questa è la storia di benessere animale che vivremo, visto che siamo in tema mi chiedo: che fine faranno i cinghiali macellati?
Chi avrà il diritto di trasformarlo, stagionarli e venderli?
Sarebbe paradossale che i cinghiali catturati nella nostra città, coi soldi del nostro Comune, con le gabbie del nostro Parco, poi visitati dalla nostra Asl… andassero ad arricchire qualche salumeria di Norcia o qualche macelleria marchigiana, o magari qualche catena di supermercati romani.
Assessora Ciammariconi, lei che ha firmato il protocollo sul benessere dei cinghiali, potrebbe farmi sapere chi gestirà e incasserà i soldi della vendita di salsicce e prosciutti?
Non è più questione di salute, ma di salume.
ADAMO