La Giunta c’è. La bozza del Gianguido bis bis, ovvero della seconda Giunta del secondo mandato, è nelle mani del Sindaco, che l’ha condivisa con i gruppi della sua Maggioranza. Anzi: per essere più precisi, D’Alberto ha fatto arrivare ai partiti della sua coalizione la “velina” di quello che, a tavolino, hanno deciso in tre: lo stesso D’Alberto, il sempre più gianguidizzato Presidente della Provincia Camillo D’Angelo e il Richelieu della politica comunale teramana, quell’Andrea Core che, sia pur non premiato dalle urne dopo l’esperienza assessorile, esercita sul Primo cittadino un potere tale da consentirgli di esprimere a piacimento veti sui componenti della Giunta, ma anche sulle deleghe.
Fatta la premessa, andiamo ai nomi.
Questa è la bozza gianguidesca:
INSIEME POSSIAMO: restano Antonio Filipponi e Graziano Ciapanna, esce Ilaria De Sanctis al posto della quale entra proprio Andrea Core, che ha appena perso il posto in Regione, nella segreteria di Dino Pepe. Perché l’ha perso? Come per le nozze della manzoniana perpetua: «…perché non l’ha ancora rinominato…», come sostiene qualcuno, o «…perché i 742 voti riportati da Pepe a Teramo non meritano una riconferma…», come sostengono tutti gli altri. Core rientra in Giunta, probabilmente riprendendosi la delega alla Cultura, la stessa che aveva gestito dopo la “cacciata” da quella al Personale, che seppe gestire con una tale diplomazia da scatenare il primo sciopero dei dipendenti comunali
PD: restano Stefania Di Padova e il presidente Alberto Melarangelo, ma la rappresentanza dem cresce con l’ingresso di Marco Di Marcantonio, al quale però (su veto di Core), non andrebbe la delega ai Lavori Pubblici, che passerebbe invece a Graziano Ciapanna, blindato da Di Dalmazio. Di Marcantonio erediterebbe le deleghe dello stesso Ciapanna, ma è una scelta che non soddisfa né l’entrante assessore né il suo capocorrente, il consigliere regionale Sandro Mariani, che attribuiva proprio alla delega ai Lavori Pubblici la possibilità di dare una svolta al governo cittadino.
BELLA TERAMO: resta Alessandra Ferri, la lista perde il posto in giunta che era del neoconsigliere regionale Cavallari, il quale ha preso talmente bene la notizia dal minacciare di passare all’appoggio esterno alla maggioranza, ritirando anche la stessa assessora Ferri. Sempre che la Ferri accetti di farsi “ritirare” e non preferisca, invece, restare lasciando il gruppo di Bella Teramo, come qualcuno profetizza a mezza bocca.
TERAMO VIVE: esce Valdo Di Bonaventura e non viene sostituito, per veto espresso e totale dello stesso Core, che ritiene non più esistente il gruppo di Teramo Vive, visto il passaggio di Debora Fantozzi all’area mariana e l’evanescenza di Michele Raiola. Resta Simone Mistichelli che, nella lettura del “cardinale Richelieu” non merita l’assessorato, perché deve scontare il “tradimento” di Di Bonaventura, candidatosi in Regione con Azione, partito che in città è all’opposizione. Core impone al Sindaco di vendicare l’offesa, realizzando la mostruosità politica di negare l’assessore ad una lista che ha riportato 2111 voti, lasciandolo invece alla lista pentastellata, che ha riportato 684 preferenze. Se così sarà, non solo il Gianguido bis bis si sarà macchiato dell’epurazione del migliore assessore dell’amministrazione, ma anche dell’aver cancellato la volontà del 7,3% degli elettori teramani. Un’offesa alla logica e alla democrazia.
IN COMUNE PER TE: la lista di uno dei triumviri del Gianguido bis bis otterrà il secondo assessore. Il presidente della Provincia Camillo D’Angelo, infatti, oltre alla riconferma di Mimmo Sbraccia, porterà a casa l’assessorato per Graziella Cordone, doveroso premio per la creazione di una crescente rete di interconnessioni gianguidiche tra i due Palazzi. A D’Alberto serve D’Angelo per ipotizzare strategie sovracomunali, per partire poi alla conquista di enti, partecipate (vedi Ruzzo) e consorzi (vedi Bim), mentre a D’Angelo serve D’Alberto per tradurre in potere reale quella leadership che sta costruendo, col dichiarato scopo di correre tra cinque anni per il posto in Regione attualmente occupato da Dino Pepe. Una sorta di alleanza funzionale, una specie di premiata ditta “D’A & D’A”, che traduce in progetti la crescente gianguidizzazione, e alla quale certo non è estraneo proprio il terzo triumviro, quell’Andrea Core che è, attualmente, consigliere in Comune e vicepresidente in Provincia. Quella stessa Provincia che, intanto, ha nominato Comandante della Polizia Provinciale un ex consigliere comunale gianguidico, Pasquale Vittorini; ha assunto l’ex assessora gianguidica Sara Falini (con regolare concorso, certo, ma è coincidenza degna di nota); sceglie di affidare - senza appalto - 87mila euro per la comunicazione alla società fondata da uno strettissimo collaboratore del Sindaco.
MOVIMENTO CINQUE STELLE: resta Pina Ciammariconi, a confermare quanto fossero vere e credibili le premesse gianguidiane al rimpasto, quando parlava di “merito e competenza”, due caratteristiche che, per quanti sforzi io faccia, non riesco a rintracciare in alcuno dei momenti dell’agire assessorile della Ciammariconi, che resta nella mia considerazione la persona sbagliata al posto sbagliato. La sopravvivenza in Giunta dei Cinque Stelle dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, quanto la visione gianguidiana sia scollegata dalla realtà teramana, ma orientata su un progetto personalistico, nel quale e solo nel quale il rapporto di “campo largo” coi cinque stelle può essere utile, mentre nel quotidiano teramano è l’inaccettabile poltrona concessa ad una lista con 684 voti che esprime un assessore con 197 preferenze.
Questi i fatti, seguiranno reazioni e polemiche, attacchi e contrattacchi. ma resta la domanda: quale arcano potere consente al Richelieu Core, che ha più veti che voti, di esercitare sul Sindaco una pressione politica superiore a quella di due consiglieri regionali?
Ne riparleremo.
ADAMO