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CovermelozMi era sfuggito. Non che io passi le mie giornate a seguire le esternazioni di Melozzi, ma questa sulle “cover band”, pubblicata dalla pagina Instagram "giovanniallheavy" m’era proprio sfuggita. E siccome credo che possa essere sfuggita anche a voi, ve la ripropongo. 

Come avrete intuito, il Maestro (a proposito, giusto per curiosità mia, potrei sapere quali meriti accademici gli consentono l’uso del titolo?) stavolta si lancia in una curiosa analisi dell’originalità musicale, riscrivendo di fatto tutta la storia della concertistica mondiale, che diventa - nella sua profonda rilettura - una specie di festival delle cover band, un trionfo della mediocrità.
La teoria melozziana è semplice: le cover band, quelle che non fanno musica propria ma di altri, sono considerate band di secondo livello… di serie B insomma.
Se così è, siccome l’Orchestra della Scala, i Berliner Philarmoniker, l’orchestra di Santa Cecilia e la Chicago Symphony Orchestra fanno musica di altri, sono di fatto cover band e quindi di serie B.
Il sillogismo melozzesco è compiuto:
Chi fa musica di altri, è cover band.
I Berliner Philarmoniker fanno musica di altri 
I Berliner Philarmoniker sono una cover band.
Mentre scrivo, dalla finestra sento salire le note di “Capitan Uncino” di Bennato, cantata sul palco della festa di Villa Mosca nientepopodimeno che dagli Aura, la band teramana che il Comitato di quartiere, credo non senza difficoltà, è riuscito a portare nella nuova piazza, strappando una data tra le tante del tour tra ristoranti e matrimoni, ma che adesso intuisco essere una cover band, quindi, nella gerarchia melozzesca, alla pari della Chicago Symphony Orchestra. 
Il che significa che l’anno prossimo, se vale la regola diffusa del non vincitore di Sanremo, potremmo avere alla festa di Villa Mosca anche l’Orchestra della Scala, o magari i Berliner sul palco, tra la porchetta a la spillatrice. 
Sempre cover band sono no?
E non fa differenza che siano in quattro a cantare Bennato o in centoventotto a suonare Mozart.
Sempre cover band sono.
E quindi di secondo livello, mica come quelli che fanno solo musica “originale”, magari composta dallo stesso Melozzi, di quella che - come dice nel video - fa esplodere il web che, come è noto, è il parametro di riferimento del successo.
E infatti, anche questa "melozzata" ha avuto successo, visto come è esploso il web in commenti, critici e negativi, contro la teoria delle cover.
Se il web “esplode”, allora vuol dire che hai fatto una cosa grande.
Teoria della quale godranno, in ogni senso, i proprietari di youporn. 
Torniamo al Nostro, perché nella sua analisi dell’originalità musicale, Melozzi ci regala un nuovo clamoroso scivolone nella contraddittorietà.
Dopo averlo visto occupare, politicamente e ideologicamente, un teatro contro il sindaco Brucchi, di Forza Italia e poi sedere in platea per applaudire Sospiri, di Forza Italia, adesso lo sentiamo in questo video contestare l’uso dei finanziamenti pubblici. 
Ve lo faccio risentire.

“Perché quelli che prendono i finanziamenti pubblici fanno le cover?” Si chiede Melozzi. 
E ha ragione.
Basta con i soldi spesi per le cover band di Mozart e Bach, di Beethoven e Vivaldi… ma basta anche con le compagnie teatrali che fanno cover di Shakespeare e Pirandello… e basta anche con tutti questi chef che fanno cover di carbonara e amatriciana...
Basta.
Siamo con Melozzi: basta cover.
A questo punto penserete: dov'è il nuovo scivolone nella  contraddittorietà?
E mentre gli Aura giù in piazza cantano l’ennesima cover, preparandoso forse per la prossina Aida all'Arena, mi sovviene un curiosità: che differenza c’è tra i soldi pubblici che prendono le “cover band” di Santa Cecilia e della Scala, e quelli che spende la Regione Abruzzo per finanziare la “Notte dei Serpenti”, che è un concertone di cover in dialetto abruzzese… diretto da Melozzi?

ADAMO