• MCDONALDS
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

Screenshot_2024-06-24_alle_18.18.06.png
Non è una lettera, quella alla quale l’ex assessora Ilaria De Sanctis affida le sue “note di fine mandato”, anzi: di “mandato spezzato”, sono un trattato della Gianguidità.
Un’analisi anche dolorosa, a tratti, di un percorso politico e umano, che definisce lucidamente l’infinita pochezza di quella che - e ne sono sempre più convinto - è la peggiore esperienza amministrativa degli ultimi quarant’anni. 

Se non l’avete ancora letta, la lettera di Ilaria De Sanctis LEGGETELA QUI, nella sua versione integrale, perché in queste righe io ne riprenderò solo alcuni passaggi, ma che ritengo siano il distillato amaro di quello che oggi la Gianguideria rappresenta per Teramo: una grande occasione perduta.

In molti (quorum ego) avevano sperato che quel gruppo di volenterosi quarantenni, che si proponeva per il governo della città, dopo quella che era stata l’inevitabile parabola del Centrodestra teramano, potesse portare nuove idee e nuove spinte propulsive. 

Quanto c’eravamo sbagliati!

Quella che consideravamo giovinezza, s’è rivelata immaturità, quella che speravamo fosse volontà di fare s’è trasformata in incapacità, quella che credevamo fosse una visione, era in realtà un selfie… anche fatto male.

La prima giunta dell’epoca “social” della storia teramana, s’è ridefinita appunto solo nel suo essere l’emanazione virtuale del nulla, il riflesso di uno specchio opaco.

Abbiamo chiesto soluzioni, abbiamo avuto annunci.

«Occorre mettere in campo le azioni affinché ciò che si dice, poi, diventi realtà…»
Non lo dico io, lo dice Ilaria De Sanctis, e aggiunge: «Non bastano i selfie o i post sui social».

L’ex assessora, che confessa di essere certa di questa sua “cacciata” «…già dal giorno successivo al risultato elettorale…», ricorda poi il “dietro le quinte” di quella che è - e purtroppo resterà - la più dolorosa tra tutte le manifestazioni dell’annuncite gianguidesca: via Longo.

E non basteranno tutti i comunicati di “prossimo avvio lavori”, di “cantiere in partenza”, per cancellare la vergogna, politica e sociale della mancata soluzione del “caso via Longo”.
«…il Sindaco ha ripetuto, come un mantra, durante gli incontri con i movimenti per la casa, che avrebbe acceso un mutuo per rigenerare le prime due palazzine. Siamo a luglio e sinceramente non ha detto mai quando…». 

Parole della De Sanctis, ancora.

Macigni di verità.

Ma quella che trasuda dalla lettera dell'ex assessora, è anche la meschinità di un Primo Cittadino che, pur di conservare il potere e nutrire le sue ambizioni, mortifica le amicizie e disintegra quei valori nei quali, per primo, aveva creduto.
Illudendo chi, come Ilaria De Sanctis, aveva creduto in quei valori e in lui.
«…chiedo scusa a tutti i cittadini se nel lontano 2017, prima che il Sindaco Brucchi cadesse, con Gianguido e l’allora consigliera Francesca Di Timoteo, fondammo INSIEME POSSIAMO in consiglio comunale, uscendo dal PD. Chiedo scusa se di nuovo la nostra Città è usata per la carriera personale di qualcuno. Chiedo scusa se la nostra Città, anche a causa mia, ha più padrini e più padroni di quanti ne abbia avuti nella storia».

Ciao, Ilaria.

Ciao, assessora… intuisco nelle tue parole il dispiacere per il lavoro interrotto, la preoccupazione per chi non avrà più in te la certezza di una risposta al bisogno, e anche il dolore per il torto subito, ma un giorno, neanche troppo lontano, ti accorgerai che questa tua forzata uscita è stata in realtà un colpo di fortuna.
Perché quando, finalmente, sarà chiara a tutti la portata storica dell’inefficacia gianguidesca, potrai dire “io non c’ero”.

Lo so, che non è una consolazione. 

Ma sarà la verità.

ADAMO

.