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Vi dico la verità: un po’ m’ero vantato, coi miei amici di tutta Italia, perché proprio da noi, a Teramo, avevano trovato nientepopodimenoche un «teramano del neolitico», cioè lo scheletro di uno che viveva da queste parti quattromila anni prima di Cristo, cioè seimila anni fa, in quella che comunemente, banalizzando, chiamiamo preistoria.
E che fosse un teramano, non ci sono dubbi, visto che non l’hanno trovato nei campi lontani o in una grotta appenninica, ma in pieno centro, in via Raneiro, a due passi da Corso San Giorgio.
Certo, a questo punto il più arguto tra i miei lettori, potrà osservare che quattromila anni prima di Cristo, di certo non c’era via Raneiro, e neanche Corso San Giorgio, anche perché lo stesso San Giorgio avrebbe affrontato il drago solo quaranta secoli dopo… ma lui c’era, il teramano del neolitico, e viveva tra il Tordino e il Vezzola.

Una scoperta straordinaria, dissero subito gli esperti:
«Si dovranno far tornare indietro le lancette della storia locale - spiegò un funzionario responsabile della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio - la storia di Teramo nasce appunto da questo insediamento neolitico: la città ora è consapevole di avere radici molto indietro nel tempo, tra le etnie più antiche che esistano in Italia e in Europa, sono pochi gli insediamenti neolitici in Italia».

Avete letto bene?
«….tra le etnie più antiche che esistano in Italia e in Europa…».

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E io non dovevo vantarmene?

All’improvviso, si scopre che, prima ancora che fondassero Troia e che le navi degli Achei partissero per andare a distruggerla, c’era già un teramano che abitava in Centro, e io non dovevo esibirlo a tutti i non teramani?.
La Gianguideria gongolò della scoperta, ricordiamo assessori, novelli Alberto Angela che spiegavanola la portata storica della scoperta.

E poi?

E poi si disse che: «,,,il reperto dovrà essere sottoposto ad indagini tecnologiche come il radio-carbonio che confermerà la datazione, ma gli esperti non hanno dubbi…»,

Non avevano dubbi.

Quello scheltro era l’esponente di “….una tra le etnie più antiche che esistano in Italia e in Europa…».

Sì, ma dov’è?

Sono passati cinque anni dal giorno del ritrovamento, che era il 18 novembre 2019, ma di quello scheletro non si è saputo più nulla.
Eppure, se confermata l’analisi sui reperti, quelle ossa avrebbero potuto riscrivere la storia nostra, dell’Abruzzo e di mezzo Centroitalia.

Che fine hanno fatto?

Sono state effettuate le datazioni al carbonio?
E’ confermato che si tratti del neolitico, o qualcuno ha preso una terribile cantonata?

Potreste dirci qualcosa?
Perché, altrimenti, ci viene spontaneo pensare che quello scheletro non sia in un museo o in un laboratorio, ma … se ne sia andato, perché al Centro della Teramo gianguidica, si annoiava.
Nonostante le indomite nature filipponiche, non c'è mai niente da fare... e poi non ha amici, quelli come lui, in questa città, preferiscono restarsene ... negli armadi...

ADAMO