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ArtesLa storia dell’arte, è anche storia di grandi furti.
In tutti i sensi nei quali la parola “furto” può essere declinata. A cominciare dal furto di guerra, come le spoliazioni di Napoleone e Hitler,  passando attraverso i furti d’autore, con le opere copiate o imitate, fino ad arrivare ai furti veri e propri, quelli di chi s’impossessa di un’opera d’arte di proprietà di qualcun altro.
Alla Lupin, insomma. 
La storia, è piena di furti.
Solo il più famoso, non lo è… perché la Gioconda non è mai stata rubata dai francesi, ma a portarla alla corte di Francesco I fu proprio Leonardo, che poi al re la regalò. 
C’è poi, nell’arte, una particolare forma di furto, che furto non é nella forma, ma lo diventa nella sostanza.
É il prestito "dimenticato".
Succede quando un ente, diciamo per ipotesi un Comune, chiede in prestito una serie di opere ad un altro ente, diciamo una fondazione benefica, ma poi non le restituisce.
Anzi: fa di tutto per tenersele.
E adesso, veniamo all’attualità, per raccontarvi una storia, che comincia proprio a Teramo, in viale Crispi.
É qui, nell’ufficio del direttore della Casa di Riposo De Benedictis, che il commissario dell’Asp1, Roberto Canzio, fa una scoperta curiosa.
Ma curiosa assai. 
Verificando il patrimonio dell’Asp, che viene dal lascito dall’ex Fondazione Ventilj, infatti, Canzio scopre l’esistenza di moltissime opere d’arte, anche di grande firma, che però… non ci sono.
Esistono, sulle pagine dell’ inventario, ma non esistono nella realtà.
E non è “sparizione” da poco, visto che quelle opere valevano, quindici anni fa, quando vennero fatte stimare, già 500 mila euro.
Mezzo milione, quindici anni fa.
Un sacco di soldi… che oggi saranno già molti di più. 
Ma quelle opere, non ci sono.”
Dove sono?
E qui, la cosa si fa ancora più curiosa, perché quelle opere, tutte, ce l’ha il Comune, e in gran parte sarebbero esposte in Pinacoteca.
Sí, la Pinacoteca, quella di viale Bovio, che la gianguideria ha riaperto non senza spargimento di enfasi.
Molte opere dell’Asp1, sono lì.
E nessuno sembra intenzionato a toglierle, per restituirle al proprietario, che intanto chiede, sollecita, insiste e protesta e annuncia denunce e querele.
Senza fortuna.
Pare che, tra una richiesta e un sollecito, sia spuntata una proposta da parte del Comune (presente il sindaco, il dirigente Cupaiolo ed un consigliere comunale), quella di cedere le opere al prezzo di centomila euro.
Centomila euro, per opere che già quindici anni fa ne valevano cinquecentomila, e per un ente come l’Asp1, che ha necessità di fare cassa per risistemare i bilanci, tanto che ha anche messo all’asta alcuni appartamenti in Corso Vecchio, sono una proposta inaccettabile.
E infatti, non l’hanno accettata, ma si preparano a mettere tutto in mano agli avvocati, per riavere le loro opere. 
Avevo sempre pensato,  che la gianguideria non avesse arte né parte.
Mi sbagliavo: l’arte ce l’ha… ma non è la sua.
ADAMO