Adoro il professor Henry Walton Jones Jr., detto Indiana. Ho visto, più e più volte, tutti i suoi film. E se capita, li rivedo volentieri.
Sarà che, da piccolo, sognavo di fare l’archeologo, immaginandomi alla ricerca di chissà quale antico reperto, o magari autore di chissà quale scoperta. E l’ho sognato, confesso, fino al liceo, anzi: fino alla scelta dell’Università, quando lasciai che mio padre mi convincesse a non scegliere Archeologia, perché “…ormai hanno scoperto quasi tutto…”. Così, al momento del taglio della punta, come vuole la tradizione senese, il mio goliardo non era quello bianco di un futuro Indiana Jones, ma quello blu dei futuri avvocati.
Però, la fascinazione archeologica non l’ho mai persa. Sia nelle mie letture, sia nelle mie curiosità, sia nelle scelte cinematografiche, come quella che mi porta ad amare il professor Henry Walton Jones Jr., detto Indiana.
Ho visto tutti i suoi film, tutti e cinque. E considero un onore, quello di poter assistere in prima persona alle riprese della sesta pellicola: “Indiana Jones e la ruina d’Interamnia”, che si sta girando in questi giorni al centro di Teramo. É un film particolare, tanto nella trama, quanto nelle novità del protagonista.
Nella trama, perché Indiana Jones cercherà di riportare alla luce un antico teatro e svelare il più grande mistero teramano, anzi: il secondo più grande mistero, perché il primo resta sempre la presenza dell’assessora Ciammariconi in Giunta.
Nelle novità del personaggio, invece, perché introduce uno strumento che, nei primi Ciqnue film mai avevano visto: la ruspa.
Sì, la ruspa.
Per me, che ero abituato a vederlo con la giacca di pelle, la fedora in testa e la frusta in mano, l’arrivo della ruspa é stata davvero una sorpresa.
Anche perché, ero convinto che altri fossero gli strumenti dell’archeologo.
Pensavo a pale, picconi e picconcini, zappe, carriole, secchi, palette, scopette, spazzole e cazzuole.
Le ruspe, no.
Proprio non le avevo considerate.
Eppure, eccole, impegnate nei lavori al Teatro Romano.
Lavori importanti, che alla fine vedranno un investimento complessivo di quasi 20 milioni… e si scava con le ruspe.
Pensavo che le benne voraci, fossero meno precise dei pennellini coi quali ho visto, mille volte, gli archeologi ripulire pochi centimetri quadri di scavo.
Mi sbagliavo.
É la ruspa lo strumento degli Indiana Jones nostrani,
E lo é da sempre, visto che anche negli Anni ‘50, quando si riportò alla luce la prima parte del teatro, la “delicatezza” dello scavo fu la stessa. In fondo, in una settantina d’anni la tecnologia non é cambiata, no?
Eppure, non vedo iniziative della Soprintendenza, forse impegnata nel tener bloccato da agosto il cantiere del mercato coperto.
E non sento neanche le proteste di Teramo Nostra, forse impegnata nell’organizzare la tristissime passerella finale, dell’ennesima edizione del - a mio avviso totalmente inutile - Premio di Venanzo.
Niente, tutto tace.
Tranne le ruspe.
Il Sindaco di Teramo, dalle elezioni in poi, ama “impreziosire” i suoi post con un “andiamo insieme verso il futuro”.
Io non so quale mezzo desideri utilizzare, per portarci tutti insieme verso il futuro.
E non oso nemmeno pensare come sarà questo futuro, visto il presente della Teramo gianguidica.
Una cosa, però, la so.
So come stiamo andando tutti insieme verso il passato.
Con la ruspa.
ADAMO