Eccolo lì, in mezzo alla piazza, il capannone modello Oktoberfest che, questa sera, anche con un pizzico di ingiustificato autocompiacimento, ospiterà nientepopodimenoche il Gran Gala finale della per me più inutile, tra tutte le manifestazioni inutili delle quali io abbia mai intuito l’esistenza: il Premio “Gianni di Venanzo”.
Si fa in questo inadattissimo gazebone, sia perché la Sala Polifunzionale continua a restare chiusa (ma solo Teramo Nostra non l’aveva capito), sia perché non si poteva fare al Parco della Scienza (location secondo me adattissima, vista anche la quantità di scienziati che questa manifestazione aggrega), altrimenti l’assessore alla Cultura della gianguideria, il sempre più evanescente Antonio Filipponi, non avrebbe potuto ricondurre anche questa, tra le “meravigliose” iniziative dell’edizione 2024 di Teramo Natura Indomita, manifestazione nata per “rivitalizzare” il Centro Storico, sui conti della quale… vi racconterò presto.
Sulla riuscita della "rivitalizzazione del Centro Storico", invece, non serve che io dica nulla: i risultati dell'azione gianguidesca sono sotto gli occhi di tutti.
In attesa di tirare le somme dell'Indomita, però, vi ricordo che questo premio Di Venanzo, gazebone compreso, costa 112mila euro, 90mila dei quali di tasca pubblica, cioè “cacciati” da noi: 56 mila dal Comune di Teramo e 34mila da Regione, Provincia e Bim.
Sono certo che, come me, siate soddisfatti di questo ennesimo investimento culturale della Teramo... che ora può.
Uno sforzo economico considerevole, che si sublimerà questa sera, alle 17, quando il gotha della teramanità si ritroverà sotto quel tetto di pvc, sulle poltroncine di plastica, all’interno di quel tendone modello festival birraiolo bavarese.
A proposito di birra e di gazebo, il “ricco cartellone” del fine settimana teramano, offre anche un altro “evento”, un vero e proprio festival della sbirrozzata lungo quattro giorni, organizzato da un privato che festeggia il decennale della sua attività.
Fino a domenica, sotto le finestre del vescovo, davanti l’antica loggia del palazzo vescovile, nei giardini sui quali - un tempo - si affacciavano i finestroni della sala consiliare (quella vera), scorreranno fiumi di birra, a regalare alla sempre più imbarbarita “movida” teramana, la triste illusione che ci sia davvero un “qualcosa da fare”, mentre si tratta solo dell’ennesima celebrazione del nulla teramano, nel quale un bicchiere di birra resta per moltissimi l’unico scopo della serata.
Mi incuriosisce, però, il fatto che quella che qualcuno, con slanci d’euforia, ha definito “… un’esperienza immersiva nel mondo delle birre artigianali…”, preveda per oggi e domani “…l’apertura delle degustazioni alle ore 11”.
Quindi, quella stessa corte di Monsignor Leuzzi, che avrebbe osteggiato l’apertura di una pasticceria lato piazza, fino a farla rinunciare, perché l’attività domenicale di vendita di cannoli, babà, bignè e diplomatici non disturbasse il giorno del Signore, nulla dice sullo sbicchierar di birre fronte Duomo?
Passi oggi, quando l’apertura delle “degustazioni” si incastrerà coi tempi del mercato, offrendo a qualcuno l’inedita occasione di fondere il paninazzo con la porchetta e “…l’esperienza immersiva nelle birre artigianali”, ma… domani?
Domani, tra le 11, quando si apriranno le “degustazioni”, e le 12, quando partirà la musica dal vivo di una tribute band di Bob Marley, l’ “esperienza immersiva” si sovrapporrà ai tempi della liturgia, così sentiremo rintoccar le campane e tintinnar le mezze pinte, mentre le note dell’Alleluja si confonderanno con quelle di “…no woman no cry…”.
Oktobertrist
ADAMO