“Tornati a casa”. “Abbiamo vinto a casa nostra”. “Finalmente a casa”. "Aria di casa".
A partire dal Sindaco, che ci ha donato un “Bentornati, tutti Insieme a casa ragazzi!“, cuoricino bianco cuoricino rosso, non c’è praticamente nessuno che, dopo la partita di domenica scorsa al Bonolis, abbia perso l’occasione per giocarsi la metafora facile della “casa”.
E, in fondo, ci sta.
Poi, peró, mentre ancora si gode della vittoria domenicale, l’ufficio stampa biancorosso diffonde il programma settimanale della squadra, e mi salta all’occhio un particolare, che poi tanto particolare non é, perché é grande come il Dino Besso, l’impianto di San Nicolò, dove il Teramo si allenerà tutta la settimana.
Compresa la rifinitura del sabato.
Scusate, ma non era tornato a casa?
Non era “finalmente” rientrato a casa?
Non si era, alla fine di tanto patire, “giustamente riappropriato” della sua “casa naturale”?
E allora perché non s’allena a casa?
Semplice, perché ancora una volta, in questa città, si é spacciata per cosa fatta, anzi: per... casa fatta in questo caso, una soluzione temporanea.
Ancora una volta, nella città della gianguideria regnante, una “pezza” é stata usata, ad arte, per una passerella e un selfie, con cuoricino bianco e cuoricino rosso.
E, tra le altre cose, é addirittura una pezza che non ha messo il Comune.
Il Teramo, infatti, gioca al Bonolis solo ed esclusivamente perché il presidente, Filippo Di Antonio, ha staccato tre assegni per farsi carico, a rate, dei 38mila euro di arretrati richiesti dal gestore (cosa che, peraltro, avrebbe potuto fare un mese prima, e ci saremmo risparmiati un sacco di tempo perso e le partite a Notaresco..), ma non c’é stata ancora nessuna vera azione, da parte del Comune, necessaria a riportare il Teramo a casa per davvero.
Ve la faccio più semplice: a quindici giorni dal famoso Consiglio sullo Stadio, il Comune non ha ancora pagato i due milioni previsti dall’accordo transattivo.
In Comune, ma lo fanno sempre, dicono che tutto é risolto e le cose vanno avanti secondo i tempi previsti, ma quindici giorni (ad oggi), per fare un bonifico, coi soldi già pronti in cassa e le promesse del Sindaco di pagare immediatamente, non sono affatto un “tempo previsto”
La verità é che l'iter si é incartato su una questione di interpretazioni della norma.
Intanto, senza quel bonifico, resta sempre sospesa sul Bonolis la spada di Damocje dell’arbitrato, che é appunto “sospeso” non cancellato. E se il Comune non paga, il termine ultimo previsto per la sospensione scade, e la situazione potrebbe farsi molto, ma molto più complessa.
A cominciare dal Teramo, che si ritroverebbe a dover pagare (a prezzo pieno) le partite al Bonolis, compresa quella con l’Ancona, visto che per ora nessun pagamento é stato previsto, in pendenza di bonifico, ma se il bonifico non arriva… qualcuno dovrà pagare, perché anche se tutti si riempiono la bocca con la metafora casalinga, in realtà per giocare in quella “casa” il Teramo dovrà sempre pagare un affitto.
Già, ma pagare quanto?
E questo é un altro dei misteri, di questa vicenda che, continuo a dire, come ho fatto a “Biancorossi”, - secondo me la migliore trasmissione sportiva locale - é tutta in chiaroscuro, solo che il chiaro l’abbiamo visto lo scuro ancora no. Ed é uno scuro nel senso dell’incertezza, dell’irresolutezza, della mancata precisione e, va da sé, della mancata chiarezza: possibile che, a quindici giorni dal Consiglio, oltre a non aver ancora fatto il bonifico, il Comune non sia ancora stato in grado dj spiegare “quanto” dovrà pagare il Teramo per allenarsi e giocare al Bonolis
Perché?
É forse un calcolo difficile?
Richiede forse una qualche approfondita conoscenza matematica?
Eppure, lo farebbe anche un bambino alle elementari: se il Comune dovrà pagare 170mila euro in sei mesi per la “gestione fredda” dello Stadio, più le utenze, quanto dovrà incassare per non rimetterci?
Ecco, in Comune questa semplice divisione, non riescono a farla.
Anzi: non vogliono farla, perché significherebbe dover dire al Teramo che per “rientrare a casa”, cioè per scrivere “Bonolis” al posto di “Besso”nella tabella che ho pubblicata qualche riga fa, ci vorrebbero 28mila euro al mese (utenze escluse). Una somma che, per una società dilettantistica come la ssd Città di Teramo, é impossibile da sostenere (parole del presidente).
Ergo: meglio rimandare, anche perché quel “conto” sarà la base della gara per la gestione del Bonolis, e molti in città (quorum ego) sono convinti che, quando uscirà il bando, il Teramo non parteciperà alla gara per la gestione dello Stadio.
Ancora una volta, si impone sulle cose della nostra città la filosofia base di tutta la politica gianguidesca: mai rimandare a domani, quello che potrai non fare dopodomani.
Bentornati a casa.
ADAMO