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IvagianNell’inconclusa vicenda del Bonolis, la settimana nella quale - finalmente - il Comune deciderà di presentare il “prezziario” dello Stadio, che avrà il duplice effetto di comunicare al Teramo calcio quali siano i costi degli allenamenti e delle partite, e a tutta la città quanto sia stata utile tutta l’operazione Stadio, si apre con un piccolo terremoto.
Che poi tanto piccolo non è, specie per le casse del Comune, visto che da oggi, quasi per magia, quella stessa operazione Bonolis ci costerà un milione in più.

E’ arrivata, infatti, alla Ragioneria del Comune di Teramo, la fattura emessa dalla Soleia per la prima tranche dell’accordo transattivo, ovvero per i primi due milioni pagati dal Comune e - sorpresa - non è una fattura da 2 milioni, ma da 2.440.000. 

C’è l’Iva.
Sì, l’Iva.
Quella che il Comune, forte del parere di un suo consulente, Stefano Gennarelli, aveva escluso.

Sì, l’Iva.
Quella che i revisori dei conti, prudenzialmente, avevano consigliato di mettere da parte, perché non erano sicuri che non fosse applicabile.

Sì, l’Iva.
Quella che l’opposizione, in Consiglio e non solo, aveva più volte considerato necessaria, ricevendo dalla gianguideria regnante solo qualche smentita, anche con una vaga aria di sufficienza.

E invece, eccola lì.

Nero su bianco.

Quattrocentoquarantamila euro, tanto per cominciare, ma che alla fine - interessi compresi - sposteranno il costo totale dell’accordo con la Soleia da 5.040.000 euro (ovvero i 4,3 milioni della transazione, più gli interessi decennali), a 6.148,800.

La decisione di applicare l’Iva alla fattura, non è stata ovviamente una scelta arbitraria dell’ex gestore Franco Iachini, ma una decisione assunta di certo sulla base di una serie di approfondite valutazioni affidate ad importanti tributaristi, che evidentemente hanno riconosciuto questa operazione come soggetta ad Iva e non esente, come invece sosteneva il Comune.

A meno che, con un colpo di scena, la stessa amministrazione comunale non trovi un appiglio per non pagare l'Iva, o per dimostrare che non sia dovuta, ma sembra molto improbabile, questa è una tegola che punisce, anche, l'atteggiamento con il quale la maggioranza gianguidesca ha condotto l'operazione Stadio, trascinandola per mesi, anzi: anni, dalla mancata approvazione del Pef fino a rischiare l'arbitrato, e senza avere un "piano B" in grado di compensare il rischio - che ritengo sempre più esistente - che la gara per la gestione sportiva vada deserta.
A meno che, non vogliano davvero darlo alla TeAm... ma a quel punto sarebbe la plastica manifestazione di un fallimento politico, prima ancora che amministrativo e contabile. 
Si vedrà.
Intanto, c'è da gestire il problema dell'Iva.
Adesso la gianguideria dovrà trovare un milione in più, ma intanto si ritrova tra capo e collo un debito fuori bilancio da 440mila euro, che dovrà coprire al più presto, e non sarà facile, tanto più che - sembra, pare, si dice  - la dirigente Daniela Cozzi sia in procinto di cambiare settore, passando al Sociale, nel quadro di un walzer dei vertici del Comune, che dovrebbe portare alla Ragioneria un neoassunto. 

E, ovviamente, perché tutta l’operazione Bonolis si regga, che rimane ad oggi l’unica “soluzione” trovata dalla gianguideria nei sette anni di regno, anche questo milione in più dovrà essere riversato sui costi dello Stadio.

E siamo solo all’inizio. 

ADAMO