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StadiofesteLo so che, magari, molti di voi si sono francamente rotti le scatole di sentir parlare del Bonolis e che, ormai, lo considerano un “caso chiuso”.

Invece, chiuso non è.

Perché mancano ancora due risposte a due domande, che sono fondamentali, per chiudere davvero la questione e per capire un paio di cose.

La prima, è se per il Teramo ne sia valsa la pena, cioé se alla fine di tutto l’ambaradan, ampiamente supportato dalle lagnanze del presidente Di Antonio, che contestava i “prezzi” dell’ex gestore Iachini, considerandoli insostenibili, il “costo” dello Stadio sia davvero notevolmente più basso. Perché, se così non sarà, allora qualcuno dovrebbe spiegare quale fosse il senso vero di quelle lagnanze, visto che noi (e pochissimi altri) ripetiamo da mesi che i “conti” non sarebbero tornati.

La seconda, è se per il Comune ne sia valsa la pena, cioè se alla fine di tutto l’ambaradan, ampiamente supportato dalle rassicurazioni gianguidiche, con qualche selfie qui e là a bordo campo, si troverà un nuovo gestore per la “parte sportiva” del Bonolis. Perché se così non sarà, allora la gianguideria dovrebbe spiegare quale sia stato il senso di un’operazione, che costa sei milioni di euro (Iva compresa) e lascia nelle mani del Comune il cerino acceso di una gestione, che non costava nulla e adesso è diventata costosa.

Per dare una risposta alla prima domanda, dobbiamo aspettare, almeno sei mesi.

Per dare una risposta alla seconda domanda, invece, dobbiamo fare due conti.

Che sono conti facili.

Visto che una cifra c’è.
Anzi: un prezzo c’è.

Ed è il prezzo che, in un incontro faccia a faccia, l’assessora allo Sport, Alessandra Ferri, ha comunicato al presidente Di Antonio. Un prezzo sul quale, in virtù di un curioso (quanto insostenibile) riguardo per la Giunta, “che non ne sa ancora nulla”, l’assessora non rivela nulla. Curioso il fatto che la Giunta lo venga a sapere dopo il Presidente biancorosso, ma tant’è. Del resto, domenica si gioca e al presidente un prezzo bisognava pur dirlo…

Già, ma il prezzo qual è?

Se il Comune tace, non tace la Società.
O meglio, non tace tutta la Società, visto che tra i componenti della compagine biancorossa, c’è chi ci racconta che il Comune avrebbe ventilato l’ipotesi di chiedere 12.500 euro a partita. 

Dodicimilacinquecento euro?
A partita?
Sarà vero? 

Chissà!

Facciamo due conti

Due davvero.

Il primo, è che il Teramo deve giocare in casa altre 12 partite, se questo è il prezzo, da qui alla fine del campionato fanno150mila euro, cioè esattamente quello che il Comune (iva esclusa) dovrà spendere per la gestione dei prossimi sei mesi. E senza considerare “code”, tipo i playoff. 

Il secondo, è che se questo è il “prezzo”, un campionato di 17 partite, più due partite di Coppa o amichevoli, costerebbe 250mila euro… cioè più dei 240mila che chiedeva il precedente gestore.

Come dire. si stava meglio… quando si stava peggio…

Ma no, di sicuro, mi sbaglio.

Non sarà così.

Avrò capito male.

Il mio amico in società, si sarà sbagliato.

Vedrete che adesso, qualche cameriere di casa Di Antonio si affretterà a smentirmi.
O magari rispunterà la fanfaluca del nuovo stadio, vicino al cimitero di San Nicolò.
No, dai,,, vedrete che non è vero.
Ma vi pare che gli ottimi gianguideschi, tra un cuoricino bianco e uno rosso, facciano un errore così madornale?

Perché se davvero, alla fine della fiera, il Comune avesse deciso di spendere sei milioni di euro (iva compresa) per cancellare la concessione, riprendersi lo Stadio, arruffianarsi i tifosi e arrivare a presentare al Teramo un conto identico (anzi: un po’ maggiore) di quello che gli aveva presentato l’ex gestore, qualcuno della gianguideria dovrebbe cominciare a guardare la porta.

E non quella con la traversa e la rete…


ADAMO