È curioso come, a volte, la sorte e la cronaca giochino a rincorrersi, avvitandosi in bislacche alchimie, che ci regalano curiosi spunti di narrazione.
Prendete, per esempio, ieri… quale giorno migliore dj San Martino, per salvare la vita a 469 cornuti?
Lo ha fatto, nel tripudiar convinto dell’animalismo ipocrita (quello che coltiva il fastidioso razzismo della difesa degli animali belli, buoni, morbidi e pelosetti) il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso contro l’abbattimento dei cervi abruzzesi.
Giustizia è fatta.
La Natura trionfa.
Il Centro fumetta Bambi in prima pagina (qualcuno spieghi a Telese che non è venuto a Disneyland…).
E nell’aria c’è il soffio lieto della bontà, che cinguetta tra le fronde.
Non colgo, tra le voci festanti, quella degli agricoltori, che i cervi non li vedono a fumetti, ma se li ritrovano ovunque, con tutti i danni che provocano.
Quali danni?
Questi: “il carico da morso per brucamento sul patrimonio forestale (le gemme delle piantine di rinnovazione); la semplificazione e la riduzione dello strato arbustivo del sottobosco nelle aree di forte concentrazione invernale con gli effetti a cascata sulla biodiversità forestale; gli impatti sui prati a sfalcio, su cui il cervo si alimenta nei mesi primaverili (che causano ammanchi di fieno di circa il 20-30%) e i fenomeni di competizione con il camoscio e il capriolo, che hanno visto una significativa riduzione di queste specie a favore del cervo”.
Quello che avete appena letto, è scritto nelle motivazioni dell’avvio della campagna di abbattimento dei cervi, avviata nel settore trentino del Parco nazionale dello Stelvio.
Sì, avete letto bene: “Parco nazionale dello Stelvio”.
E’ lì, su quelle montagne protette, tra quei boschi tutelati, che si è deciso di varare un programma di controllo numerico del cervo, che prevede 180 abbattimenti quest’anno (dopo i 171 dell’anno scorso), e poi 400 l’anno per i prossimi tre anni.
Non sono bravo coi numeri, lo sapete.
Però questo è un calcolo semplice: 1551 cervi da abbattere.
Allo Stelvio.
Dove ambiente e sviluppo, natura ed economia, tutela e lavoro, si coniugano e non collidono.
In Abruzzo, invece, si festeggia «… per il risultato ottenuto in difesa di animali che rischiavano di essere uccisi senza alcun motivo reale, se non per fare l’ennesimo regalo alla lobby venatoria che rappresenta un bacino elettorale importante per una certa parte politica».
Continuiamo così, facciamoci del male.
I cornuti sono salvi… i cervi non moriranno… e insieme ai cinghiali continueranno a devastare i campi, mentre gli orsacchiottoni pelosi se ne andranno a caccia di cassonetti nei borghi abruzzesi, per la gioia di qualche romano in gita e delle platee social.
Nel silenzio del mondo ambientalista continua lo sterminio pubblico, con metodi terrificanti, delle zanzare e dei topi.
Perché gli animali non sono tutti uguali.
“Strapperesti le ali ad una farfalla?”
Chiedeva anni fa uno scrittore… e alla scontata risposta, replicava:
«Hai mai schiacciato uno scarafaggio?»
ADAMO