Brutta cosa, la memoria.
Cioè, non brutta: bislacca.
Un giorno ricordi tutto, il giorno dopo ti sfuggono anche le cose più elementari.
Prendete per esempio il signor Antonio Topitti, il partigiano nato dopo la guerra, divenuto famoso per aver ideato la lapide dedicata ad una “martire vivente".
Sì, lui, quello che crede che essere originali significhi vestirsi un giorno come Mandrake e quello dopo come un gondoliere, e che essere “comunista” significhi insultare su Facebook tutti quelli che non la pensano come lui.
Anzi: come tutti quelli che non la pensano come il Sindaco, per il quale nutre un’ammirazione che sfiora l’eccitazione mistica.
Ecco, lui.
Non manca giorno che, con un’attenzione ai limiti dell’ossessione, non scriva contro Certastampa e, in particolare, contro i miei fondi.
Odia Adamo.
Mi odia al punto da leggermi anche in quello che non scrivo, con cantonate clamorose, che divengono mattutino oggetto di risate, sulle chat del PD, nelle quali il Nostro condivide i suoi attacchi.
Torniamo alla memoria.
Se c’è da difendere il Sindaco dalle critiche di Adamo, quella di Topitti funziona benissimo: se ne ricorda tutti i giorni.
Se c’è da difendere il Sindaco, dalle critiche di altri, tipo i ragazzi del Centro Politico Santacroce, che sono - loro sì - comunisti e sollevano il vergognoso caso di via Longo, Topitti niente… non se ne ricorda mai.
Se c’è da difendere la gianguideria, ancora, dagli articoli di Adamo sulle mostruose spese indomite, Topitti non manca mai.
Se c’è da difendere la gianguideria dalle bordate consiliari di Lancione, che lamenta di «aver ingoiato di tutto in sei anni…», Topitti niente… non se ne ricorda mai.
Bislacca memoria.
Un giorno minacci guerra al Pums... e il giorno dopo ti sfuggono tutte le strisce blu cittadine.
Se c’è da attaccare certastampa, Topitti ricorda anche l’inesistente, ma non ricorda quando ci telefonava per complimentarsi perché scrivevamo di Brucchi e di tutta la bruccheria.
Arrivò anche, al punto di proporsi per una sua rubrica su certastampa, che non gli concedemmo… e adesso non se ricorderà, vedrete.
Bislacca memoria.
Bislacca e amara, quando molesta chi, giunto ormai agli anni che volgono al tramonto, si ritrova costretto a cercare uno scampolo di esistenza “cognandosi” su qualcosa o qualcuno.
C’è chi va per cantieri.
Chi cura i gerani.
Chi porta il pane secco ai piccioni.
Topitti, odia certastampa.
E sente il bisogno di farlo sapere al Mondo, al quale delle opinioni di Topitti interessa, però, quanto dei problemi di aerofagia dei dik dik, intesi come piccole antilopi africane e non come gruppo beat degli Anni ‘60.
Insultare Certastampa, anche inventando falsità sugli autori dei nostri articoli, è per Topitti una sorta di dovere quotidiano.
Va capito.
E io, umanamente io lo capisco.
O meglio, lo compatisco.
Immagino quanto sia grande l’amarezza di chi, sentendosi vocato a chissà quale destino politico, avvertendo nell’anima il sacro fuoco della “chiamata” dell’ideale, debba rassegnarsi ad entrare nella storia di questa città per qualche comparsata, per i vestiti strani e per una condanna, che lo punisce per un fatto legato proprio alla vita politica.
Ecco, di nuovo la memoria bislacca.
Mi hanno girato il curriculum che Topitti ha pubblicato, per contestare il fatto di non essere stato coinvolto nell’incatenata protesta davanti al Delfico.
C’erano Lino Befacchia, Gigi Ponziani ed Elso Simone Serpentini… non c'era posto per Topitti.
E c'è rimasto male.
Quali meriti culturali o “delfici”, avrebbero dovuto o potuto consentirgli la presenza?
Ma se l'è presa.
E ha sfoderato il suo curriculum, nel quale ricorda tantissimo, ma non ricorda quando è stato condannato ad un anno ed otto mesi per firme false a sostegno di candidature e liste.
Lo leggo sul Centro del 15 luglio del 2014:
“… leri mattina il giudice ha condannato ad un anno ed otto mesi l'ex consigliere provinciale del Pd Antonio Topitti…[-]… per falsità ideologica e materiale …[~
-]… nella veste di autentificatore di liste elettorali: per la procura avrebbe falsamente accertato l'autenticità di firme che autentiche non erano”.
Brutta storia.
Eppure, non l’ho trovata nel curriculum.
Bislacca memoria.
Una dimenticanza curiosa, per chi si vanta di essere tra gli organizzatori della Giornata della Memoria.
E sempre in tema di memoria, signor Topittii, ricorda per caso se, nel chiudere la sua rivendita di pagine stampate, lei abbia onorato tutti i conti aperti con le case editrici?
Cerchi di ricordare, la prego, mi stupirebbe la scoperta che il suo credo, i suoi ideali di rispetto dei lavoratori, si siano infranti sull’altare della più vergognosa tra le pratiche del capitalismo plutocratico, che è quella di lasciare “buffi”, scaricando su altri le colpe della propria gestione.
Mi confermi, la prego, che tutti, ma proprio tutti i conti siano stati onorati.
Avrà notato come, nel raccontare del suo percorso commerciale, io abbia scritto di una “rivendita di pagine stampate”.
Non se la prenda, ma la libreria è altra cosa. In una libreria c’è un libraio, ovvero una persona che i libri ha il vezzo di leggerli, non solo l’interesse a venderli.
E che lei non abbia speso tempo sui libri, non lo dico io, ma lo rivela al Mondo lei stesso, con la sua elegante prosa.
Quella stessa prosa, che un giudice ha definito “… affermazioni di non eccelso contenuto culturale…”, ed ancora: “…banali ed incomprensibili espressioni…”, per arrivare alla “…surreale e sgrammaticata pubblicazione…”.
Quando spense la sua insegna, peró, un po’ mi dispiacque, ma solo un po’, perché mi rendeva invece felice sapere che sarebbe scomparsa, da “sotto ai portici”, quella triste esposizione stile mercatino dell’usato, rive gauche de ‘noantri, che regalava alla piazza più importante della nostra città, un angolo di ineleganza, così brutto che si sarebbe dovuta aspettare la gianguideria, con l’oscena proliferazione di tavolini e sedie, e panche, e dehors improbabili, per vedere qualcosa di peggio.
Da ultimo, anche per offrire una risposta agli amici della sua chat piddina, che mi girano una specie di sua confusa esternazione, con la quale ha cercato di non rispondere all' invito a dire qualcosa sul collaboratore del Sindaco, quello pagato 31 mila euro per fare i video celebrativi del culto della personalità gianguidesca. le ricordo che quel collaboratore risulta sentimentalmente legato ad una gentile signorina, che di cognome fa Topitti.
E pensi, fa Topitti di cognome anche il ragazzo che, per conto di una società, ha presentato in Provincia il (peraltro interessante) progetto turistico da 87mila euro.
Cerchi di ricordare: sono per caso suoi parenti?
Faccia uno sforzo di memoria, fughi il sospetto che la sua quotidiana difesa della gianguideria, non sia una questione di famiglia…
Poi, cerchi di ricordare cosa significa essere comunista, e vada in via Longo…
ADAMO