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Ma tutte 'ste biciclette, a Teramo, dove stanno?
Intendo: tutte le biciclette, ma proprio tutte, quelle che giustificano un investimento da 3,4 milioni di euro, speso per riempire tutta la città di piste ciclabili.
Dove stanno, tutte 'ste biciclette?
Quella di “Teramo città della bicicletta”, è una suggestione, un’idea, una chimera politico - ambientalista, che piace molto più ai politici che ai teramani. E non perché i teramani non amino le due ruote, anzi: gli appassionato bikers sportivi sono numerosi, ma è la città che non si presta all’uso della bicicletta.
E la spiegazione è semplice: le città ad altissima concentrazione ciclistica (sono stato quattro anni a Forlì, so cosa dico) sono città di pianura, che rendono facile la pedalata, nelle quali la bicicletta è - proprio per questo - tradizione antica.
Teramo è, al contrario, città di colline, nella quale i quartieri residenziali più popolosi, sono tutti “alti”, vedi Colleparco, Villa Mosca, Colleatterrato… e chi non vive “in altura”, abita a San Nicolò, che è sì pianeggiante, ma è “oltre”, e non poco, il confine urbano.
E’ un quartiere cittadino, è vero, ma collegato da strade extraurbane, che nessuno affronterebbe quotidianamente in bicicletta, e non solo per la distanza, né per la pericolosità, perché una pista protetta risolverebbe, ma perché c’è una percezione di “fuori città” che rende quelle strade impercorribili da un pedalatore non sportivo, tipo un ragazzo che va a scuola o una persona che va a fare la spesa.
Teramo non è mai stata, non è e non sarà mai la “Città della bicicletta”.
Ci provó anche il Sindaco Brucchi, addirittura varando una flotta di "bici di Giunta", personalizzate, ma nei fatti la usavano solo lui e Guido Campana. Come nella Giunta attuale, nella quale il solo Filipponi, viene spesso avvistato ai pedali, gli altri mai. Il Sindaco, solo per il selfie con le nuove bici elettriche. Questo:
AlfusbikMa è giusto: Teramo non è città della e per la bicicletta,
Per capire cosa sia una vera città della bicicletta, andate a Ferrara, dove si stima che circolino circa 136mila biciclette, su 130mila residenti. 

Non voglio neanche tentare un paragone, preferisco ricordarvi quanto sia gradita la bici ai teramani: quelle dello bike sharing voluto dal Sindaco Brucchi (pesantissime, con le ruote piene e la chiave affittata), sono rimaste a fare la ruggine, fino a quando le hanno tolte. La gianguideria, ha avuto l’idea di riprendere il progetto, e ha acquistato 31 biciclette a pedalata assistita, che sono state affidate ad alcuni negozi cittadini, perché le noleggiassero. Alzi la mano chi è andato almeno una volta a noleggiarla.. a proposito, che fine hanno fatto quelle bici?
Visto l’insuccesso, la Teramo indomita - passando attraverso l’osceno capitolo dei monopattini, usati più per il lancio nel fiume che per gli spostamenti in città, e poi scomparsi - adesso ha rilanciato con un l’e-bike sharing: settanta biciclette elettriche a disposizione di teramani e turisti.
E siccome, dal giorno dopo, a Teramo s’è vista una tale concentrazione di biciclette, che sembra di stare a Pechino nell’ora di punta, ecco che la gianguideria regnante ha deciso di varare il progetto delle piste ciclabili, fortemente voluto dall'ex assessore Cavallari. 
Un PROGETTO che, nella mia personalissima visione, presenta spunti di assoluta “follia” politica, sembra studiato più per l’esaltazione di un ambientalismo di facciata, che per migliorare la vita dei cittadini.
Se , davvero, l'intento era quello di sgravare Teramo dal traffico, allora si sarebbe dovuto puntare sulla mobilità alternativa: più bus, o magari navette elettriche a passaggio frequente dai quartieri residenziali al Centro, più corse tra Teramo e San Nicolò, magari la sempre annunciata metropolitana di superficie sulla tratta Teramo - Giulianova, non queste assurde piste ciclabili coi cordoli in cemento, a proposito dei quali vorrei porre una semplicissima domanda: questa che pubblico in sezione,
FOLLIAè una tavola del progetto delle ciclabili alle porte di Teramo, quella appena realizzate all’uscita della superstrada, cioè in un tratto spessissimo percorso dalle ambulanze che corrono verso l’ospedale… visto che “a furor di popolo” (io resto convintamente contrario) è stato deciso di fare il nuovo ospedale a Villa Mosca, potrei sapere come e dove dovranno accostarsi le auto in coda, per far passare l’ambulanza? 

ADAMO