Eravamo a metà novembre, quando il grande camion è arrivato nella piazza più bella di Civitella del Tronto.
Portava un container.
Vuoto.
Quando se ne è andato, era pieno.
L’avevano caricato le suore e i membri dell’associazione Pro Deo et Fratribus – Famiglia di Maria, che a Civitella ha una sua comunità.
Detta così, sembra ordinaria amministrazione. Solo il trasloco di alcuni beni di proprietà di un’organizzazione religiosa.
In realtà, c’è di più.
Molto di più.
Moltissimo di più.
Prima di tutto, perché la presenza di quella comunità, a Civitella, è da sempre velata da un certo mistero. I membri, infatti, fanno vita riservata, limitando al massimo i loro contatti con la realtà locale. Chi ha avuto la possibilità di entrare nel palazzo di proprietà della Pro Deo et fratribus, racconta di eleganti arredi, stanze piene di computer con dotazioni tecnologiche importanti e, soprattutto, con l’evidenza di una grande, grandissima disponibilità economica. Così grande che nel post sisma, la comunità ha provveduto immediatamente e da sola alla sistemazione della struttura, anche rendendola autosufficiente grazie ad un enorme gruppo elettrogeno.
C’è stato anche chi, a Civitella e non solo, ha ipotizzato che quella struttura potesse, in realtà, essere la sede di una sorta di intelligence, una specie di “servizi segreti” religiosi.
Vi fa sorridere?
Prima di giudicare, leggete insieme a me, sempre da Adista “…a fondare la comunità Pro Deo et fratribus (solo in seguito chiamata Famiglia di Maria) è stato, nel 1968, il gesuita mons. Pavel Hnilica, ordinato e consacrato vescovo in clandestinità nell’allora Cecoslovacchia comunista, poi, dopo il Concilio Vaticano II, sollecitato da Paolo VI a occuparsi dei cattolici nell'Est Europa e braccio destro di Giovanni Paolo II per tutto ciò che riguardava il sostegno (anche economico) alle quelle Chiese: su suo mandato, nel 1984 consacrò la Russia al cuore immacolato di Maria, su “dettato” delle apparizioni di Fatima. Hnilica è un personaggio controverso. Nel libro di Ferruccio Pinotti e Giacomo GaleazziWojtyla segreto, del 2011, vengono ricostruiti in modo minuzioso i passaggi delle ingenti quantità di denaro che dallo Ior e dal Banco Ambrosiano, proprio attraverso organizzazioni come la Pro Deo et Fratribus (utilizzata dal Vaticano e dalle intelligence occidentali), venivano trasferite in Polonia o verso le organizzazioni anticomuniste del Centro e Sudamerica. Proprio in relazione al caso banca vaticana (IOR)/Banco Ambrosiano e alla vicenda della valigetta di Roberto Calvi Hnilica è stato un personaggio centrale: fu condannato in primo grado nel 1993 a tre anni e sei mesi con pena detentiva sospesa per ricettazione: aveva emesso due assegni in bianco in cambio di documenti che avrebbero potuto dimostrare l’innocenza del Vaticano nel fallimento del Banco Ambrosiano; fu poi assolto in Cassazione nel 2000, avendo agito, secondo quanto asserito dalla pm Maria Monteleone, per non compromettere l'onore del papa e del Vaticano. Nel 1989, era stato trovato in possesso di documenti dei servizi segreti italiani (Sismi) riguardanti gli ultimi giorni di Calvi…”.
Adesso, il riferimento civitellese ai servizi segreti, fa sorridere un po’ meno, vero?
In quel “molto di più”, al quale accennavo qualche riga fa, c’era però la traduzione civitellese di un uragano legale.
Poche ore prima dell’arrivo di quel camion, infatti, si era abbattuta sull’associazione Pro Deo et Fratribus – Famiglia di Maria e sul suo braccio sacerdotale Opera di Gesù Sommo Sacerdote, la mannaia della giustizia vaticana.
L’ex superiore e direttore spirituale per trent’anni della Famiglia di Maria, padre Gebhard Paul Maria Sigl, infatti, è stato riconosciuto colpevole di abusi spirituali e psicologici e di aver creato un «..sistema di potere messo in atto dal fondatore», come affermava il decreto che, nel 2022, ha commissariato la comunità della Famiglia di Maria e destituito Sigl, dopo più di trent’anni alla guida.
Secondo le testimonianze degli ex membri, riportate fedelmente nell’interessantissimo lavoro di inchiesta giornalistica di Adista, un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religiose, “…era soprattutto nel rapporto personale che padre Sigl esercitava forme di ricatto psicologico e affettivo e di mistificazione teologica, finalizzate a produrre rapporti di dipendenza, a creare sensi di colpa, a impedire un pensiero autonomo e a legare le persone alla comunità”. Era arrivato a propagandare le cosiddette “apparizioni di Amsterdam” dell’olandese Ida Peerdeman, sua intima amica, riguardanti “Nostra Signora di tutti i popoli”, già condannate come non sovrannaturali dal Vaticano, ma dal priore sempre ribadite.
La sentenza di condanna, emessa dal tribunale ecclesiastico composto da tre canonisti – il salesiano mons. Markus Graulich, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Grzegorz Erlebach (docente di Diritto canonico alla Gregoriana) e Ulrich Rhode (gesuita, decano della Facoltà di Diritto canonico nella stessa università) è stata poi approvata da papa Francesco, un dettaglio che comporta per padre Sigl l’impossibilità di ricorrere in appello.
Monsignor Sigl, è uno dei primi cinque sacerdoti ordinati dal fondatore dell’associazione, a Fatima, l’8 dicembre del 1992. Gli altri sono Luciano Alimandi (oggi officiale in Segreteria di Stato vaticano),Rolf Schönemberger, Johannes Stoop e Aleandro Cervellini, oggi Direttore Spirituale per la Pastorale della Famiglia e Direttore Diocesano dell’Apostolato della preghiera della Diocesi di Teramo.
E, curiosa coincidenza, parroco proprio di Civitella del Tronto.
ADAMO