Leggo su un sito animalista: «Uccisi i maiali liberi di Pietracamela in Abruzzo: Strage inaccettabile».
Strage?
In che senso “strage”?
Una “strage”… a Pietracamela?
Come?
Dove?
Quando?
Devo saperne di più.
Leggo ancora: «I maiali di Pietracamela erano un gruppo di 22 suini, alcuni frutto di ibridazioni col cinghiale, che viveva libero in aperta campagna nella frazione di Intermesoli. La loro presenza però era ritenuta un pericolo per la sicurezza pubblica».
Bene, ho capito il problema.
Adesso, vediamo cos’è successo: «Nell'ordinanza firmata a settembre 2024 dal sindaco Villani, si legge che la loro presenza avrebbe potuto determinare: “incidenti stradali, situazioni di pericolo per le persone e per l'incolumità pubblica, che tale presenza inoltre genera situazioni di tensione sociale e a volte panico nella cittadinanza”, e quindi sono stati catturati e abbattuti».
Applausi al Sindaco.
Non scherzo.
Chi mi legge sa quali siano state le mie considerazioni sul primo cittadino pretarolo, ma stavolta devo e voglio complimentarmi.
Dico sul serio: ringrazio pubblicamente il Sindaco Villani perché - vincendo gli inevitabili rigurgiti di animalismo salottiero e di buonismo ipocrita - ha imposto la legge alle modaiole intolleranze di chi, in nome di una malintesa uguaglianza dei viventi, si batte per la difesa dei “pelosetti”, degli “orsacchiotti” morbidi che si aggirano tra i paeselli e dei nobili cervi cornuti, che corrono felici tra le selve appenniniche.
Il Sindaco, ha applicato la legge: ventidue maiali, anche se piccoli, in libertà sulle strade sono un pericolo.
E il pericolo si rimuove.
Stop.
Il Sindaco Villani, ha agito da Sindaco.
E ha fatto bene.
Stop.
Leggo ancora, sul sito degli animalisti: «La decisione era stata accolta con sdegno dalla Rete dei Santuari di Animali Liberi, che riunisce tutte le strutture italiane dove gli animali da reddito non vengono sfruttati né per la loro carne né per i loro prodotti, ma accuditi in quanto esseri senzienti. Si tratta di veri e propri rifugi, solo che invece di cani e gatti qui è possibile trovare maiali e bovini salvati da contesti di sfruttamento».
Considerando le “fedi”, tutte, come una forzatura dell’animo umano e una mortificazione dell’umana pulsione alla ricerca delle risposte, ho da sempre una certa difficoltà di rapporto coi santuari religiosi, figuratevi con quelli degli “animali liberi”, nei quali “… non vengono sfruttati né per la loro carne né per i loro prodotti, ma accuditi in quanto esseri senzienti”.
E leggo anche che, mentre il Sindaco Villani ordinava l’abbattimento, gli ambientalisti - che avevano già presentato un paio di ricorsi, respinti - stavano meditando di inviare un appello urgente al Presidente della Repubblica.
A Mattarella?
Un appello per ventidue maialini pericolosi ad Intermesoli?
Ma qual è la soglia del ridicolo, quella oltre la quale non si dovrebbe mai andare?
Qual è il limite minimo della tollerabilità del nulla, espresso da chi sente di avere tutte le risposte, in virtù di non si sa quale divina investitura?
Sarà il fatto di avere a che fare coi Santuari… ?
A proposito: non leggo, nell’elenco degli ammessi ai Santuari degli Animali liberi, due specie che, da sempre, patiscono lo sterminio da parte di noi umani, ma senza che un solo ambientalista abbia mai preso la parola in loro difesa, abbia mai protestato per la loro salvezza, abbia mai scritto al Presidente della Repubblica perché scampassero al massacro.
Se tutti gli animali sono esseri senzienti.
E se tutti gli animali hanno il diritto di non essere uccisi dall’uomo.
Allora, anche i topi e le zanzare.
Sì, quelli che vengono sterminati, con le derattizzazioni e con le disinfestazioni, anche nelle città nelle quali vivono i “sacerdoti” dei Santuari dell’animalismo.
Ma che non meritano protezione.
Perché non sono morbidi e pelosetti… non sono maialini simpatici né placide mucche… sono topi e zanzare.
Brutti, sporchi e cattivi.
E “senzienti”.
E soffrono.
Però muoiono.
Senza lettere a Mattarella.. né inutili sproloqui animalisti di chi - come direbbe il Maestrone - ha troppo tempo e il lusso di sprecarlo.
ADAMO