Dove lo metto chi lo sa… il Flaiano dove lo metto, dove lo metto non si sa…
Continua, giustamente avvolta dal pressoché totale disinteresse della gente normale, cioè del 99,9 per cento degli abruzzesi, la stucchevole telenovela del Flaiano.
Una telenovela che appassiona (sic) solo i politici (e neanche tutti) interessati più che al valore culturale della storica manifestazione, a farne strumento di attacco dell’opposta fazione.
All’improvviso, s’è scoperta una piccola folla di consiglieri comunali / regionali / condominiali e di “esponenti della cultura abruzzese” che, nel sacro nome del Premio, se le sono presa col Comune di Pescara reo, quest’anno, di aver voluto “cacciare” il Flaiano, tagliando il contributo.
Onta e disonore!
Vergogna e umiliazione!
Con tutto l’inevitabile corollario di chiacchiere e chiacchiericci sulla “mortificazione” patita dalla nostra sventurata regione.
Ma ne vale la pena?
Voglio dire: davvero questo è un tema che merita l’attenzione della gente?
Sarò più chiaro: ma di che stiamo a parlà?
Ve lo dico, di cosa stiamo a parlà: di un contributo del Comune passato da 48mila euro a 20mila.
Chest’è.
Tutta questa amplificata polemica, si regge su un taglio di 28mila euro, nel bilancio di un premio che (dati ultima edizione) costa 214.341,42 euro.
Cioè, il problema sono 28mila su 214mila?
Non dovrebberlo esserlo, per un premio che ha già in archivio più di cinquanta edizioni e che, di certo, può contare su una platea di sponsor privati affettuosa e partecipe… perché se così non fosse, se dopo 50 e più edizioni il Flaiano non avesse costruito quella “base” privata, allora il problema non sarebbero i 28mila euro, ma il senso stesso della manifestazione.
Guardo sul sito del premio, leggo nella pagina degli sponsor: De Cecco, Citra, Coop Alleanza, Enrico Toro, Maico, Autoabruzzo e due main sponsor: Bper e Toto Holding.
Grandi nomi, chissà quanto metteranno… chissà quale corposo contributo offriranno a questo evento culturale…
Volete saperlo?
Reggetevi forte: 17.320 euro.
In tutto.
Così riporta il bilancio dell’ultima edizione, alla voce “Sponsor privati”, e nel dettaglio: Coop Alleanza 7.320 euro e Poste Italiane 10.000 euro.
E gli altri?
Il re delle autostrade e quello della pasta?
I signori della centerba e quelli del vino?
Dove sono?
E se non ci sono, chi li mette gli altri 200mila?
Risposta facile: noi.
Noi abruzzesi.
Mettiamo quasi tutto noi.
A parte 29mila di fondi propri, infatti, il Flaiano si regge su una quantità di denaro pubblico che, dopo 50 edizioni, avrebbe preteso quantomeno una riflessione sul senso della manifestazione e sulla necessità di continuare a finanziarla.
Perché un evento, premio o altro che sia, che dopo 50 anni non è riuscito a crearsi una “base” di sopravvivenza, non ha ragione di esistere.
Invece, il Flaiano, esiste, perché (dati dell’ultima edizione) riceve 20mila euro della Direzione generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, 48mila euro dal Comune di Pescara e 100mila dalla Regione Abruzzo.
Non mi dilungherò, sulle spese (vi pubblico a fine articolo il bilancio, così ve ne farete un’idea da soli), ma voglio farvi partecipi di qualche mio dubbio.
Ha ragione di esistere un premio che spende oltre 72mila euro in “viaggi ospiti, ospitalità premiati, giurie, rimborsi spese viaggi premiati”… e solo 22mila in “premi, omaggi e altro materiale”?
Mi spiego meglio: nei 22 mila c’è il premio di narrativa e di poesia, nei 72mila c’è la grande serata di gala, che offre la passerella di una sera ai big, che vengono a prendersi il Pegaso, scattano un paio di foto e se ne vanno.
Nulla lasciando nella nostra “cultura”, se non una nota spese.
Cito solo qualche nome dell’ultima edizione: Antonio Albanese, Michele Riondino, Pilar Fogliati, Giovanna Mezzogiorno, Neri Marcorè, Micaela Ramazzotti, Kasia Smutniak, Claudio Bisio, Francesca Benedetti, Paolo Rossi, Chiara Noschese, Teresa Mannino, Francesca Archibugi, Miriam Leone, Pif, fino a Mariska Hargitay, premiata per la serie tv più longeva degli Stati Uniti Law & Order.
E adesso si intuisce perché quel taglio del Comune, diventa così pesante…
Adesso si capisce l’enfasi polemica, spinta fino al punto di minacciare di andarsene.
Già, ma andarsene dove?
Leggo sul Centro di oggi, che si sarebbero candidate Spoltore, Montesilvano, Francavilla e Chieti per ospitare i Premi.
Sorrido, quasi rido.
L’alternativa a Pescara… sarebbero quindi Spoltore e Montesilvano, che dal 2027 confluiranno nella Nuova Pescara (quindi, quell’è), e Francavilla, che non è Pescara solo sulle cartine.
Come dire: minaccio di andarmene da casa e… dormo in garage.
Chieti, invece, mi incuriosisce.
Perché, conoscendone le difficoltà di bilancio e il grande sforzo che il Comune dovrà fare per riequilibrare i conti, dubito che potrà permettersi di investire in un premio che di teatino non ha nulla, solo per fare uno sgarbo politico a Pescara.
Di Teramo non parlo, perché mi par di intuire che - giustamente - nessuno abbia seriamente preso in considerazione la bislacca proposta della consigliera Valentina Papa.
Anche perché di un altro premio sul cinema, che costa tantissimo e che regala alla città solo una dimenticabile serata di selfie, non abbiamo certo bisogno, potendo già “vantare” il Di Venanzo.
Due, sarebbero troppi.
Andremmo in overdose da selfie.
ADAMO