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Ho letto. E riletto. E riletto per la terza volta, il comunicato appena diffuso dalla consigliera comunale Deborah Fantozzi.
Una nota nella quale la stessa consigliera, con una scelta dei tempi assolutamente infelice, cerca da una parte di giustificare l’ingiustificabile, ovvero la sua presenza ad Ortona ad un metro dalla Premier Meloni nel primo giorno della Vespucci; dall’altra di rispondere all’eterna guerra intestina di Teramo Vive, che vede da una parte l’ex assessore (e fondatore della lista) Valdo Di Bonaventiura, dall’altra due dei tre eletti in Consiglio, che rimangono nel gruppo benché invitati ad uscirne dallo stesso Di Bonaventura. Di questo, non voglio dire nulla. Sono beghe di politica secondaria.
Della Vespucci, invece, voglio dire. 

Perché si parla di giornalismo. 

Che è il mio lavoro, la mia vita.
E che è una cosa seria, benché dall’avvento della gianguideria l’informazione locale viva uno dei momenti più tristi della sua storia.

Ma torniamo alla Vespucci. 

Rileggendo (in corsivo) quello che scrive la consigliera Deborah Fantozzi, e commentandolo (in neretto)
«Desidero innanzitutto spiegare la mia partecipazione all’evento legato alla nave Amerigo Vespucci: si è trattato di una scelta strettamente personale, priva di qualunque legame con il mio ruolo istituzionale. Non vi era alcuna intenzione di rappresentare l’Ente né di influenzare l’attività amministrativa».
 
Spiace rilevare che alla consigliera sfugga il senso del ruolo: non si può essere “personaggi pubblici” ad intermittenza. Lo si è o non lo si è. Non si è consiglieri comunali ad ore, perché la rappresentanza popolare è un mandato, una missione, un dovere. Soprattutto, non si può “non essere” personaggio pubblico in un evento pubblico, e in particolare non si può non essere una “eletta” in occasione della visita di un’altra “eletta” che, per ulteriore coincidenza, è stata eletta anche nella stessa provincia del capoluogo che vede la Fantozzi in Consiglio.

«Ho partecipato come semplice cittadina, mossa da un sincero interesse per l’Amerigo Vespucci, per la storia e la cultura, richiedendo un accredito come operatrice – non come giornalista».

No, i semplici cittadini potevano chiedere l’accredito come semplici cittadini. L’hanno fatto in ventisettemila. Lei, consigliera Fantozzi, ha cercato una scorciatoia di privilegio. Il fatto poi che dica di “aver chiesto un accredito come operatrice”, cioè come camerawoman, rasenta l’insulto alla professione, sia perché sembra voler sminuire la figura dell’ “operatore”, che invece è giornalisticamente rilevante quanto quella del cronista, sia perché la foto simbolo di quel giorno dimostra quanto, nel momento giornalisticamente più rilevante, ovvero l’essere ad un metro dalla Premier, l’ “operatrice” Fantozzi non abbia fatto riprese né foto.
«Preciso inoltre di non aver mai vantato titoli giornalistici. L’accredito è stato richiesto unicamente per vivere un’esperienza diversa e realizzare contenuti sull’evento». 

Ah ecco, quindi a questo servono gli accrediti delle testate giornalistiche: a concedere a qualcuno la possibilità di “vivere un’esperienza diversa”.
Ma guarda, io che faccio questo lavoro da quarant’anni e che ho diretto un quotidiano, tre mensili, tre emittenti televisive… e che ho collaborato e collaboro con testate nazionali, m’ero fatto un’idea tutta diversa dell’accredito. Pensavo - vedi alle volte come ci si sbaglia - che servisse ad accreditare un rappresentante della testata perché, in rappresentanza di quella testata poi partecipasse ad un evento realizzando contenuti giornalistici. Se avessi saputo che invece serviva a “vivere un’esperienza diversa”…


ma adesso che lo so, se qualcuno vuole vivere un'esperienza diversa non esiti a contattarmi, posso offrire accrediti per eventi, teatri, concerti, spettacoli, fiere, sagre, partite di ogni sport e finanche per vie Crucis e messe di Pasqua...
«Il materiale prodotto è stato regolarmente trasmesso alla testata che ha concesso l’accredito, con cui ho avuto, solo in questa occasione, un rapporto di collaborazione episodico e limitato all’iniziativa».

Quale testata? Perché non lo dice? Quale emittente (visto che si definisce “operatrice” si tratterà di una tv), ha mandato in onda il “materiale prodotto”? Ed è forse la stessa testata che aveva accreditato anche la non giovanissima signora bionda, mai vista nel mondo del giornalismo locale - e credo sconosciuta all'albo dei Giornalisti - che si impegnava nel riprendere tutto col suo cellulare? E tanto che ci siamo, visto che la consigliera Fantozzi parla di “rapporto di collaborazione”, e che quindi - secondo norma -  si tratta di un lavoro pagato, possiamo sapere se la testata che ha accreditato la consigliera di maggioranza ha anche ricevuto pubblicità dal Comune o da partecipate comunali? E in quel caso, sarebbe conflitto di interessi? Attendo con ansia un comunicato dell'onorevole Sottanelli, sempre così attento ai temi dell'informazione locale...
«Nessun “pass falso”. Solo il desiderio di raccontare un’esperienza culturale con un punto di vista diverso. Ribadisco con fermezza che la mia presenza non aveva alcun fine politico o professionale. Si è trattato di un’iniziativa privata, senza alcun riflesso sul mio incarico di consigliera comunale». 
Vede, consigliera Fantozzi, il suo pass non era falso, perché una testata giornalistica l’aveva richiesto e - in via del tutto teorica - non sarebbe stato neanche impossibile richiederlo per un “non giornalista” (a determinate condizioni molto particolari che nel suo caso non esistevano)… se non si fosse trattato di un evento riservato ai giornalisti iscritti all’Ordine, e lei non lo è, e se - soprattutto - lei non si fosse trovata in un posto nel quale nessun giornalista, anche se iscritto, si sarebbe dovuto trovare. 

Le resta, però, una bella foto da incorniciare.
A proposito, dicono che il Papa non migliori... si prepari con l'accredito: il Conclave è un'altra "...esperienza diversa"
ADAMO