Confesso: l’avevo presa male.
Ma male assai.
Ero pronto a criticare sia la Regione, che si sgrava di un problema, sia il Comune, che se lo carica. E visto che è un problema che si risolve solo con gli euro nostri, la cosa non mi piaceva.
Per questo l’avevo presa male.
Ma male assai.
Tutto partiva dall’accordo che, questa mattina, con una conferenza stampa ufficiale, sarà reso pubblico dal Sindaco di Teramo e dall’assessore regionale alla Cultura.
D’Alberto e Santangelo, nel cuore della Biblioteca Delfico, sottoscriveranno un accordo che riguarda proprio la Biblioteca.
Ve lo sintetizzo.
Anzi: ve lo faccio leggere dall’atto ufficiale.
Il Comune di Teramo dovrà: “a) mettere a disposizione, attraverso l’inserimento di Palazzo Delfico e della Biblioteca Melchiorre Delfico, nei luoghi del Polo Museale della città di Teramo, personale “aiuto bibliotecario” per tutte le mansioni concernenti le attività di prestito e assistenza all’utenza, nonché personale addetto all’accoglienza a guardiania;
b) mettere a disposizione personale volontario in tutte le forme previste dalla norma di legge per il quale dovranno essere garantite le relative coperture assicurative a totale carico del Comune di Teramo, con conseguente esenzione della Regione Abruzzo da ogni responsabilità
c) collaborare alla progettazione e alla realizzazione delle attività di valorizzazione e diffusione (esposizioni temporanee, attività diffuse sul territorio cittadino, didattica, gruppi di lavoro) del patrimonio culturale di proprietà della biblioteca.
Per tutte le attività oggetto del presente Accordo, il Comune di Teramo utilizzerà personale qualificato, a totale carico del Comune stesso. Tutti gli oneri retributivi, assicurativi e previdenziali del personale restano a totale carico del Comune di Teramo, con conseguente esenzione della Regione Abruzzo da ogni responsabilità. Dal presente Accordo non possono derivare in alcun modo rapporti di lavoro tra la Regione Abruzzo e il personale del Comune di Teramo, né alcuna aspettativa in tal senso”.
Quindi, il Comune deve assumere (e pagare) il personale necessario a garantire la piena funzionalità della Biblioteca. E la Regione, in cambio, che fa?
“a) la formazione del personale assunto dal Comune;
b) garantisce la presenza di almeno un dipendente regionale durante gli orari di apertura;
c) il coordinamento scientifico delle attività della Delfico”.
Come intuirete, il fatto che il Comune si facesse carico di tutte le spese del personale, per una Biblioteca Regionale, non mi piaceva.
L’avevo presa male.
Ma male assai.
Mi sembrava un accordo totalmente squilibrato, a sfavore del Comune.
Poi, peró, ho scavato un po’. Ho cercato di capire, e ho scoperto che questo non è affatto un accordo squilibrato, anzi: è una bella idea.
Di più, è una soluzione, che dimostra che - raramente - una giusta sinergia tra enti possa portare ad un risultato davvero importante.
Me ne sono convinto quando, leggendo l’accordo, ho cercato di capire il significato del comma 3 dell’articolo 6 dell’accordo: “La Regione Abruzzo si impegna alla gestione della struttura…”, scoprendo che “gestione” significa farsi carico di tutti i costi di riscaldamento e condizionamento, di tutta la manutenzione di un palazzo “importante” come quello che ospita la Biblioteca (per la sola ripulitura dello “scalone” se ne sono andati 40mila euro, di tutti i costi per l’acquisto dei libri e dei giornali… insomma, una somma di spese che per il Comune sarebbero insostenibili. Certo, in un sistema perfetto la Regione, in quanto proprietaria, avrebbe dovuto assumere il personale che manca, ma visto che questo non è un sistema perfetto, e che la Biblioteca Delfico è un patrimonio che non può e non deve subire la deriva negativa di quell’imperfezione, allora servono correttivi.
Serve una soluzione, appunto. Che, tra le altre cose, garantirà la formazione di nuove professionalità e la creazione di nuovi posti di lavoro. Per tre anni, per cominciare, poj si vedrà. Soprattutto, garantirà l’apertura costante dell’antico portone di Palazzo Delfico.
Che non è un portone qualsiasi, perché oltre quel portone c’è una biblioteca.
Una "spezieria dell'anima", come era scritto sulla porta di un'altra Biblioteca. Quella di Alessandria.
E questa è una cosa buona.
Ma buona assai.
ADAMO