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GeroxCon l’approssimarsi dell’inaugurazione del nuovo, grande Museo Egizio del Cairo, che avrò l’emozionante piacere di visitare a dicembre, la cronaca mi offre una gustosa anticipazione, tutta per me. Per rispondere al mio fondo di ieri, infatti, riemerge dalle nebbie del tempo Ennio Chiavetta, esponente della politica locale al tempo dell’Antico Regno, signore delle terre bellantesi affacciate sul Tordino, al tempo in cui Cheope governava le sabbie affacciate sul Nilo.  
Risvegliatosi dall’oblìo, Chiavettankhamon lascia la teca 26, del quarto corridoio dell’ala dei faraoni predinastici e scrive.
Non in geroglifico, per nostra fortuna (benché io un po’ riesca a leggerlo) ma in politichese antico.
Del resto, nel cartiglio si firma “Segretario Provinciale di Sinistra Italiana”, ovvero di quello stesso partito che vanta quale segretario comunale quel Vincenzo Cipolletti che, poche ore fa, in un post, dopo aver chiesto un Consiglio straordinario sulla chiusura del Centro Storico, perché vuole “pace e aria pulita”, scriveva: «…il rammarico più grande è aver smembrato il vero motore propulsore della maggioranza che è INSIEME POSSIAMO, oggi INSIEME NON POSSIAMO Abbiate il coraggio i espellere consiglieri che nulla hanno a che vedere con quel progetto e si sono assunti il ruolo di statisti...», dimostrando di aver (finalmente) capito quale sia la colpa, ma non il colpevole. 
E se non l'ha capito fino ad oggi...
Chiavetta, dunque, scrive.
E mi risponde.
Non mi cita, ma cita passi del mio fondo.
Gli devo una risposta, perché l’impegno profuso nella riemersione dal pozzo del tempo passato, merita un premio.
Come sempre: in corsivo le sue parole, in neretto le mie.

«In questi giorni assistiamo a un orchestrato tentativo, grottesco e strumentale, di delegittimazione personale e politica nei confronti di Gianluigi Antonelli, coordinatore di Sinistra Italiana di Atri e voce coerente e coraggiosa del territorio».
Come vuole la più trita regola della retorica sinistra (non di sinistra, ma sinistra e basta) innanzitutto bisogna passare da vittime, sennò come si fa ad assegnare una colpa e accusare un colpevole?

«Viene avanzato un ragionamento doppiamente errato: si sostiene che, poiché l’indagine penale non ha accertato reati nella vicenda della “scheda ballerina”, allora il ricorso al Consiglio di Stato – pur accolto – sarebbe stato infondato”.
No, non è così. Quello che non si sostiene è altro: se il Consiglio di Stato annulla le elezioni sulla base di una irregolarità tanto grave da essere un reato, e infatti passa gli atti alla Procura, se poi quel reato non c’è… l’annullamento era giusto? Gliela faccio più facile: se il Comune chiude un ristorante perché usa cibi scaduti, ma poi i Carabinieri accertano che quei cibi non erano scaduti, il ristorante è in regola o no?

«E con questa premessa si vuol far intendere, in modo ancor più scorretto, che Gianluigi Antonelli sia poco credibile nelle sue altre battaglie».
Altro errore, non si vuole far intendere niente, ma - per quel che mi riguarda - quello che critico nell’agire della “…voce coerente e coraggiosa del territorio”, è che quella voce abbia usato toni apocalittici, con una condanna politica che mal, e poi mai, nella narrazione di quella paradossale conferenza - comizio, ha valutato la possibilità che quelle elezioni annullate fossero una colossale figuraccia per tutta Atri. Senza connotazione politica. C’era, in quel comizio mascherato, un sottinteso di denuncia nei confronti del governo atriano, che non era giustificato da nessun atto ufficiale. In quella conferenza, Antonelli tratteggió i contorni di uno “scandalo” che, vista la platea dei presenti, non poteva che essere politicamente (e moralmente) attribuito ai cattivi che avevano vinto le elezioni.

«Si tratta di una narrazione falsa e tendenziosa. Il Consiglio di Stato, massimo organo di giustizia amministrativa, ha annullato le elezioni comunali di Atri con una sentenza definitiva, rilevando irregolarità gravi e diffuse nelle operazioni elettorali, tali da compromettere la libertà e la segretezza del voto, in violazione dell’articolo 48 della Costituzione».
Visto che parla di “falso e tendenzioso”, caro Chiavettankhamon, mi piacerebbe ascoltare un suo giudizio sulla narrazione della segretaria del seggio, che nelle carte del Consiglio di Stato era prova importante del “fattaccio”, mentre in quelle della Procura viene completamente stravolta e capovolta. A proposito, lei sa che, per un curioso caso di omonimia, quella segretaria si chiama esattamente come una componente del direttivo di Alleanza Civica? 

«L’annullamento non è stato deciso sulla base di ipotesi astratte, ma su fatti documentati da entrambe le parti. Un dato giuridico sostanziale, indipendente da rilievi penali. I due piani sono distinti e autonomi e chi li confonde lo fa solo per sviare il dibattito e screditare chi ha agito per amor di democrazia e trasparenza. Nessun “miraggio”, dunque, né "fumosa presunzione amministrativa”, né "populismo" o "opportunismo".»
Ergo: il ristorante multato per cibi scaduti, che non usava cibi scaduti, merita di restare chiuso.

«Ancora più inaccettabile è l'attacco personale fondato su sarcasmo e derisione. Questo metodo, tipico delle stagioni peggiori della politica e della Storia, serve solo a rinserrare le fila contro un nemico comune. È un tentativo disperato di ricompattare un fronte diviso e delegittimato dai fatti, che oggi si trova a dover giustificare un disavanzo di oltre 12,6 milioni di euro, accumulato dopo sedici anni di amministrazione».
Siccome mio è quel sarcasmo, farò finta di non cogliere in questo passaggio un velato riferimento al fatto che i miei articoli possano avere un interesse di parte… non sta dicendo questo, vero Chiavetta? Non starà per caso alludendo? Vero è che lei appartiene a quella preistoria della politica nella quale, se non scrivevi su Paese Sera, L’Unità o il Manifesto eri un giornalista servo del potere, ma si rassegni: mi vanto di non avere padroni né padrini.

«Al nostro compagno Gianluigi – la cui correttezza, umanità e onestà intellettuale sono note e riconosciute sull’intero territorio regionale – va la nostra piena solidarietà umana e politica. A chi tenta di silenziare il dissenso con l’attacco personale, rispondiamo che la forza delle idee non si intimorisce. La democrazia ha bisogno di chi cerca verità, non di chi la teme».
Nell’attesa del Sol dell’Avvenire, resta il fatto che la scheda ballerina non ballava.
Il resto fa solo volume.
ADAMO