In politica, il tempismo è una dote. Non basta dire la cosa giusta, bisogna anche dirla al momento giusto. Altrimenti succede, ed è un boomerang pericolosissimo, che quella cosa per quanto giusta divenga sbagliata e un’uscita potenzialmente felice, alla fine, si riveli infelicissima.
Nella mia classifica dei gaffeur politici, o meglio: dei più abili nel dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, svetta incontrastata la leadership dell’Onorevole Giulio Cesare Sottanelli, il Sinner dei tempi sbagliati e delle uscite a sproposito, ma il suo primo posto è insidiato adesso da una vera e propria promessa della categoria, un politico non di primo pelo, ma del quale non conoscevo questa abilità, avendo imparato a considerarlo tra i maggiori esponenti della categoria “taciturni”.
Mi riferisco al segretario del PD provinciale, Robert Verrocchio, che ha rotto il suo tradizionale silenzio per prendere, a sorpresa, posizione nel caso del “Sindaco despota” di Mosciano, ovvero del colorito fraseggio che il primo cittadino moscianese ha sfoderato, in Consiglio, nel rispondere ad una consigliera di opposizione, da «taci» a «non ti ho dato la parola», «Non puoi parlare…» fino «stai al posto tuo» (QUI IL VIDEO).
Vero è che non ho mai considerato il Sindaco Galiffi tra i più stilosi primi cittadini del Teramano, anzi: ricordo ancora quando nel commentare un mio articolo sul cavalcavia che va dal niente a nulla, mi indicò un posto nel quale andare… ma tant’è, ho le spalle (e le palle) abbastanza grosse per reggere le reazioni scomposte di chi non gradisce i miei articoli, ma il Consiglio Comunale è un luogo che pretende anche una liturgia del gesto e del verbo, profano, che non consentono esternazioni alla Galiffi.
Può succedere, certo, e succede nel confronto anche acceso, ma poi ci scusa.
L’ha fatto anche il presidente della Regione Marsilio, che aveva dato della “professorina” alla consigliera Mannetti.
Galiffi no, non si è scusato.
Anzi: ha aspettato che si muovessero in sua difesa le truppe alleate della maggioranza moscianese.
Nel gioco delle parti, ci sta.
Benché il Sindaco sia, in questo caso, oggettivamente indifendibile.
Non ci sta invece, nei tempi e nei modi, l’uscita di Robert Verrocchio, che è un vero e proprio errore, un pastrocchio politico.
Leggiamolo:
«D𝘦𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘰 𝘳𝘪𝘯𝘯𝘰𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘪𝘮𝘢 𝘦 𝘷𝘪𝘤𝘪𝘯𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘭 𝘚𝘪𝘯𝘥𝘢𝘤𝘰 𝘎𝘪𝘶𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘎𝘢𝘭𝘪𝘧𝘧𝘪 𝘦 𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘢 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦. 𝘓𝘢 𝘭𝘶𝘯𝘨𝘢 𝘦 𝘴𝘪𝘨𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘚𝘪𝘯𝘥𝘢𝘤𝘰 è 𝘶𝘯𝘢 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘪𝘮𝘰𝘯𝘪𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘪𝘮𝘱𝘦𝘨𝘯𝘰, 𝘴𝘦𝘳𝘪𝘦𝘵à, 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘥𝘦𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘭 𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘪𝘵à».
Primo capoverso: aria fritta.
«È 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘳𝘥𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘨𝘭𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘢𝘭𝘪, 𝘴𝘦𝘣𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘴𝘱𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘴𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘵𝘦𝘢𝘵𝘳𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘴𝘪 𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘰𝘤𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪, 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦𝘳𝘰 𝘮𝘢𝘯𝘵𝘦𝘯𝘦𝘳𝘦 𝘧𝘦𝘳𝘮𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘭 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘳𝘶𝘰𝘭𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘦𝘥𝘶𝘳𝘦 𝘳𝘦𝘨𝘰𝘭𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘪, 𝘴𝘵𝘳𝘶𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘭𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘨𝘢𝘳𝘢𝘯𝘵𝘪𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘥𝘪𝘢𝘭𝘰𝘨𝘰 𝘪𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘴𝘦𝘳𝘦𝘯𝘰 𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰».
Secondo capoverso, aria fritta da un “professorino”.
«𝘐𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘤𝘢𝘴𝘰, 𝘱𝘢𝘳𝘦 𝘦𝘷𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘤𝘢𝘵𝘢 𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘷𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘳𝘦𝘨𝘰𝘭𝘦 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘪𝘣𝘶𝘪𝘵𝘰 𝘢𝘥 𝘢𝘭𝘻𝘢𝘳𝘦 𝘦𝘤𝘤𝘦𝘴𝘴𝘪𝘷𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪 𝘵𝘰𝘯𝘪, 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘯 𝘢𝘮𝘣𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰. 𝘓𝘢 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘶𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘻𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘶𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘪𝘯𝘨𝘰𝘭𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘥𝘪𝘣𝘢𝘵𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘭𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘩𝘢, 𝘪𝘯𝘰𝘭𝘵𝘳𝘦, 𝘢𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘶𝘤𝘤𝘦𝘴𝘴𝘪𝘷𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘶𝘯 𝘤𝘭𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘭𝘪𝘵𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 è 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘪 𝘣𝘢𝘯𝘤𝘩𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘢𝘪 𝘤𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭, 𝘢𝘮𝘱𝘭𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘭𝘵𝘦𝘳𝘪𝘰𝘳𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘵𝘦𝘯𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪».
Eccola, la lettura politica di Robert Pastrocchio: è colpa dei social.
«𝘊𝘰𝘯𝘧𝘪𝘥𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘳𝘪𝘵𝘰𝘳𝘯𝘰 𝘢 𝘶𝘯 𝘤𝘭𝘪𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘦 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵à, 𝘢𝘧𝘧𝘪𝘯𝘤𝘩é 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘢 𝘳𝘪𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘴𝘪 𝘶𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘴𝘰».
Quarto capoverso: aria fritta con gocce di auspicio.
«𝘗𝘦𝘳 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘦𝘳𝘯𝘦 𝘭’𝘢𝘱𝘱𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘨𝘭𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘓𝘢𝘵𝘵𝘢𝘯𝘻𝘪, 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘰 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘢𝘪 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘪𝘯𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪, 𝘳𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘦 𝘯𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘗𝘋 𝘢𝘭 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘶𝘳𝘪𝘰𝘴𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦, 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘶𝘦 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘪𝘯𝘤𝘪𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘱𝘱𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘗𝘢𝘳𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘋𝘦𝘮𝘰𝘤𝘳𝘢𝘵𝘪𝘤𝘰 𝘩𝘢 𝘥𝘦𝘤𝘪𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘯𝘥𝘪𝘥𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘦 𝘦𝘭𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘶𝘯 𝘤𝘢𝘯𝘥𝘪𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘗𝘋. 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪𝘯𝘢𝘮𝘪𝘤𝘢 𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦 𝘱𝘪ù 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘭𝘦 𝘶𝘯’𝘢𝘶𝘵𝘦𝘯𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘪𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵à 𝘯𝘦𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵à».
Quinto capoverso: una palata di maldicenza contro un ex iscritto, che non guasta mai, specie se la tira il segretario di un partito che, notoriamente, non ha mai cambiato alleanze, schieramenti e coalizioni nella sua storia. Ps. al quanto scritto staccato è anche peggio delle galiffate consuiliari.
«𝘙𝘪𝘣𝘢𝘥𝘪𝘴𝘤𝘰 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘢𝘷𝘪𝘢 𝘭’𝘪𝘮𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘮𝘢𝘯𝘵𝘦𝘯𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘢𝘵𝘵𝘦𝘨𝘨𝘪𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘪𝘮𝘱𝘳𝘰𝘯𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘭 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘪𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘦 𝘢𝘭 𝘥𝘪𝘢𝘭𝘰𝘨𝘰 𝘳𝘦𝘤𝘪𝘱𝘳𝘰𝘤𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘭 𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘰𝘴𝘤𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘚𝘢𝘯𝘵’𝘈𝘯𝘨𝘦𝘭𝘰 𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘴𝘶𝘰𝘪 𝘤𝘪𝘵𝘵𝘢𝘥𝘪𝘯𝘪. 𝘉𝘶𝘰𝘯 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰 𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪»
Robert Pastrocchio chiude con una pennellata di classe, senza mai neanche sfiorare il fatto che, prima ancora che Sindaco e Consigliera, erano un uomo e una donna e che, restando nel campo dell’educazione, prima di entrare in quello della politica, i toni dovevano essere diversi.
Poi dovevano esselo perché un Sindaco è un Sindaco, e non rappresenta solo sé stesso.
Sarebbe bastato chiedere scusa.
Qualcuno lo spieghi a Robert Pastrocchio.
E Sottanelli cominci a preoccuparsi...
ADAMO