«Mi si nota di più se non vengo, o se vengo e me ne sto in disparte?»
Se lo chiedeva, l’allora 25enne Nanni Moretti in un film che all’epoca ebbe una grande eco: Ecce bombo.
E me lo sono chiesto anche io, negli anni, anche se mai per un invito che mi riguardasse direttamente, visto che io alle feste amo andare e non mi metto mai in disparte. No, me lo sono chiesto ogni volta che un’assenza, o una presenza marginale, hanno assunto significati che andavano ben oltre l’esserci o il non esserci.
Ogni volta, insomma, che il non partecipare o il partecipare standosene in disparte erano l’atto evidente di una scelta che sottintendeva altre scelte e, soprattutto, altri messaggi.
Politici, magari.
Come ieri mattina.
Perché ieri mattina si è notata di più, molto di più, l’assenza di alcuni tra i protagonisti della Politica (si noti l’uso della maiuscola), che invece alla “festa di compleanno della Provincia” non sarebbero dovuti mancare.
Assenze ingiustificate, o giustificate male, che non hanno rovinato la festa, tutto sommato sobria e affatto “ampollosa”, anzi: concentrata soprattutto sulla lettura del futuro attraverso le “carte” dei progetti di risanamento delle scuole, ma che hanno prodotto un effetto boomerang, rendendo quelle assenze… “presenti” al punto di diventare sgradevoli.
A cominciare dal vicepresidente della Provincia, Andrea Core, che per carica avrebbe dovuto sentire come obbligatoria la presenza, tanto più che quella vicepresidenza gli viene dal fatto di essere un consigliere comunale, guarda caso, proprio della città capoluogo della Provincia, che ieri festeggiava 19 anni e due secoli.
Per continuare poi con tutti i consiglieri provinciali, delegati o meno, di Maggioranza o meno, che per rispetto di un tempo, prima ancora che di un luogo, dovevano essere presenti.
La “Provincia” di Teramo, da quando il fratello maggiore di Napoleone, Giuseppe, nella sua breve reggenza del Regno di Napoli, decise di segnarne i confini, ha offerto alla Storia (anche qui, si noti la maiuscola), personaggi che quella storia hanno anche contribuito a scriverla. Quella di ieri non era una festa, ma la doverosa celebrazione di duecentodiciannove anni di storia collettiva. Non esserci, per chi siede sugli scranni di quel Consiglio, magari con una delega o una nomina, non era un’opzione.
Invece, Core non c’era.
E non c’erano altri consiglieri… e una buona metà dei 47 Sindaci della Provincia.
C’era la Regione, c’era D’Alfonso (che ha offerto alla platea un intervento notevole, specie nella lettura della causa delle soppressione delle Province), c’erano tutte le autorità civilimilitarireligiose, ma Core no.
Soprattutto, non c’era il commissario straordinario per la ricostruzione Guido Castelli, che pure fino a poche ore prima aveva garantito la sua partecipazione, che sarebbe stata importante visto che il tema principale era la ricostruzione delle scuole.
Ufficialmente, come ha spiegato in un videomessaggio, non c’era per un impegno «… che mi impone di essere presente ad Accumoli, nell’imminenza del nono anniversario della prima grande, tragica scossa…».
Ecco, partiamo da qui.
Pur comprendendo la precedenza riservata ad Accumoli, con il rispetto che si deve al dolore di un paese così duramente colpito dal terremoto, nulla avrebbe impedito al Commissario Castelli di onorare l’impegno teramano prima di incamminarsi lungo i 76km che segnano la distanza tra Teramo e il borgo del Reatino. Tanto più che l’impegno che ne imponeva la presenza alla vigilia del nono anniversario della grande scossa (che poi vigilia non è perché la scossa cambiò la geografia e la storia di quei luoghi il 24 agosto, cioè tra due settimane) altro non era che un taglio del nastro, quello della riapertura parziale, ripeto: parziale del cimitero monumentale, che sarà ultimato solo ad ottobre. Rubo foto a laprovinciarieti.it
Nulla avrebbe impedito al commissario Castelli di tagliare quel nastro, certo simbolico e importante, alle 12, 30… o magari alle 9, prima di venire a Teramo, onorando della sua presenza la festa della nostra Provincia, almeno quanto due giorni prima aveva onorato la “Sagra del Prosciutto teramano” di Basciano.
Volendo, c’era tutto il tempo di tagliare il nastro ad Accumoli e venire a Teramo, o viceversa.
Volendo.
Ma Castelli non ha voluto.
È stata una scelta, non un contrattempo.
Una decisione, non un imprevisto.
Come quella di Core. E degli altri.
Hanno scelto di non esserci.
Hanno scelto di far notare la loro assenza.
Perché? La risposta, ma di qui in poi vi avverto sono solo mie riflessioni, distilla dalle pieghe dell’intervista che, cogliendo tutti di sorpresa, il presidente Camillo D’Angelo ha rilasciato ad Elisabetta Di Carlo per certastampa (QUESTA INTERVISTA), annunciando la sua volontà di candidarsi alla Presidenza della Regione Abruzzo.
Uno scoop (ce lo diciamo da soli, visto che altri colleghi - o presunti tali - s’incagliano nella grammatica cercando di sminuire la portata del “buco” subito), che ha scatenato reazioni scomposte, tanto nel Centrodestra, che guarda a D’Angelo adesso come un potenziale rivale, quanto soprattutto nel Centrosinistra, dove l’annuncio ha agitato le segreterie.
Certo, non sono mancati, dall’una e l’altra parte, i commenti distruttivi, ma tutti limitati al dibattito interpersonale, nessuno rivestito dell’ufficialità, fatta eccezione per una democristianeggiante dichiarazione del segretario provinciale PD, Robert Verrocchio, che ha cercato di dire la sua senza dire nulla e restando come sempre nel vago.
La verità è che, nel confuso rincorrersi di aspiranti leadership politiche, che da un decennio abbondante mortifica la scena politica nazionale e locale, nessuno è in grado di dire se quella di Camillo D’Angelo sia solo un’esageratamente anticipata fuga in avanti o, chissà, una scommessa temeraria ma destinata al successo.
Nel dubbio, lo evitano.
Anche, magari, non partecipando alla festa della Provincia di Teramo, offendendo i 299.548 teramani che, oltre Camillo D’Angelo, vivono in questo ritaglio di terra sospeso tra la sabbia dell’Adriatico e la neve del Gran Sasso.
Dimenticavo: mancava anche l’onorevole Giuliocesare Sottanelli, ma non se ne è accorto nessuno.
ADAMO