• DGA
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

2e8dbc7e-ddb8-4227-9838-8d608f696f44.png«Le sconsiglio questo farmaco, mi creda… non è il caso».
Tra tutte le cose che immaginavo di sentirmi dire in farmacia, quando sono andato tranquillamente a spedire una ricetta, questa è forse la più imprevedibile.
Ormai, mi aspetto che il farmacista, tra un’aspirina e uno sciroppo, mi proponga tisane, profumi, trattamenti estetici, occhiali usa e getta, test della pressione, della vista, dell’udito, dell’intolleranza a qualsiasi cosa, fino ad una serie di pasticche e caramelle più o meno curative, ma che mi sconsigliasse un farmaco, quello proprio no, non me l’aspettavo.
Anche perché, particolare affatto trascurabile, quel farmaco non me lo ero autoprescritto, ma me l’aveva ordinato il mio medico di famiglia.
Eppure, quel gentile signore col camice bianco, dietro al bancone della farmacia di Colleparco a Teramo, non me lo vuole dare.
Lo sconsiglia.
Anzi: fa anche di più, ne sceglie un altro «…preferirei darle quest’altro, è lo stesso principio attivo, fa esattamente la stessa cosa…», e tanto che ci siamo, mi offre anche una sostanziosa dose di qualunquismo «… tanto alla fine so’ tutti uguali…».
E allora, se so' tutti uguali, perché mi sconsiglia quello scelto da mio medico?
E mentre ero lì che, contagiato dal qualunquismo, cominciavo a pensare a tutti i possibili rapporti tra il farmacista e la casa farmaceutica, e mi tornanvao alla mente le storie degli scandali legati alle prescrizioni, con pazienti indirizzati sempre verso gli stessi farmaci e i medici sulle spiagge ai caraibi, ecco che lui, il farmacista di Colleparco, sfodera la spiegazione che non mi aspettavo: «… è israeliano, il farmaco che le ha prescritto il suo medico è della Teva, che un’azienda israeliana… mica vogliamo aiutare questa gente a massacrare i palestinesi, no? … lei ha visto quello che stanno facendo? … vuole contribuire al genocidio?…non possiamo essere complici… prenda quello che le consiglio io, che è un generico e lo fanno in Francia…», e poi, tanto per non sbagliare, ribadisce la premessa: «…tanto so’ tutti uguali…».
Ero entrato in farmacia per un gastroprotettore, deciso a combattere contro i bruciori di stomaco e, in un attimo, nella farmacia di questo tranquillo quartiere collinare teramano, mi ritrovi a combattere anche contro Netanyhau.
A che serve, se non a regalarsi un alibi per la coscienza, il  boicottare i farmaci di un’azienda israeliana, che peraltro in Italia ha quattro fabbriche e paga 1200 stipendi?
Quanto incide sulle politiche di Netanyahu, il fatto che la Teva non venda una, cento, mille, diecimila o due milioni di scatole di medicine?
Se anche la Teva fallisse, anche grazie al nobile boicottaggio del farmacista di Colleparco, quel fallimento fermerebbe il massacro?
Certo, non lo fermerà neanche la cancellazione del gemellaggio con Rishon Lezion, ma quello serve a noi, perché non possiamo né dobbiamo sentirci “gemelli” di chi bombarda gli ospedali. Lo dico dal 2009. Perché anche 16 anni fa Israele bombardava e i palestinesi morivano, ma non ricordo farmacisti  boicottanti…
Sono tempi terribili, questi.
Così terribili che anche in provincia di Teramo, sì qui da noi, ci sono aziende che stanno riconvertendo le produzioni per fabbricare componenti per le armi, perché l’Europa investirà miliardi e qualcuno dovrà pure guadagnarseli. Eppure, non ho sentito la voce dei sindacalisti, neanche di quelli che magari affidano ad una colletta la loro quota di visibilità Pro-Pal.
Se proprio sentite il bisogno di protestare, ricordate che una pallottola fa molto più male di una pasticca. 

Mentre riflettevo sui paradossi del nostro vivere collettivo e, soprattutto, su certe inutili esasperazioni, il farmacista ha già fatto lo scontrino, quindi non mi resta che pagare, ma intanto provo a dire che il farmaco che mi ha dato è francese, e che anche i francesi qualche colpa,, nelle terre d'oltremare ce l'hanno anche loro… ma non faccio in tempo, perché il farmacista pro-Pal mi stoppa subito: «…è vero, so’ tutti uguali…».
ADAMO