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La lettura di questo articolo, vi costerà un euro.
No, non preoccupatevi, non abbiamo deciso di mettere Certastampa a pagamento, quindi non è a noi che darete quell’euro.
Leggendo questo articolo, infatti, scoprirete che quell’euro a testa, per un totale di 48mila euro, tutti noi teramani lo stiamo versando a Teramo Nostra.
Sì, tutti noi: 48mila euro.
Si lo so che in realtà siamo poco più di 51mila, ma ho tenuto fuori dal conteggio i bambini che non hanno nemmeno la paghetta settimanale, ma solo loro, perché tutti gli altri, senza distinzione di età, sesso, lavoro e religione, dovranno pagare quell’euro a Teramo Nostra.
Come dite, per fare cosa?
Ma che domande fate?
È per la nuova edizione dell’attesissimo Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica "Gianni Di Venanzo", giunto quest’anno alla sua trentesima edizione, il che significa che sono trent’anni che a Teramo si organizza un premio del quale, ne sono convinto, si potrebbe benissimo fare a meno, tanto per il portato culturale (a mio avviso pressoché nullo), quanto per il (dis)interesse che genera nella popolazione.
Credo che non esista, nel panorama culturale dell’Occidente, qualcosa meno interessante del Di Venanzo, e non certo per le finalità, perché la fotografia nel cinema è arte, ma nell’organizzazione di Teramo Nostra, che ne fa un evento pallosissimo, che culmina in una serata seguita da pochi intimi, nella quale si consegnano “esposimetri d’oro” ad illustri sconosciuti, ripescati nelle pieghe della cinematografia di nicchia che più di nicchia non si può.
Anche quest’anno, mi sembra di capire, il tutto avverrà nell’ennesimo tendone montato in piazza, forse nella speranza (vana, visti i precedenti) di intercettare qualche passante incuriosito.
Eppure, ci costerà 48mila euro, e mi limito alla sola conta del contributo comunale che, peraltro, negli anni della gianguideria è cresciuto senza sosta, passando dai 5 mila euro del 2021, ai 31 mila 2022, poi ai 46 mila nel 2023, fino ai 56 mila nel 2024 per tornare, con una leggera flessione, ai 48 mila di quest’anno, freschi freschi, visto che la delibera è solo del 1 ottobre, per la gioia dell’assessore alla cultura Antonio Filipponi.
Facendo due conti, in 5 anni abbiamo dato al Premio Di Venanzo 186mila euro… per capire quanto siano stati spesi bene vi sfido, adesso, a citare almeno due nomi di vincitori degli ultimi cinque anni.
Dai!
Su!
Almeno uno… niente vero?
Eppure, abbiamo speso 186mila euro di soldi nostri, di noi teramani, per far sì che la nostra cultura si arricchisse.
A proposito di nomi, leggo che, con uno slancio di fantasia, Teramo Nostra ha proposto l’intitolazione del rinascente teatro Comunale a Gianni Di Venanzo.
Ne approfitto, per fare una domanda al Sindaco, che sembra aver considerato “valutabile” la proposta: ricordo male, o il nuovo Teatro Comunale sarà solo teatro e non più cinema? Perché se così fosse, intitolare un teatro ad un personaggio del Cinema, sarebbe come mettere una statua di Garibaldi in una piazza, ma non in quella dedicata all’Eroe dei due mondi.

Ecco, a proposito di Garibaldi, l’esposimetro d’oro per il cinema italiano quest’anno va al film l’abbaglio, dedicato proprio all’impresa dei Mille.

L’avete visto vero?

È la storia di un popolo che saluta la partenza dei Mille… ed in fondo è un po’ la nostra, solo che noi salutiamo quella dei …quarantottomila.

ADAMO