Leggete insieme a me questa frase: «…rispetta il pluralismo delle scelte culturali e delle posizioni politiche presenti al suo interno. Le differenti posizioni politiche possono essere liberamente manifestate sia all’interno sia all’esterno…», non è bellissima?
Quanta democrazia trasuda da un’affermazione così semplice, ma al tempo stesso immensa nel suo portato civico?
E adesso, leggete questa: «Tranquilli fascisti ad uno ad uno vi ricacceremo nelle fogne. Lì è il vostro posto».
E da questa, quanta democrazia trasuda?
Adesso vi propongo un gioco, che gioco non è, anzi: in qualche modo è il riflesso di una deriva culturale che condanna Teramo ad una marginalità sempre più profonda.
Funziona così: trovate il minimo (molto minimo) comun denominatore tra le due frasi.
Vi voglio dare anche qualche indizio:
- è un uomo
- è stato consigliere comunale, ma non lo si rimpiange
- crede che Michele Raiola sia una speranza per la politica cittadina
A questo punto, l’avrete capito: è Vincenzo Cipolletti, è lui il minimo (molto) comun denominatore tra le due frasi.
La prima, infatti è il comma uno dell’articolo tre dello Statuto di Sinistra Italiana, il partito del quale Cipolletti è segretario del circolo teramano.
La seconda, è il post che lo stesso Cipolletti, segretario del circolo teramano di Sinistra Italiana, ha affidato a Facebook, a commento della manifestazione teramana dei Pro Pal.

Nel suo piccolo mondo antico, Cipolletti vive ancora negli anni ’70, quando la piazza era un campo di battaglia e non un luogo di confronto. Oggi quel suo post, suona come un boato fuori tempo, un pugno sferrato nel vuoto morale di una politica teramana che sembra vivere solo di slogan e indignazioni istantanee. Nella sua visione “democratica”, Cipolletti sembra convinto dell’idea che l’antifascismo possa oggi declinarsi come un gesto di esclusione, come se la memoria della Resistenza autorizzasse la rimozione dell’altro. Ma l’antifascismo, quello vero, non nasce per cacciare: nasce per includere.
È la difesa della libertà di tutti, non la rivendicazione di un’appartenenza.
C’è una differenza abissale tra la memoria come presidio morale e la retorica come arma politica.
Quando la prima viene sacrificata alla seconda, si perde la sostanza del messaggio e resta solo la superficie: l’insulto, lo slogan, la rabbia.
La pochezza umana, culturale e politica.
Eppure basterebbe ricordare che la Costituzione non parla di fogne, ma di diritti; non assegna luoghi, ma dignità.
In un Paese dove le parole tornano a farsi pietre, servirebbe meno militanza e più cultura.
Perché, paradossalmente, si può tradire l’antifascismo proprio in nome dell’antifascismo — quando si dimentica che la sua forza dovrebbe essere morale, non verbale.
Cipolletti, personaggio paradigmatico di una sinistra in crisi d’identità e di consensi, cerca di ritrovare linfa nei fantasmi del passato. Come se il fascismo, più che una minaccia, fosse un comodo alibi per non parlare del presente: lavoro, povertà, sanità, territori dimenticati, come dimenticata è la nostra stessa Teramo, sempre più isolata.
Così l’antifascismo diventa scenografia, non sostanza, e Cipolletti sembra felice di dividere il Mondo in “noi” e “voi”, convinto che si possa attribuire a chi la pensa diversamente un “posto” — la fogna — in cui rinchiuderlo.
È l’eco di un certo antifascismo da riflesso condizionato, urlato e senza pensiero, ma le democrazie non si difendono insultando i nemici, lo si fa convincendo i cittadini. Eppure basterebbe poco per capire che le fogne non sono un luogo, ma un linguaggio. E chi ci finisce dentro, spesso, è proprio chi le evoca.
Perché quando si perde il senso della misura, l’insulto sostituisce la politica e l’urlo sostituisce il ragionamento.
La democrazia non ha bisogno di eroi che gridano, ma di persone che pensano.
Abbiamo bisogno di un fare politica che issi sui pennoni l’etica prima ancora che una bandiera, per ritrovare il tono della ragione, non dell’ira.
Quando ci abituiamo a gettare l’altro nel fango di una fogna, finiamo per respirare tutti lo stesso odore.
Qualcuno lo spieghi a Cipolletti.
ADAMO

