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MARIODRAGHI

Ma quant’è bravo, competente, capace e preparato super Mario Draghi?

Stampa e TV l’hanno già beatificato, glorificato e santificato prima ancora di conoscere i contenuti della sua futura azione di governo.

E allora, perché mai votare quando è in arrivo un salvatore della Patria dal così “alto profilo”?

Ma le elezioni sono l’essenza stessa della democrazia, verrebbe da obiettare.

Il presidente Mattarella ha però così deciso: non si vota perché può esser pericoloso in tempi di pandemia.

Per comprendere le dinamiche che hanno condotto alla situazione attuale, è utile allora ripercorrere il processo di genesi e lo sviluppo del governo “Conte bis”, concepito e sostenuto per impedire le elezioni anticipate che, almeno in quel momento, avrebbero condotto ad una vittoria schiacciante del centrodestra, allora schierato su posizioni più marcatamente “sovraniste”, non gradite certo a Bruxelles.

Un governo che, in meno di un anno, è riuscito a realizzare un’opera di distruzione della società ed economia che una potenza straniera nemica non avrebbe neppure potuto concepire.

Dilaniato il tessuto socio – economico e condannato alla definitiva chiusura un numero impressionante di piccole e medie imprese, il tutto tramite una franca violazione della Carta Costituzionale e uno sperpero gigantesco di danaro pubblico, culminato nel bizzarro acquisto di banchi a rotelle e la concessione di fantasiosi “bonus” per monopattini, mentre l’intera popolazione è stata inutilmente sottoposta ad un regime simile a quello degli arresti domiciliari, con misure restrittive che, pur a voler prescindere dalla palese illegittimità (ma come?) denunciata sin dall’inizio da chi scrive, non hanno conseguito significativi effetti nel contenimento della diffusione del virus cinese.

Vero è semmai che il virus di Wuhan sembra essersi diffuso e moltiplicato anche a causa della fuga di notizie da palazzo Chigi, quando la stampa mondiale poté conoscere il contenuto del D.P.C.M. dell’8 marzo prima della sua pubblicazione ed esecuzione, così provocando la fuga in massa dei cittadini lombardi nel territorio di altre regioni non ancora raggiunte dall’epidemia.

Inquietante, a dir poco, la nota circolare del Ministero della Sanità che, inibendo di fatto lo svolgimento di autopsie sui cittadini deceduti a causa del virus, ha impedito e ritardato un serio e doveroso studio sulla nuova patologia e quindi l’individuazione di cure efficaci che avrebbero forse potuto salvare migliaia di vite.

Se lo scopo perseguito dal governo fosse stato quello di destabilizzare l’economia, dilaniare il tessuto sociale, terrorizzare i cittadini con una propaganda martellante sconosciuta persino alla dittatura comunista cinese, Conte e i suoi ministri avrebbero allora realizzato, loro malgrado, un capolavoro nel creare uno scenario perfetto da “shock economy”.

Le porte della speculazione sono ora spalancate e in “pole position” troviamo la Cina, il “nostro “partner commerciale”, per usare le parole del ministro degli esteri Di Maio.

È forse giunto il momento per gli speculatori di passare all’incasso?

Certo è che il tempo per il presidente Conte era orami scaduto e così, con solerte tempismo è intervenuto il solito Matteo Renzi che, sino al giorno prima, aveva partecipato e sostenuto il governo condividendone ogni scelta e provvedimento.

Sembra quasi d’esser davanti al copione di uno spettacolo già visto che avrebbe causato più d'uno sbadiglio, se dietro le quinte non si giocasse il dramma di un Paese sempre più al collasso in ogni ambito della vita sociale ed economica.

Ma quando un'evoluzione di una “pièce” appare tanto facile da intuire, generalmente le possibilità sono due: o lo spettatore è dotato di virtù paranormali o sono gli autori ad essere scarsi.

Ed è facile dedurre quale di queste prospettive si stia verificando, con un metodo infallibile: se il ritmo con cui le scene si susseguono risponde a criteri che apparivano chiari fin dall'inizio della trama, allora si può concludere che chi ha scritto la storia fosse decisamente a corto di idee, al punto d'essere incapace di estrarre dal cilindro un lavoro originale.

Purtroppo sembra sia proprio il caso nostro.

Quale la ragione di misure che, fallito l’obiettivo primario di contenimento del virus, hanno solo creato instabilità nei cittadini di ogni estrazione sociale in modo da favorire la speculazione finanziaria e il predominio delle multinazionali sul mercato interno?

Ora, però, il primo atto è finito: è arrivato il “recovery fund “.

I vecchi attori, le maschere idonee ai ruoli distribuiti per allestire il caotico guazzabuglio di scene grottesche a cui abbiamo assistito per tutto il 2020, devono lasciare il posto a nuovi volti, i quali hanno ora l'obiettivo opposto, ovvero quello di creare stabilità. Il Paese si è già indebitato e bisogna che il maggior numero di persone possibili si affidi alle siringhe per uscire dall'incubo: ecco quindi che i protagonisti sul palco devono comunicare un senso di sicurezza all'opinione pubblica.

E' il momento di gestire ingenti fondi e una delicata campagna sanitaria, non è più il tempo delle battute improvvisate e delle capriole politiche; occorrono uomini all’apparenza affidabili che salgano sul palcoscenico a prendere in mano la situazione, per condurre il pubblico all'agognato lieto fine.

In realtà, questa conclusione sembra tutt'altro che allegra: il diritto di voto muore e la finanza decreta il suo predominio sulla politica in modo pressoché definitivo – neppure i più sfortunati eroi dell'Antica Grecia sono mai stati visti aggirarsi nel teatro lacerati e traditi quanto la nostra Costituzione. Ma che cosa ci aspettavamo, dopotutto? Un finale che sancisse il ritorno della democrazia nella Repubblica? Non siamo mica a Hollywood...


Vincenzo di Nanna