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SCONTRIAltri lacrimogeni, sempre di più, l'aria era divenuta irrespirabile. Anche i turisti erano spaventati. C'erano mamme, nonne, padri di famiglia, lavoratori, universitari, c'era il popolo che dice no. C'era il popolo che non si sottomette. Forte di questo mi sposto dalla parte dell'idrante, almeno si respirava. Un poliziotto ha lanciato un lacrimogeno ad altezza d'uomo ma sono riuscita ad evitarlo. Davanti all’idrante c'erano dei ragazzi che facevano gli scemi, mostrando il sedere ma non  li avevano colpiti e così ho pensato: allora non è pericoloso anche perché il getto era indirizzato verso l'alto e non molto forte. Sono andata davanti alla camionetta e, mani alzate pacificamente mi sono seduta. Poi ho visto il blindato avanzare, mi sono alzata perché ho capito che potevano anche mettermi sotto, memore di quello che era successo prima a Villa borghese. Ho ripensato a quelle persone indifese investite, sono andata davanti alla camionetta a circa 3 metri e con le mani ho formato una piramide capovolta. Il mio compagno era vicino a me. Il getto del camion si è abbassato, mi hanno colpita in pieno petto. Ho fatto un volo di circa tre metri, sbattuto la testa e perso conoscenza per poco tempo, poi il mio compagno mi ha fatta rialzare e portata via. Mi sono buttata a terra dolorante, mi sono accorta che perdevo sangue dall'orecchio sinistro, la testa mi girava e avevo la nausea. Non sono riuscita ad alzarmi per almeno 20 minuti, due signore mi hanno aiutata..


Così inizia il racconto di Alessia P., giovane pacifista romana rimasta seriamente ferita  sabato nove ottobre, nel corso della manifestazione “NO GREEN PASS” partita da Piazza del Popolo.


Alessia quali le motivazioni che ti hanno spinto a partecipare alla manifestazione? 


Sono andata a quella manifestazione, come altre nell'ultimo anno, per difendere i miei diritti, come primo il diritto al lavoro. Non posso accettare ciò che ci viene imposto da un governo "abusivo". Pagare per lavorare? Sono sana e nessuno può obbligarmi a mostrare un pass. Oltre ad essere incostituzionale è folle. L'Italia è l'unico paese al mondo ad adottare questa misura. Per me manifestare rappresenta un dovere.
Eppure, nonostante il tuo voler manifestare in forma pacifica sei stata presa di mira dalla Polizia …
Spiegare un’aggressione non è mai semplice. In questo caso non saprei dire  perché la polizia abbia aggredito con tanta violenza; avevo le mani alzate, ero davanti all’idrante, non rappresentavo un pericolo  e, tuttavia, sono stata colpita in pieno petto dall'acqua. Sono volata per circa 3 metri sbattendo la testa sull'asfalto. La potenza era molto più forte di quella di Trieste. Sarò stata aggredita perché qualcuno ha dato ordini precisi. Ci sono stati molti feriti, colpiti anche con i manganelli. Se usano questa violenza ingiustificata con gente pacifica e disarmata la mia fiducia verso le forze dell'ordine viene meno.


Quali sono le tue attuali condizioni di salute?


Ho passato quattro giorni in ospedale al pronto soccorso, mi hanno comunicato che ho tre fratture al cranio. Ho avuto un’emorragia. Ancora oggi non sento dall'orecchio sinistro e, purtroppo, ho ancora giramenti di testa che mi obbligano a stare ferma.

Alessia aveva le mani alzate così come i pacifici portuali di Trieste che cantavano e pregavano insieme con i loro familiari, eppure lo Stato “democratico” ha utilizzato contro di loro  una violenza degna del peggior regime totalitario: idranti, lacrimogeni e manganellate! Per quale arcana ragione lo stesso pugno duro non è stato riservato ai facinorosi che a Roma hanno assaltato la sede nazionale della C.I.G.L. e quindi non è stata impedita la commissione di  reati la cui esecuzione era già stata annunciata a Piazza del Popolo?
Il regime ha ormai gettato la maschera e il gioco è scoperto: nessuna tolleranza verso ogni forma di manifestazione del dissenso, anche se espressa in maniera non violenta. Chi si è salvato dalle manganellate è stato poi etichettato dalla stampa “mainstream” come  “no vax” o “fascista”. I “fascisti” sono così divenuti il “parafulmine” del regime ed è accaduto che il segretario di Forza Nova Roberto Fiore abbia fatto da capro espiatorio, al punto di finire in galera a Poggio Reale sulla base di accuse che appaiono quanto meno azzardate se non forzate. Quest’ultimo, a differenza di Giuliano Castellino, non solo non ha preso la parola durante la manifestazione in Piazza del Popolo ma, come ha contraddittoriamente posto in rilievo il Giudice per le indagini preliminari  presso il Tribunale di Roma nella motivazione dell’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe entrato “all’interno della CGIL per invitare i manifestanti a liberare i locali (si badi bene una volta giunto il rinforzo delle forze dell’ordine) per ottenere rapidamente il risultato voluto, così comprovando le capacità persuasive del prevenuto capace di orientare le masse con poco” .


Dunque, l’unica concreta condotta su cui si fonda l’accusa di concorso nella consumazione dei reati da altri commessi, si colloca in una fase post delictum ed è consistita nell’”invito rivolto ai manifestanti a liberare i locali”! E allora, com’è stato possibile giustificare l’applicazione della custodia cautelare? Così motiva il Gip:
“Fiore è il fondatore del movimento d’estrema destra “Forza Nuova” e come tale riveste la carica di colui che organizza, pianifica, sollecita, idealizza, istiga ma concretamente “non si sporca le mani”.
Sta di fatto che Roberto Fiore marciava alla testa del corteo vicino ad alcuni dirigenti della Digos! Uno dei difensori, l’avvocato Nicola Triscuoglio, nel contestare fermamente le accuse, ha definito l’ordinanza del Gip di Roma “un provvedimento politico”. Senza entrare nel merito di un processo che deve esser ancora celebrato, un fatto deve però far riflettere: Fiore aveva denunciato il presidente del Consiglio Mario Draghi e, mentre stavano indagando oltre 100 Procure, la Polizia ha arrestato il denunciante ed ora lo scomodo oppositore “fascista” si trova in carcere, mentre onesti e pacifici cittadini sono stati trattati come violenti criminali, solo perché colpevoli d’aver manifestato il loro dissenso contro il “green pass”. Ma l’inganno rappresentato dall’anacronistica contrapposizione fascisti / antifascisti è una favola funzionale alla narrazione di regime che non regge più.
Ha ragione Alessia: “in piazza c’era il popolo che dice no”.


Vincenzo di Nanna

DINANNAOK