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“Oggi si è riconosciuto finalmente che Marco Pannella aveva ragione”, sottolineo con enfasi nel corso dell’orazione funebre tenuta il 22 maggio 2016 presso l’aula del consiglio comunale di Teramo. (Ascolta su Radio Radicale ore 14.31

E così, tra i commossi ricordi anche di tipo familiare di chi ha avuto l’onore e il privilegio di collaborare direttamente con Marco nelle sue ultime battaglie, affermo:

“Marco ci ha insegnato a camminare noi dobbiamo andare avanti con le nostre gambe”.

Reputo, dunque, una buona iniziativa l’aver intitolato una strada di Teramo al leader radicale;  un gesto che, pur non potendo racchiudere la statura del personaggio è certamente utile a ricordarlo e a trasmetterne il valore dell’azione politica anzitutto alle generazioni future.

Purtroppo, sembra che nel nostro Paese vi sia una certa tendenza crescente a fare rimembranza piuttosto che memoria, a rievocare il passato in modo nostalgico, quando non puramente formale, evitando così di metterlo in correlazione col presente. Eppure le battaglie di Pannella sono forse persino più attuali oggi rispetto ai giorni in cui le portava avanti: dalle carceri che scoppiano, alle nuove e sempre più insidiose forme di prevalenza della ragion di Stato sullo Stato di diritto, per giungere alla lungimirante intuizione di concepire ed attivarsi per il riconoscimento del “diritto alla conoscenza” come diritto umano fondamentale.

Una visione politica lungimirante di cui abbiamo compreso pienamente la genialità solo durante la cosiddetta emergenza pandemica, quando quel poco che restava della libertà di stampa è stato spazzato via, sino al punto di sostituire l’informazione con una forma di ossessiva propaganda e di criminalizzare ogni forma di dissenso al pensiero unico.

Una censura di regime che ora sembra esser calata come una mannaia sui referendum per la giustizia, tanto che la maggioranza dei cittadini, a pochi giorni dal 12 giugno, non è neppure a conoscenza della votazione.

Marco Pannella aveva ragione e, purtroppo, constatiamo che di rado il suo nome, spesso al centro di cerimonie, premi e intitolazioni, viene evocato nei momenti e nelle situazioni cruciali che il nostro Paese attraversa per riprenderne la lezione politica e metterla in pratica.

 È giusto, allora, accogliere  con favore i riconoscimenti simbolici alla sua figura, a patto però di sottolineare fino a che punto questa sia stata rimossa dalla storia nazionale, in piena coerenza con quel progetto di censura che Marco non si è mai stancato di denunciare quando era in vita.

                                                                             Vincenzo di Nanna

                                               Segretario di Amnistia Giustizia Libertà Abruzzi