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Schermata_2023-02-27_alle_15.21.00.pngLa retorica militarista anti-Putin della Meloni appare inarrestabile e prosegue imperterrita, nonostante i sondaggi impietosi, le reazioni popolari e i tragicomici siparietti presso le più alte sedi dell'UE, dove invece di preoccuparsi della crisi economica e dell'impatto delle sanzioni sulla nostra economia si litiga sulla gomma russa.

Più veemente perfino dello stesso Draghi, la cui “agenda” sembra essere tutt'altro che sparita dai piani di governo nonostante i proclami di cambiamento, la propaganda bellica di Fratelli d'Italia sta alimentando tensioni nella stessa maggioranza, con una “strategia” politica che appare (a dir poco) oscura e indecifrabile.

Qual è il vero obiettivo? Un fatto è certo: il peso delle sanzioni sembra ormai gravare più sulle spalle dell'Europa che non della Russia, la cui economia non ne ha risentito quanto speravano i teorici di tali misure. Ripetere allora la retorica dell'aggressore e dell'aggredito non aiuterà in alcun modo l'avvio concreto di un processo di pace, sul quale è intervenuto recentemente anche Silvio Berlusconi invocando un "piano Marshall" per l'Ucraina e la necessità di una soluzione diplomatica.

Si potrà forse accusare Berlusconi di un eccesso di simpatia per Putin, ma è anche vero che la neonata e propagandistica antipatia della Meloni per Putin contrasta, non solo con l’interesse nazionale, ma anche  con la storia politica di tutte le forze di governo, compresa quella da lei guidata. Ancora meno chiaro è l'obiettivo geopolitico delle sue posizioni, che sono peraltro un suicidio anche dal punto di vista elettorale, in particolar modo se si pensa all'elettorato di centrodestra.

Il viaggio passerella della Meloni a Kiev e le nuove sanzioni appaiono, allora, come scene di un copione in cui si è persa ormai una visione d'insieme e i personaggi non fanno altro che cercare di restare fedeli al ruolo inizialmente assunto, mentre sono venuti meno i presupposti che avevano condotto gli autori a caratterizzarli in tal senso. Ma, se tale atteggiamento appare controproducente sul piano del consenso, non v'è dubbio che sia perfino dannoso su quello della sicurezza.

In effetti, un'alleanza militare contro la Russia rappresenta un enorme problema di sicurezza per l'Europa, che sta alimentando una grave inimicizia col gigante che abita di fronte, senza aver però elaborato un piano di difesa comune, mentre continua a regalare armi costose e sofisticate agli ultimi combattenti ucraini in una sorta di strategia autolesionistica.

 E' allora evidente come gli unici a trarre vantaggi dalle scelte dei governi europei sono gli USA, grazie all’imposizione di politiche energetiche che hanno impoverito i Paesi UE, Italia compresa.

Ci ritroviamo così nella stessa situazione in cui eravamo con Mario Draghi un anno dopo, più poveri, più deboli e meno armati, con la Meloni che continua a propinarci una lotta fra la luce e le tenebre che andrebbe bene per un romanzo fantasy, ma è poco pertinente con una questione geopolitica spinosa e complessa che meriterebbe ben altre analisi e maggiore consapevolezza.  

Vincenzo DI Nanna