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Lollox 

No alla sostituzione etnica, dobbiamo pensare all’Italia di dopodomani incentivando le nascite”, ha affermato il Ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida nel corso di un intervento al congresso della Cisal, affrontando  il tema del calo demografico e mettendolo in relazione con quello dei flussi immigratori: «Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli e li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada».

Affermazioni che hanno uno sgradevole sapore di tipo razzista, poiché si fondano su una sorta di concetto che rimanda alla "purezza della razza", quindi qualcosa che ricorda gli anni Trenta in modo inquietante. Ma ciò che più colpisce è ipocrisia di un governo che, mentre non sta facendo alcunché per arginare il problema dell'immigrazione clandestina,  si lascia andare, tuttavia, ad esternazioni di tipo propagandistico che possono solo solleticare la pancia dell'elettorato più becero, senza per questo infinocchiarlo, considerato che è sotto gli occhi di tutti come gli sbarchi siano triplicati e le misure adottate siano totalmente inefficaci

A parole l'esecutivo si oppone, ma nei fatti avalla l'esodo incontrollato con tutte le contraddizioni e speculazioni del caso.

Ma il connotato "etnico" rappresenta, in ogni caso, un elemento che non solo è privo di sostanza, ma toglie sostanza a qualunque provvedimento. Se cioè adotto una misura, indipendentemente dalla sua validità e mi richiamo ad un principio razziale, automaticamente le sto togliendo ogni fondatezza.

E' del resto un atteggiamento emblematico della volontà d'ignorare e di estromettere dal dibattito politico gli aspetti giuridici di un fenomeno come quello dell'immigrazione che appare piuttosto incomprensibile al di fuori del suo contesto normativo. 

La questione politica, in altre parole, deve essere sottomessa a quella giuridica, oppure è mera propaganda; e la cornice giuridica è tale che se non s'interviene alla fonte, con una riflessione sulle regole del gioco e sull'impatto di queste ultime sulla partita, si fa per l'appunto mera propaganda.

Il flusso di migranti, in effetti, è soggetto a tutta una serie d'impegni che l'Italia ha ratificato a livello nazionale e internazionale, molti dei quali è improbabile che vengano modificati o ridiscussi, e che vanno dai trattati europei alle norme sui rifugiati fino al piano nazionale antitratta aggiornato lo scorso anno.

In tale quadro normativo, l'esecutivo può far poco, a meno di voler provare a richiamare gli attori in campo (a partire dai Paesi europei) e provare a negoziare nuove soluzioni, ben sapendo quanto ciò sia difficile a causa dell'ostruzionismo di alcuni Stati e di quanto siano stringenti le leggi che riguardano le questioni di tipo umanitario, posto che la soluzione non può essere quella di una minore efficacia sul piano umanitario ma di un maggiore raccordo fra le nazioni dell'Unione.

Tutto il resto è chiaramente fumo negli occhi, a partire dalla proposta di rimuovere la protezione internazionale, che impera in questi giorni nel dibattito politico.

Il problema sociale, umanitario, economico rappresentato dall'immigrazione clandestina non si risolve certo invocando la purezza della razza e lasciando che gli sbarchi avvengano incontrollati, ma ridefinendo i parametri che consentono di dare attuazione alle norme nazionali e internazionali, auspicando un sostegno maggiore da parte dell'Unione europea. Qualunque altra soluzione è impraticabile, anche perché si tratta di una questione internazionale per definizione, che chiama in causa pressoché tutti gli ambiti della vita pubblica, non ultimo il problema rappresentato dal traffico di esseri umani con tutte le sue implicazioni.

Se allora il governo volesse realmente affrontare la questione, dovrebbe porsi in modo non ideologico e lavorare per una soluzione collegiale, come previsto peraltro dai piani varati a partire dal contrasto alla tratta. 

Omettere gli aspetti giuridici del problema e rifarsi a concetti che riecheggiano la propaganda razzista d'un secolo fa, al di là di ogni valutazione morale sulla evidente gravità delle affermazioni del ministro Lollobrigida, significa non volerlo risolvere.  

                                                Vincenzo di Nanna