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Schermata_2023-05-15_alle_10.22.23.pngScrive su twitter il compagno Maurizio Acerbo:

“Zelensky ha incontrato Papa Francesco, Meloni, Tajani e Mattarella indossando una maglia con il tridente con la spada, simbolo dei nazifascisti dell'OUN durante la Seconda Guerra Mondiale e dei neofascisti di Pravyj Sektor. Non è il tridente simbolo nazionale. Il segretario di Rifondazione Comunista non ha dubbi e documenta ciò che ha scritto in un tweet che, al momento, ha superato i 400.000 lettori: sul braccio destro del maglione nero indossato da Zelensky è raffigurato un tridente con al centro una spada, lo stesso utilizzato dai nazisti ucraini dell’O.U.N. (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini), un simbolo dunque differente dal semplice tridente presente nello stemma nazionale dell’Ucraina, noto come “tridente ucraino” o “tridente bizantino d’Ucraina” che era lo stemma dei principi Rjurikidi e della Rus' di Kiev. Ma è possibile che Zelensky sia stato ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella indossando una maglia nera su cui era cucito un simbolo equivalente ad una svastica? La vicenda merita un doveroso approfondimento, anche perché i neonazisti in Ucraina esistono purtroppo e, sebbene rappresentino una minoranza, hanno un peso politico rilevante, al punto da poter condizionare persino il presidente Zelensky. È, a tal fine, utile ricordare che il 22 gennaio 2010 il presidente Viktor Yushenko concesse addirittura al criminale nazista Stepan Bandera il titolo di “eroe dell’Ucraina” e i simboli nazisti e neonazisti sono purtroppo usati impunemente nel paese. Ma è proprio la somiglianza tra i due simboli, quello nazionale ucraino che raffigura un tridente e quello in uso ai nazisti di Bandera con al centro una spada, a consentire di giocare sull’equivoco, anche se una spada, ancorché stilizzata, è sempre riconoscibile come tale. I simboli in politica sono certamente importanti, ma ancor di più lo sono i fatti e l’azione concreta. Analizziamo, allora, i “contenuti” essenziali di quanto dichiarato da Zelensky nel corso della sua visita a Roma: un netto rifiuto a Papa Francesco che ha provato a proporsi come mediatore per la pace; le armi fornite dal governo italiano avrebbero salvato delle vite (sic!). L’equivalente di uno schiaffo in faccia al Papa e la dichiarata volontà di non voler la pace. Quanto all’invio di “armi per salvare vite umane”, affermazione che non ha bisogno di commenti, siamo arrivati al punto di aver messo in pericolo la stessa sicurezza nazionale, come peraltro hanno reso noto fonti accreditate della Difesa: alti ufficiali dello Stato maggiore hanno provato da tempo a spiegare ai rappresentanti della politica che in queste condizioni, se il Paese venisse attaccato «la capacità di resistenza sarebbe valutata tra le 48 e le 72 ore». La carenza delle materie prime, a causa dello sforzo per sostenere Kiev, ha fatto sì che oggi negli arsenali italiani manchino munizioni di artiglieria pesante e leggera. «Sugli scaffali — confermano dal Copasir — dopo sei decreti di aiuti all’Ucraina non è rimasto molto», mentre le società fornitrici non sono in grado di gestire le richieste. Risultato: al momento i produttori hanno una «capacità ridotta». Gli ordini di consegna per le munizioni sono a tre anni, che diventano sei per i missili.
In questo contesto di oggettivo pericolo per la sicurezza nazionale, per quale arcana ragione il governo italiano si ostina a fornire armi indispensabili alla nostra difesa a chi a rifiutato con sdegno persino la proposta del Papa di una mediazione per la pace e si è presentato al Quirinale abbigliato in una maniera a dir poco discutibile, tanto da indossare una maglia nera sulla quale era cucito uno stemma in cui sembra sia raffigurato un simbolo nazista?

Vincenzo di Nanna