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Colpo di Stato Prigozhin:cosa nasconde la matrioska?

La nota frase di Churchill secondo cui la “la Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma”, vale ancora oggi come un invito alla prudenza e all’approfondimento per chi pretende d’aver compreso a pieno la vicenda del presunto tentativo di “colpo di Stato” Prigozhin, un evento che ben potrebbe celare un significato ben più profondo e complesso di quello apparente.

Si è trattato di un vero tentativo di colpo di Stato, oppure di una spettacolare e a tratti folkloristica sfilata volta a dissimulare altre finalità?

Proviamo ad analizzare i pochi dati certi, con il rischio d’esser presto smentiti, e partiamo dal fatto che la famigerata compagnia Wagner, se da un lato aveva realizzato in Ucraina tutti gli obiettivi miliari prefissati e quindi esaurito il suo scopo, al punto di lasciare il Donbass sotto il saldo controllo dell’esercito regolare russo, dall’altro non disponeva certo di una forza militare tale da poter impensierire il regime di Putin che, come i recenti accadimenti hanno dimostrato, gode di un forte e crescente consenso popolare.

Le truppe paramilitari “ribelli”, inoltre, dopo essersi inizialmente dirette verso Mosca, hanno virato a sinistra, in direzione di Kiev e si sono già acquartierate, con armi e bagagli, in Biellorussia.

Se poi la notizia di un avvicendamento nell’Ucraina occupata dai russi, tra le milizie mercenarie della Wagner e le non meno temibili truppe Cecene dovesse esser confermata, l’intera operazione potrebbe risultare, prima di tutto, come un’azione miliare già decisa e concordata nei minimi dettagli, così come l’intervento (apparentemente) provvidenziale di mediazione svolto dal presidente della Biellorussia Lukashenko.

Quest’ultimo, è importante ricordarlo, fu duramente attaccato dalla stampa”mainstream” occidentale che scoprì improvvisamente l’esistenza del “pericoloso tiranno”, solo dopo che in un’intervista costui dichiarò e denunciò di aver rifiutato ben 900 milioni di dollari a lui offerti per mettere la Bielorussia in una sorta di spietato “lockdown” all’italiana.

Ma cosa andranno a fare le milizie della Wagner a pochi chilometri da Kiev?

È difficile non pensare ad una precisa strategia militare, tanto più che i presunti “golpisti”, non solo non sono stai in alcun modo puniti, ma neppure disarmati.

Le autorità locali russe, inoltre, hanno categoricamente smentito la notizia diffusa dalla stampa “mainstream” occidentale di scontri armati tra gli “insorti” e le truppe regolari russe.

Quanto a Prigozhin, costui ha sempre duramente attaccato nel corso delle interviste, non già il presidente Putin, ma quell’insieme di burocrazie militari, finanza e settori politici a suo dire pronti al tradimento, che prima hanno voluto la guerra e poi lucrato sul mantenimento della stessa, al punto di volerla far durare più a lungo.

Un gesto, dunque, che sembra piuttosto diretto a rafforzare il poter dello Zar, come confermato dalla notizia del recente arresto del generalissimo Sergei Surovikin, ex comandante di tutte le truppe russe impegnate nella guerra in Ucraina (ottobre 2022 – gennaio 2023), eseguito a seguito delle indagini condotte dai servizi segreti russi.

C’è allora da dire, con il rischio di deludere le aspettative di chi già pregustava la sconfitta di Putin e prefigurava scenari da guerra civile, che un colpo di Stato fallito, sia esso reale o simulato, finisce sempre per rafforzare il dittatore che ha così l’occasione (o il pretesto) di eliminare i “traditori”.

Ma il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg non ha dubbi e, nel corso di un suo intervento del 29 giugno presso la sede del Consiglio UE ha dichiarato:

“l’ammutinamento che abbiamo visto dimostra che ci sono crepe e divisioni all’interno del sistema russo”.

Ma appunto si tratta di uno Stoltenberg e non di Churcill…

Vincenzo di Nanna