L’ambiente marino e le spiagge hanno un equilibrio molto delicato che può esser facilmente alterato da insipienti opere dell’uomo, soprattutto quando si creano ostacoli artificiali al fenomeno del ripascimento naturale, ovvero si blocca o riduce quel flusso di sedimenti che, scorrendo lungo la riva, determina la crescita o comunque la stabilità della spiaggia.
Quanto accaduto sulla spiaggia di Pineto ubicata a nord del torrente Calvano, rappresenta un caso emblematico di come alcune sconsiderate scelte di tipo politico siano state adottate e perseguite con rara pervicacia, nonostante l’evidenza dei danni sempre maggiori arrecati all’ambiente marino, sino al punto di determinare la scomparsa quasi totale della spiaggia.
Sono state accertate le cause del grave fenomeno da parte dell’Amministrazione comunale? Quali rimedi sono stati adottati?
Ad individuare, con convinzione e precisione, la principale causa dell’erosione nella zona, è stato proprio il sindaco Robert Verrocchio che, nel corso di una conferenza stampa – confronto del 20 maggio 2019, dopo aver ascoltato il qualificato e documentato parere del meteorologo Luca Mennella, ha dichiarato che al 70% l’erosione è stata prodotta da un pennello (barrieraartificiale di rocce generalmente perpendicolare alla linea di riva) e precisato che detta struttura, non fu realizzata con lo scopo di contrastare il fenomeno dell’erosione, bensì per interrompere il flusso dei sedimenti ciottolosi provenienti dalla foce del fiume Vomano (ascolta qui il sindaco Verrocchio dal minuto 34: https://www.youtube.com/watch?v=0h1QCNkCf-s&t=2501s) .
E perché mai il ripascimento naturale della spiaggia doveva esser interrotto al punto di provocarne la quasi completa scomparsa?
Il sindaco, impegnato in quel momento nella campagna elettorale che porterà poi alla sua rielezione, lo spiega in maniera (a dir poco) disarmante, affermando di dover dare ascolto ai cittadini (ed elettori), soprattutto i balneari, che non accettavano la trasformazione della spiaggia e temevano che la ghiaia potesse “invadere”anche la spiaggia di Pineto sud.
La tutela dell’ambiente marino dovrebbedunque rispondere a “ragioni” di tipo politico – elettoralisticoe la dannosa opera esser mantenuta nonostante la piena consapevolezza del crescente danno?
È utile ricordare come l’insorgere e poi l’aggravarsi del fenomeno erosivo, giunto fino alla conseguenza estrema della scomparsa quasi totale della spiaggia, dovevaritenersi non solo prevedibile, ma inevitabile sulla base di quanto accertato e documentato da qualificati studi condotti dall’ATAP (Agenzia per la protezione dell’Ambiente e per i servizi tecnici).
A tal fine, sarebbe stato sufficiente consultare l’”Atlante delle opere di sistemazione costiera – Manuale e linee guida”, redatto dall’ATAP n. 44/2007, per apprendere che (pag. 37) quando vengono costituiti dei pennelli è praticamente inevitabile, salvo interventi particolari, che la spiaggia sotto flusso venga danneggiata dalla riduzione del trasporto solido che la alimentava…
Il sindaco, tuttavia, ha spiegatoe ripetuto che il pennello non doveva esser rimosso per limitare l’afflusso di “ghiaia”.
La tutela dell’ambiente marino sembra rispondere non più a criteri scientifici, bensì ad una scelta politica ben precisa, al puntochela spiaggia di Pineto nord poteva e può persino esser sacrificata, se ciò serve ad impedire che la ghiaia “invada”quella di Pineto sud.
Una scelta politica che, potrebbe (per assurdo) avere un senso, solo se la scogliera verticale avesse realmente bloccato il flusso dei sedimenti ciottolosi ma, come comprenderebbe persino un bambino che gioca a realizzare castelli di sabbia sulla battigia, la “ghiaia” si è sempre fatta gioco del “pennello” aggirandolo, mentre la deviazione e conseguente accelerazione della corrente (direzione nord/sud) prodotta artificialmente, com’è ben noto al sindaco e ai balneari, hacausato la grave erosione, alla quale nel corso degli anni si è cercato di porre con costanti, velleitarie costosissimi ripascimenti artificiali.
Quello del 2019, come ricordatoda Verrocchio nel corso della citata conferenza stampa, è venuto a costare ai contribuenti “solo” 200.000 euro.
Dunque, un immenso sperpero di danaro pubblico e undisastro ambientale di proporzioni ancor maggiori.
Prendiamo, allora, per buono il dato calcolato dal sindaco di Pineto che individua nel “pennello” la causa del 70% dell’erosione, e proviamoa individuare i fattori che potrebbero aver provocato il restante 30% del fenomeno.
I “sassi”, come si è detto, hanno sempre aggirato il pennello e, per oltre un decennio, sono stati sistematicamente rimossi tramite l’utilizzo delle pale meccaniche dei trattori, senza una preventiva setacciatura, così asportando non solo la ghiaia ma anche molta sabbia marina.
I trattori, autentica passione degli operatori balneari della zona, il cui solo passaggio arreca un danno all’arenile, sono stati utilizzati persino nei mesi estivi, tanto che, per descrivere il fenomeno, alcuni turisti costretti alla fuga, hanno ribattezzato come “tratturismo”tale deprecabile pratica.
Quindi, per ricapitolare, prima viene realizzata e pervicacemente mantenuta una barriera artificiale che ostacola il naturale flusso dei preziosi sedimenti da cui dipende la crescita della spiaggia, e poi, con raro accanimento,è stata sistematicamente rimossa quella parte di sedimenti pur accumulatasi, nonostante l’ostacolo artificiale.
Il risultato è noto: da una parte la spiaggia è scomparsa quasi del tutto, il mare è avanzato sino al punto di danneggiare ripetutamente la pinetina; dall’altra in mare sono finite centinaia di migliaia di euro sperperateper effimeri rinascimenti artificiali che diventeranno presto milioni, quando saranno realizzate altre barriere che, con elevata probabilità, provocheranno erosione sottoflutto, mentre è proseguita ininterrotta l’opera quasi quotidiana di rimozione dei sedimenti ciottolosi.
Saranno contenti gli operatori balneari che non volevano i sassi, ma si sono ritrovati in spiaggia i deturpanti massi della lunga barriera posta a difesa della pinetina e della pista ciclabile?
Piero Focaccia cantava negli anni ’60 “per quest’anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare”, ma a Pineto sarebbe meglio dire “senza spiaggia stesso mare” …
In compenso, però, la politica che ha condotto al prevedibile disastro non è cambiata.
Vincenzo di Nanna