Terza guerra mondiale: c’era una volta la Costituzione della Repubblica …
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
La norma, sancita tra i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale, non lascia adito ad alcun dubbio:
l’Italia non potrà mai partecipare ad una guerra di tipo offensivo, qual è certamente quella che la NATO intende scatenare contro la Russia.
Con sforzi sovrumani si è giunti a sostenere come l’invio di armamenti all’Ucraina non rappresenterebbe un atto di guerra, operazione interpretativa che, tuttavia, appare impossibile in relazione al programmato e massiccio invio di truppe NATO, un contingente di ben 300.000 uomini il cui impiego porterà inevitabilmente alla terza guerra mondiale.
I “giochi” sono ormai scoperti e quella fatta dall’antesignanopresidente Macron, non appare più come una provocazione: il “nemico russo” deve esser sconfitto a tutti i costi e poco importa se siano già morti, secondo la stima più ottimistica, oltre mezzo milione di cittadini ucraini.
I fautori della guerra a tutti i costi hanno però un problema: la massiccia propaganda bellicista, condotta in maniera martellante dai media “main stream”, non è riuscita ad influenzare il pensiero della maggioranza dei cittadini italiani che non considerano affatto i russi come “nemici” e sono stufi di sentirsi ripetere la solita retorica dell’aggredito e dell’aggressore.
Appare, allora, sempre più evidente come i “resti di quello che fu” l’esercito ucraino, nel cinico calcolo di chi ha voluto a tutti i costi la guerra e punta ora ad un’estensione del conflitto, siano stati usati come “chair à canon”, sacrificata in una velleitaria, disastrosa e sanguinosa controffensiva.
La stessa fine che rischierebbero di subire i soldati che la Nato si accinge a inviare direttamente sul campo di battaglia di una guerra che, in alcun modo, può seriamente definirsi “difensiva”, neppure estendendo tale concetto a un’azione di tipo preventivo.
L’etichetta d’esser un “putiniano”, rivolta persino a Papa Francesco, l’unico capo di Stato ad essersi realmente impegnato per la pace, potrebbe oggi esser applicata alla maggioranza dei cittadini italiani.
Certo, ripetiamolo pure: lo zar Putin è (e rimarrà) un feroce dittatore, sebbene rieletto con un consenso popolare da record (87%), mentre non c’è neppure bisogno di far votare i cittadini ucraini per confermare la carica del “democratico” Zelensky, il cui mandato è peraltro scaduto da giorni.
In tempo di guerra bisogna risparmiare e, come diceva Benito, le elezioni costano …
Purtroppo c’è poco da scherzare: siamo sull’orlo di un precipizio e il governo Meloni non sta facendo alcunché per evitare la catastrofe.
Ma a cosa serve un governo incapace di difendere gli interessi del suo popolo al punto di non opporsi, ma addirittura alimentare una guerra il cui protrarsi ha già devastato l’economia dell’intera Europa e minaccia ora di trascinarci in un conflitto atomico?
Colpisce (e preoccupa) il prolungato silenzio del presidente della Repubblica Sergio Matterella che, quale garante della Costituzione, avrebbe il dovere di ricordare come l’Italia non possa in alcun modo partecipare ad un guerra di tipo offensivo, peraltro contro l’esercito più potente del mondo, ammesso (per assurdo) ci siano truppe da inviare sul fronte russo, quando quelle disponibili non sono neppure sufficienti per difendere il territorio nazionale ….
Vincenzo di Nanna