Sono Ginecologa, per forza di cose lavoro per le donne e con le donne.
Si e’ portati a pensare che nel rapporto medico/paziente quello che cura e’ sempre il medico, oggi vi svelo un segreto: non e’ sempre così.
Negli anni ho conosciuto tantissime donne, il più delle volte per fortuna le loro storie sono state solo belle, ma a volte purtroppo non e’ stato così, una cosa però e’ certa, ogni volta io , oltre a dare, ho preso tanto da queste persone.
Guardando il loro coraggio, la loro determinazione mi sono rafforzata, superando i loro problemi ho temprato il mio carattere, conoscendo, purtroppo, tante storie tristi, sono riuscita a innamorarmi ancora di più della vita.
Una volta avevo un blog, raccontavo delle “ mie donne”, storie belle e storie meno belle.
Prima, correndo sotto la pioggia, ho incrociato una delle protagoniste di uno dei miei racconti, una persona incredibile e cosi mi sono andata a rileggere quello che scrissi per lei e vorrei lo leggeste anche voi.
Mai come in questo periodo abbiamo bisogno di “ lieto fine”.
Il titolo era “Ali al posto delle gambe” e questo il mio racconto:
Ci sono persone a cui la vita regalato ali al posto delle gambe: sei la seconda di due gemelle e dal tuo racconto anche la più sbadata.
Tu e tua sorella avete deciso di nascere con largo anticipo, mi piace pensare che fosse una giornata di sole o magari semplicemente eravate ansiose di conoscere il mondo, forse tua sorella più di te, perché tu , a quanto pare , quel giorno eri distratta.
Tua sorella è nata e tu non hai trovato la strada, rimanevi dentro e, si sa, questo non è il miglior modo per venire al mondo.
“ Paralisi ostetrica”, una diagnosi terribile, due parole che riassumono tutto quello che e’ successo dopo: i tanti interventi a cui ti hanno sottoposta, le infinite riabilitazioni, la disperazione, immagino, dei tuoi genitori.
Ma tu eri forte, tu hai affrontato tutto e tutto hai superato, arrivando a condurre una vita “ normale”, con i tuoi studi, i tuoi amori , le tue sofferenze e difficoltà, chi di noi non me ha?
A me hai affidato il tuo sogno, un pomeriggio sei entrata nel mio studio, lasciandomi per un secondo , uno solo lo giuro, a guardarti nella tua “ diversità”.
A me ti ha portata un’ altra persona speciale, una di quelle pazienti che quando le incontri ti siedi e abbandoni le mani tra le ginocchia e inizi a parlare; le mani tra le ginocchia le puoi abbandonare solo quando non devi difenderti e vuoi annullare le distanze.
Lei , prima o dopo la nostra prima visita, ora non lo ricordo, mi scrisse un messaggio “ ti affido una persona speciale che ha bisogno di una persona speciale come te”.
Appena ti sei seduta di fronte a me credo sia stata tu a ingranare la mia marcia.
Sapevo che le difficoltà ci sarebbero state, perché il tuo sogno dopo qualche mese avrebbe sicuramente pesato sulla tua schiena e sulle tue gambe, ma io non avevo paura, perché tu hai le ali dalla tua parte.
In effetti non sbagliavo, dopo le 30 settimane tu eri stanca e piena di dolori, camminare era diventato gravoso, dovevano sostenerti, la notte non potevi nemmeno dormire.
Fino ad allora non avevamo parlato della modalità del parto, ti dissi “ ovviamente facciamo un cesareo” e tu sei riuscita a stupirmi anche quel giorno con un battito di ali “ ma dobbiamo per forza? Magari potete legarmi le gambe al letto per impedire che io cada “... e dentro di me pensavo a chi , dopo due contrazioni , implora un intervento che invece tu avresti voluto evitare inventando qualunque cosa pur di partecipare attivamente alla nascita di tua figlia.
Il giorno del cesareo non ho indossato camice sterile e mascherina ma armatura e elmo, ero il tuo Lancillotto che doveva “ combattere per te”, proteggerti e proteggere tua figlia, evitando in ogni modo qualunque inconveniente.
Hai pianto lo ricordo bene appena ti ho detto “ auguri!” E la hai sentita piangere, continuavi a ripetere “ sta bene? È sana?”; e stava bene, ed era sana, sanissima e meravigliosa.
Tu, ne ero certa, ti sei ripresa dal cesareo prima di qualunque donna, ti sei alzata subito, la tua schiena ti ha subito assistita, o forse e’ stata la tua enorme volontà.
Il giorno della dimissione me la hai messa in braccio “ e’ bella vero dottoressa?” E piangevi : “ non e’ bella, non e’ solo bella, è la più bella di tutte!” E piangevo abbracciandoti.
La vita ti ha regalato per la seconda volta un bel paio di ali...
Grazie di aver scelto me e di avermi insegnato che nulla e’ impossibile e qualunque cosa può avverarsi se la desideri con tutto te stesso
Alessia Di Ferdinando