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Patacchiola2

Sei andato via da quasi un anno e oggi voglio scriverti qui, perché tutti possano leggerti.

Voglio scriverti oltre che pensarti, perché pensarti lo faccio spesso e voglio farlo in pubblico perché anche chi non ti conosceva bene possa sapere chi sei. 

Sei stato tanto Felice, un medico e un primario, un professore, un amico, un padre e qualunque cosa tu abbia fatto ti e’ sempre riuscita benissimo.

Per me hai rappresentato e tanto ti devo, avrei voluto avere ancora tanti anni per ringraziarti, ahimè non me ne hai dato la possibilità, così ti penso a voce alta oggi e ti ringrazio e ti racconto qui.

Ti ho conosciuto durante la mia specializzazione e da allora non ci siamo più allontanati, ero una delle “girl dell’equipedel Dottor P”, ci avevi fatto anche la maglietta.

Un mio grande rammarico è che quella maglia ora giace sotto qualche maceria del terremoto Aquilano, non mi perdonerò mai di non averla ritrovata.

Scelsi di lavorare con te perché non avevi paura di nulla, ti lanciavi in qualunque sfida medica e chirurgica assistito solo da me e dalle altre due “girls”, che coraggio Felice mio!

Standoti accanto non si poteva rimanere fermi, era difficile starti dietro, i tuoi neuroni raggiungevano velocità incredibili, ci provavamo, forse ci siamo riuscite…

Abbiamo fatto cose belle assieme, le prime laparoscopieginecologiche a L’Aquila, i corsi di educazione sessuale nelle scuole, abbiamo organizzato tanti convegni medici, tra i più belli mai ricordati.

Ci mandavi in giro a frequentare corsi, volevi imparassimo dai più bravi, ricordo che tanti li pagasti di tasca tua, noi eravamo squattrinate allora…

Non sei stato mai geloso di ciò che sapevi fare, ci hai insegnato tutto…

Ma tu non eri solo un bravo medico nella pratica clinica, tu eri ciò che per me oggi significa “essere medico”: eri generoso, gentile con tutti, amavi le tue pazienti ed eri in grado di rassicurarle, eri onestocome pochi altri, corretto e leale verso i colleghi

Non credo di aver mai detto “voglio diventare come lui”, però sono certa di somigliarti… credo di aver gli stessi tuoi ideali e modo di approcciare le donne e questo per me e’ un onore.

Per me Felice tu sei stato molto più di un professore, tu ci sei sempre stato, nei momenti più belli e più brutti della mia vita.

Del tuo mostro parlammo solo una volta 18 anni fa: vidi quella cicatrice in sala operatoria e mi dicesti “13 anni fa mi hanno tolto un melanoma”, non ne abbiamo più parlato, mai più.

Un paio di anni fa, lo ricordo chiaramente, stavo bevendo un caffè con due colleghi e apparve il tuo nome sul mio telefono, “è Felice, di sicuro mi deve inviare qualche paziente!” dissi … invece senza nemmeno un ciao esordisti “il mostro è tornato”, avevamo parlato del tuo mostro forse solo 30 secondi e 18 anni fa, ma io capii subito e  corsi a sedermi per non cadere e per piangere di nascosto “oh mo’ non piangere! Guarda che si può curare!”, io invece da qual giorno non ho più smesso di asciugarmi gli occhi.

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Sei stato “Felice” anche nella tua malattia, non volevi lo sapesse nessuno, perché tu non avresti mai accettato di esser commiserato.

Mi hai detto “oh mo’ basta di essere triste!” Fino a due giorni prima di lasciarci, tu morivi ed eri tu che facevi forza a tutti.

Hai una famiglia incredibile Felice, tua moglie una donna immensa, anche lei a consolare me e noi mentre io non riuscivo nemmeno a dire una parola: “sei sicura di voler vedere anche oggi il tuo prof? Non è come te lo ricordi tu oggi”, ed ero sicura, perché ero certa che quel giorno sarebbe stato l’ultimo, eri in coma e ricordo il mio salutosussurrato al tuo orecchio” Grazie Felice per tutto quello che mi hai dato e insegnato”.

Piango anche ora Felice, perché mi manchi, perché ancora oggi ho l’impulso di chiamarti e sentire la tua voce, e invece non posso farlo e insceno il solito teatrino con me stessa “cantandomela e suonandomela” immaginando le tue risposte.

Anche le tue figlie ti somigliano, hanno la tua forza e il tuo acume, diventeranno anche loro qualcuno!

Non manchi solo a me Felice, ma a tutti quelli che ti hannoconosciuto e di conseguenza amato e stimato.

Dopo la tua morte ti ho tatuato sulla mia spalla e ci ho racchiuso tutto in quel tatuaggio.

Ti assicuro amico mio che le persone ti nominano ancora spessissimo e i loro occhi brillano parlando di te.

Avrei voluto raccontarti ancora tanto, ma ti porto comunque sempre con me perché in fondo siamo uguali. 

Non ci sei più Felice, non fisicamente, ma quelli come te, ne sono certa, non muoiono mai, pagherei oro per vedere il tuo buffo sorriso ora, dovrò accontentarmi di scriverti e sorriderti io, guardando in alto o attorno a me…

“ non muore mai nulla che sia passato dal cuore

Ciao amico mio

Alessia Di Ferdinando

 

ALESSIADIFERDINANDO