Una volta inviavano lettere senza mittente e facevano telefonate anonime, adesso li chiamiamo haters.
La nascita dei “social media” ha rivoluzionato in modo radicale il nostro modo di comunicare, stravolgendo il concetto stesso di interazione sociale.
L’effetto è quello della “disinibizione online”: la comunicazione mediata da uno strumento offre la possibilità di sperimentare una separazione e distinzione delle azioni online dall’ abituale stile di vita e dalla propria vera identità; è quasi come essere “invisibili” e pertanto disinibiti, sviluppando comportamenti di solito inammissibili nella comunicazione faccia a faccia.
Ma perché si diventa haters?
Per noia? ricerca di attenzione? vendetta o desiderio di arrecare danno alla comunità , in relazione alla quale gli haters si percepiscono come outsider o addirittura oppositori?
Come la metti la metti il fenomeno esiste e non è un bel vedere…
Intravedo negli haters tratti di personalità narcisistica e machiavellica, antisociale , addirittura sadica, una potenza sociale negativa.
L’ispirazione a questo trafiletto nasce da una riflessione personale su una discussione letta ieri su un social, nulla di grave per carità, ma ho pensato: perché le persone devono intromettersi nella bacheca di qualcuno ( parlo di facebook nel caso specifico) e vomitarci sopra qualunque cosa senza essere interpellati?
Personalmente intervengo nelle discussioni solo se ho qualcosa di positivo o per lo meno costruttivo da dire, a meno che non si tratti di immagini disdicevoli o socialmente inaccettabili, tendo a non entrare nelle pagine altrui: se insomma uno pubblica una immagine “x” che ritiene per se stesso “ bella” chi sono io per piombare a gamba tesa a rovinare il suo idillio?
E’ pur vero che quando ci rendiamo “ social” ci esponiamo, per nostra volontà, al pubblico e di conseguenza ad applausi e critiche, ma che fine hanno fatto il buon senso e soprattutto le buone maniere?
Di mio posso dire che se mi state leggendo e’ perché il caro Antonio D’Amore lesse un animato e altrettanto interessante scambio di idee su Armine , la ‘’unconventional’’ modella di Gucci, che Dio la benedica!
Potrei anche in quel caso citare le offese rivolte alla meravigliosa, a mio avviso, modella ( che per inciso se la ride da una passerella delle cattiverie a lei rivolte dal popolo dei selfisti da bagno di casa).
A quasi un anno di più o meno lockdown le chiacchiere sul web sono di aiuto nelle domeniche piovose e casalinghe, ma per non abbrutirci ancor più non sarebbe meglio elevarci in discussioni positive piuttosto che liberare il Cerbero che nascondiamo sulla punta delle dita digitanti?
Mi viene in mente un bellissimo film di qualche anno fa con un bravissimo kevin Spacey : Un sogno per domani- passa il favore.
Un professore, kevin Spacey per l’appunto, dava un compito ai suoi alunni; dovevano fare dei piaceri “ a casaccio” e se ricevevano il piacere a loro volta avrebbero dovuto ricambiarlo ad altre tre persone… beh, in poco tempo il bene si andò moltiplicando in maniera esponenziale prima nella piccola cittadina e poi via via nel mondo intero… e’ il concetto, che da anni cerco di far mio, del “ praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso”.
La bellezza, la gentilezza, sono a mio avviso parte di un circolo virtuoso, i sorrisi sono contagiosi: avete mai provato a sorridere senza motivo ad uno sconosciuto? Provateci!
Immaginate che triste invece la vita di un haters? Tutto il giorno a scrivere cattiverie ad alimentare il circolo vizioso dell’insulto e della discussione becera e quasi sempre inutile, socialmente irrilevante.
Il male mi fa sempre pensare alle povere api che pungendoci generano fastidio ( a meno che non si sia allergici al veleno di imenotteri) ma loro muoiono poco dopo perché assieme al pungiglione si staccano il sacco velenifero e parte del loro intestino a cui esso e’ collegato.
Il male insomma non porta a nulla, anzi solitamente alla fineripiomba sempre su chi lo ha generato, il bene, le belle parole, le belle azioni invece, profumano il mondo e mai come in questo momento storico abbiamo bisogno di belle persone, parole e sentimenti.
“ Volemose bene, semo romani”, pronunciò , rivolto ai parroci e preti di Roma un Wojtyla con la voce provata dalla malattia e dall’età, “ volemose bene” che non e’ un bel momento mi viene da dire e rivolto alla ragazza che ha ispirato questo scritto concludo “ nessun difetto fisico riesce a rendere brutti quanto la cattiveria”.
Alessia Di Ferdinando