Il contrario della vita non e’ la morte, il contrario della vita e’ l’indifferenza.
Terminava cosi il “Report di ieri” e con un vibrante monologo di Valerio Mastrandea sul tema.
Si diventa indifferenti quando le cose non le senti più tue, quando ti sfiorano senza toccarti, quando le senti senza ascoltarle e le vedi senza guardarle.
L’indifferenza talora e’ un meccanismo di autodifesa utile e imprescindibile; ad esempio verso il pettegolezzo o le piccole persone, ma oltre questi due casi l’indifferenza e’ la morte sociale.
Sei socialmente morto quando non ami; te stesso, il tuo mondo, gli altri e il loro mondo.
Sei socialmente morto quando pronunci la frase dell’ antiprogresso: “ abbiamo sempre fatto cosi” e non ti opponi, non ti arrabbi, non lotti.
Se ti adagi nel limbo degli ignavi.
Gli ignavi sono coloro che nella vita non hanno mai agito, ne’ nel bene ne’ nel male, che non hanno mai osato avere una idea propriama si sono sempre limitati ad adeguarsi.
Dante li pone nell’Antinferno, anime talmente indegne da meritare un posto a parte; “ che mai non fur vivi… l’anime triste di coloroche visser sanza infamia e sanza lodo”.
Una scelta bisogna sempre farla, nel bene e nel male, chi non si schiera non e’ degno di considerazione.
Chi abbassa la testa, chi non alza la voce, chi non batte i pugni e se serve anche i piedi… chi guarda senza alcuna espressione a lambirgli il viso ingiustizie e malaffari, chi gli indichi le stelle e si ferma a guardarti il dito.
L’indifferenza ti uccide i sogni, l’indifferenza ti taglia le ali.
L’indifferenza e’ la parete imbottita che ti attutisce il colpo, e’ il maalox che ti patina lo stomaco e non ti fa sentire il bruciore ma siamo nati soffrendo e quella sofferenza ci ha fatto aprire i polmoni, il nostro primo pianto e’ stato la nostra salvezza.
Voglio sentirlo il dolore, voglio combatterlo se posso, voglio sputare sangue ma mai chinare la testa e men che mai girarmi dall’altra parte.
Non credo nell’aldila’ e abito nell’aldiqua’ e voglio sentirmelo tutto, non voglio sprecare sorrisi per chi non me li provoca perché voglio sorridere il doppio quando ne ho l’opportunità e soprattutto la voglia.
Non ringrazio chi non lo merita, non mi complimento con chi non stimo.
Troverò sempre una lacrima per ogni storia triste e un fazzoletto per asciugar quelle di chi mi soffre accanto.
Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano e conta tutto quello che ci genera emozione.
Perdo tanti saluti: da quelli che vogliono corrompere o intimorire.
Ho generato antipatie in chi non ama uscire dalla “confort zone” e far valere diritti e doveri.
Ho parlato troppo quando conveniva star zitti.
Non ho mai amato le greggi e in caso sono la pecora nera, amo i cani sciolti e quelli che vivono come se avessero lasciato aperto il cancello.
Avrete l’eternita’ per tacere, fino a che potete tiratelo fuori il fiato, fino all’ultimo respiro
Alessia Di Ferdinando