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Non ci sono cétégorie

ALESSIADIFERDINANDOUna domenica qualunque passeggio per le vie del paese per vicoli che sono sempre troppo di fretta per guardare, non c’è gente in giro attorno a me, il tubare dei piccioni mi rapisce la mente riportandola 40 anni indietro, un altro paese, via del Palazzo di Bellante per raggiungere la casa dei nonni; e’ sempre primavera quando vai a casa dei nonni, mi continuo a vivere il ricordo e ripenso alla loro camera da letto, con quel letto così alto che magari così alto non era, ma i ricordi dei bambini sono sempre giganti, mi svegliavo col canto del gallo, era bellissimo, già allora mi svegliavo presto, poco dopo le campane della chiesa, la giornata poteva aver inizio.

I miei nonni non ci sono più e si sono portati via con loro l’idea che tutto potesse ancora accadere, che tutto fosse un gioco e che quei galli cantassero per sempre un po’ prima del suono delle campane.

Ho 46 anni e faccio fatica a riconoscermi, ripenso al panino con la mortadella che nonna mi preparava con il pane del forno appena sfornato e mi sembrava il pasto più divino si potesse gustare, ora non mangio carne da tantissimi anni, perché non e’ etico e fa male, ma il sapore di quei panini ancora lo sento, ma soprattutto il profumo, perché la memoria olfattiva ha il potere di sopravvivere per sempre; in  compenso colleziono profumi di nicchia proprio come i grandi (sorrido ironica), cercando di riviverci atmosfere che mai potrò rivivere e mangio in ristoranti stellati cercando una vana consolazione al fatto che i nonni e sicuramente anche quel fornaio non ci sono più e il sapore di quel panino rimarrà solo un loop di qualche mia sinapsi.

Ho 46 anni e al contrario di quello che tutti pensano io evito gli specchi perché non mi fanno più sentire a mio agio, ragionare come una ragazzina in un corpo che risente delle leggi del tempo e della gravità genera in me una dicotomia quasi insopportabile, solo gli occhi sono sempre gli stessi, anche se poi li guardo bene e c’è un po’ di ptosi palpebrale, potrei fare una blefaroplastica, ma non mi ringiovanirebbe l’orizzonte e quindi evito.

Ho 46 anni e non corro quasi più , colpa delle sigarette, cammino tantissimo e scarico i pensieri in riva al mare… l’altro giorno giocavo a beach tennis e al primo tuffo ho sentito un botto pazzesco, ho pensato ora mi rompo, ferma Ale che hai due ernie e non sei più fatta di gomma come quando giocavi a pallavolo o come quando col nonno ti ruzzolasti tra rovi e ortiche per fare la scorciatoia, che poi in realtà il primo ad  inciampare fu lui io pensai di poterlo sorreggere e invece rotolammo per 10 metri; i bambini credono nei loro superpoteri e nonostante le bolle per le ortiche e i graffi per i rovi tornammo da nonna ridendo e non vedendo l’ora di raccontare la nostra avventura.

Ho 46 anni e non sopporto più tante cose, ma ho imparato a osservare in silenzio, con disappunto, senza star sempre a far polemica risparmiando il dialogo e le critiche solo a chi davvero merita di riceverle.

Ho 46 anni e tra le mani e davanti agli occhi ho il ricordo di tutto ciò che ho fatto, che e’ stato e che poteva essere, nel bene e nel male, rimorsi e rimpianti, sospiri, lacrime e qualche sorriso malinconico.

La malinconia e’ il più terribile dei sentimenti, perché ti fa sentire quello che non c’è più, che non puoi più avere, ti bacia piano questa bastarda ma poi morde, morde così forte da strapparti le carni, chiuderti lo stomaco in una morsa, sputarti sul cuore e martellarti la testa.

Ho 46 anni e quando tubano i piccioni, cantano i galli o suonano le campane della chiesa vorrei tornare bambina perché tutto possa ancora accadere.

Ci sono periodi difficili, episodi che ti tolgono la voglia di fare o che anche solo semplicemente ti ricordano che siamo esseri “ finiti”; ho ridotto il mio lavoro, ho bisogno di stare un po’ di più con me stessa, non ho scritto nulla e a dire il vero ho anche poco pensato.

Non ho il lupus in fabula o il deus ex machina in questo racconto, non tutto ha un lieto fine o un morale della favola,  scrivo solo  una pagina che e’ un sospiro di malinconia o un grido di rabbia e dolore, punto.

Alessia Di Ferdinando