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ElefantealatoAd Antonio D’Amore, dopo aver letto il libro “Ciccione”

Antonio io e te non ci conosciamo nemmeno, mi leggesti per caso mentre dicevo la “ mia” sulla bacheca di un’amica comune, parlavo di Amina, di Body Shaming e trovate pubblicitarie della Maison Gucci, che lenze quelli!

Mi scrivesti “ voglio darti una rubrica sulla mia testata”, ci siamo sentiti solo una volta al telefono e la tua “ calda voce” ( che ora so esserti tanto cara), mi convinse subito.

Ogni tanto ci scambiamo un messaggio, quando non scrivo tu capisci che sto vivendo un “ momento no” e mi esorti, a scrivere quanto a tirar fuori le unghie!

Si può dire che siamo diventati amici di tastiera, laddove di penna non va più di moda…

Mi hai fatto un dono, il tuo libro “Ciccione” e io lo ho divorato.

Mi avevi già parlato della tua armatura che e’ tanto grande proporzionalmente a tutto quello che ci nascondi dentro, da sempre, volente o nolente.

Mi hai colpita tantissimo, in primis la leggerezza del tuo stile, che svolazza come un fringuello, leggero lui, al contrario di te…

Ma elogi letterari a parte, leggerti mi ha sbattuta violentemente contro una porta, ho sentito dolore, il tuo dolore e dopo la botta, clamorosamente dolorosa, ho deciso di aprirla, quella porta.

Mi ha colpita “ la mano” , che esplora, che sente laddove gli altri non vedono, sperando di “sentir meno”, che si rammarica a rimaner delusa, tra morbidezze sempre uguali e dannatamente dure, per la tua anima.

Deve essere un inferno essere un’anima in un contenitore che detesti, che non senti tuo, e sono certa che a volte quella mano vorrebbe stritolare e strappare i pezzi di troppo, che stanno lì da troppo tempo e che troppo ti hanno tolto.

Ho sempre sostenuto, come all’inizio di “Ciccione”, che l’obesità e’ un’ obesità della testa, del pensiero, prima di tramutarsi in un’ obesità del corpo, della carne.

Il cibo come compensazione, di amori dati e non ricevuti, di madri che pensando di fare il tuo bene hanno invece “viziato” subito la tua infanzia… da dove tutto nasce.

Ciccione ama follemente, ma si accontenta delle briciole perché sa che poi arriveranno le bombe alla crema o la pizza mortadella e nutella (questa non te la perdono!) a colmare il vuoto.

La paura di spogliarti in un letto, la spigliatezza davanti ad una trasmissione televisiva, cozzano, fanno a botte, ma tu non ti riguardi o lo fai di sfuggita.

Sei nemico degli specchi, al massimo accetti un retrovisoree non lo direbbe nessuno, ma tu, Ciccione, soffri, sogni e ami come chiunque altro, pur con la eterna paura di non esser degno di soffrire amare e sognare, perché ad un ciccione certe cose non sono concesse… ad un ciccione chiude la porta la moda, figuriamoci le persone!

Ma io che non ti ho mai visto Antonio, non sono condizionata da quella che la tua mano sente, io conosco la calda voce e l’empatia, la profondità e tutto quello che hai da dare.

Parli delle  ali, facile far volare un fringuello taglia 38… hai paura però a parlar delle tue, perché dovrebbero essere quelle di un caccia bombardiere…

Ti scrivo questa lettera perché per la prima volta ti ho e vi ho davvero capiti a voi ciccioni, anche se da tempo mi interrogavo, da gran curiosa, sull’argomento.

Tutto quello che ho letto lo immaginavo, ma ora ne ho la certezza… ho riso e pianto leggendoti e ti scrivo perché non è facile sbandierare certi dolori, mettersi a nudo, soprattutto quando a dover mettersi a nudo è un Ciccione, che Dio solo sa quanto giochi ai preliminari prima della fatidica svestizione.

Io non ti conosco ma ti ho nel cuore, il “ fffffffff” delle mie ali, in parte, lo devo anche a te, ai messaggi che mi invii per spronarmi e mentre tu senti il mio, io sento il tuo.

Io se mi tocco sento le costole, tu no, peró c‘ è un punto Antonio che io vorrei andassi a toccare, un punto dove di carne ne esiste poca, il tuo cuore: mettila lì la tua mano Antonio, non farla scendere più in basso… ascolta il suo rumore, sei più il tuo cuore che la tua pancia, credimi…

Di diete ne hai fatte tante, partendo dalla “ ueittvocers” ( mi hai fatto sorridere!), ma tu sai Ciccione che nessuna funzionerà, fino a che anche tu non tirerai fuori le tue ali, finché davvero non deciderai di amarti come ami tutti gli altri… e il tuo cuore , che di certo è un po’ ipertrofico per via della ciccionaggine, in quanto tale ama di più di cuori anoressici e può ricevere ancora più amore.

Antonio, Ciccione, ti voglio bene e ti benedico, perché come tutti i miei amici tu sei la mia benedizione

ALESSIA DI FERDINANDO