• CANTORO
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DiferdinandomadriMadri
C’è chi nasce madre, c’è chi nasce figlia, oppure lo diventa, alternandosi a casaccio o forse per scelta propria o della vita.

Io credo di esser nata figlia, attaccata alla gonna di mia madre, bellissima sempre, sempre affaccendata ma impeccabile, impeccabile lei, impeccabile la sua casa.

Io non mi sono mai immaginata come lei.
Non ho sposato nessuno: “ l’amore non esiste… vuoi tu prendermi per sposa … finché Dio lo avrà deciso o solamente finché dura “ cantavano quei tre.

Mia figlia, se fosse nata, perché femmina doveva essere, si sarebbe chiamata Allegra, senza se e senza ma, riccia e folle, intelligente e profonda, decisa,sportiva, un genio degli studi, un asso nella manica e due lunghe gambe magre per correre instancabile.
E se poi non lo fosse stata?
Se fosse stata indecisa e debole, drogata o con un quoziente intellettivo deplorevole?
Eh no, non era nei piani, sarebbe stato tutto da rifare.

Nello scherzo rifletto, non prendetemi troppo sul serio, un figlio lo avrei voluto a mia immagine e somiglianza, una amazzone da educare alla forza, alla lotta del bene contro il male e per fortuna so che non e’ questo il modo per mettere al mondo, non e’ il punto di partenza.

Un copione già scritto, una scommessa più che un sogno, no non sono nata madre, e’ stato quel che doveva.

Fino a 38 anni non ho mai pensato ad un figlio, poi un signore elegante che faceva tutto facile mi disse “ lo voglio “ e allora perché no, così fan tutti…
Per caso o destino quella lenticchia aveva un cuore debole che si fermò di battere presto, in una delle mie lunghe corse che scusatemi ma io nemmeno lo sapevo che lei ci fosse, eppure in palestra il giorno prima mi sentii stanca come mai prima, però correvo, perché io non ho mai potuto e voluto fermarmi.

Mi ha fatto male quella bambola a cui non sono mai spuntati i capelli da pettinare e le gambe da atleta, ma deve aver capito che stando alla evoluzioni sarebbe stata l’ennesima figlia di separati e problematica, sciabolata per ferirci, troppo inerme per fare da arbitro, per carità meglio non venirci per niente al mondo se già il destino è segnato.

Un figlio, non un barattolo di colla, la gente e le coppie troppo spesso li usano così, lacerandoli in guerre in cui loro sono le armi e no grazie io sono per la pace, state insieme anche senza mastici umani, che poi vengono su un po’ bislacchi e son guai…

Il monologo a Sanremo è una prepotente affermazione di egotico possesso di se stesse e della propria vita, un po’ di malinconia che a volte assale forse, ma solo un po’, perché oggi i figli si possono fare scegliendo sul catalogo occhi e capelli anche in menopausa e anche da single e sono contenta per chi lo fa perché verosimilmente e’ nata mamma e senza figli non si sente completa ma più contenta per me che non ho avuto bisogno di gemmarmi per sentirmi più donna.

Chiara Francini, bravissima come sempre, dice che lei sarebbe passata in secondo piano, lo temevo pure io o forse temevo che questo non sarebbe stato il “ migliore dei mondi possibili” ed ho preferito fare la zia di millemila nipotini visti nascere negli anni e al posto delle letterine di Natale di Allegramainata conservo le lettere delle tante mamme che ho tenuto e tengo per mano e mi riempiono lo stesso la vita.

Mi raccomando non arrabbiatevi, sto solo estremizzando un desiderio che non e’ mai stato troppo forte e un pizzico di rancore, rimorso o rimpianto che in questo momento non mi vengono ben in mente le differenze, forse a volte lo provo, ma sempre ovattato quindi superabile e superato.
Estremizzo per ridicolizzare le anacronistiche critiche, i facili giudizi di egoismo o incapacità: quanto e’ facile fare da garante della
Verità, credere di possederla, beati voi aggiungo.

Non avrei il coraggio o la forza o l’egoismo oggi di autofecondarmi, credo nelle stagioni della vita e la mia purtroppo o per fortuna è o passata o la ho fatta passare.
Mi sento ancora figlia, mi sento libera e ribelle e non ci sto a farmi classificare nemmeno da me stessa.

Quando alle mie pazienti chiedo : ha figli? E mi dicono di no, spesso leggo tristezza e a volte anche peggio paura di giudizio, le sollevo immediatamente dall’imbarazzo con un “ neanche io” e a quelle che sento abbassare la voce e un chilo di saliva ingoiata di rabbia o tristezza indico le strade possibili in questo pezzo di storia in cui tutto è possibile “ fecondalmente” parlando.

Interrogatevi profondamente, se un figlio lo volete andatevelo a prendere, comprate gameti e uteri o se ne avete il coraggio imbarcatevi nella lungaggine delle adozioni, siate madri di chi da una madre non e’ stato voluto o potuto.

Amate sempre, nascere e morite per i vostri figli, accoglieteli sempre, nei loro errori nelle scelte giuste o perverse, essere
Madri vuol dire accettare

Siate madri di voi stesse, delle vostre cause perse e di quelle in cui uscirete vincitrici.

Io non giudico nessuno e nessuna si senta giudicato o si faccia giudicare, vivete quello che e’, se ci credete era tutto scritto, avete solo recitato il vostro copione e non prendete la vita troppo sul serio che tanto non ne uscirete vivi, nessuno.

ALESSIA DI FERDINANDO