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CORALESETTIMANALE DI RICERCA SULLA POESIA ITALIANA CONTEPORANEA

Poeta: ALESSIA BRONICO

da "Ral 5023*: solitudini" di Alessia Bronico, in "Un dio Giallo" (LietoColle 2018)

RAL 5023*: solitudini

Scorticami, 

prendi pure tutto, 

arriva fino al midollo, 

gusta la mia carne tenera, 

a tratti dolorante d'autunno. 

Stacca la scorza dal viso, 

dalle braccia, a piene mani il cuore, 

i polmoni del respiro, 

i reni della paura, 

il fegato delle botte,

gli occhi della visione. 

Strappa i capelli, a ciocche. 

Ché non debba più curarmi 

del riflesso livido di me. 

Tappami le orecchie 

ché non senta più i rantoli, 

solo la mia fine voce.

Sediamo a guardarci ora, 

sai vedermi?

Non ho parvenza, solo trasparenza,

lungosopravvivente al matrimonium

RAL 5023, 

cielo su solitudini che s'annientano. 

*RAL 5023: blu distante

NOTA DI LETTURA

Incontro per la prima volta la poesia di Alessia Bronico in questo suo libro di colori, “Un dio Giallo” (LietoColle 2018) – e invito già a soffermarsi sull’aspetto grafico del titolo, cioè all’uso della maiuscola –, che reinterpreta segnandone il sentire con le parole, che non può non riportarmi ad Arthur Rimbaud (1854 – 1891), a “Vocali” del 1871 dove il poeta dà un colore a ogni vocale: “A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu”.

Ma farei della cattiva critica se mi fermassi qui e non notassi che la Bronico compie un lavoro inverso, molto differente e originale, il più originale che ho letto nella nostra poesicontemporanea, perché mentre il poeta di Charleville principia questa sua ricerca dalla parola, dalla singola e sonora vocale dandole un corrispondente cromatico, il poeta di Atri al contrario osserva il colore dandogli un corrispondente verbale, sentimentale, commovente, che muove, offrendo così al colore una materia altra, ben altro dal simbolismo, dalla rarefazione dell’azioneproto-surrealista del francese.

Alessia Bronico quindi in questo suo lavoro laboratoriale riveste di carne i colori, della carne delle parole appunto, producendosi in una azione inversa, diversa.

Del resto la carnalità dello scritto di Alessia Bronico appare evidente anche nella sua ultima raccolta, “Amore a posteriori – Canto per voce sola” (Ensemble 2021), dove il dettato subisce una ulteriore contrazione e dove arriva a intonare la sua lingua madre, il dialetto di Atri appunto, dove: “ardëlufochë / ardëtuttëcosë: // lupaesëlucorë, l’amorë”, riportando il suo scrivere versi alla dimensione più vera e popolare, perché la poesia, checché se ne possa pensare e dire, è un’Arte Popolare.

La poesia di Alessia Bronico, mi pare evidente, trova nutrimento nella sua propriaesperienza teatrale perché ha una carica tutta drammaturgica, di quell’arte, ormai rara, che mette in movimento le parole, vestendole di corpo e di voce.

MASSIMO RIDOLFI

ASCOLTA QUI I VERSI: https://youtu.be/mlvj3S2lRLg